La prima cosa da fare è sgomberare il campo dagli equivoci. Se qualcuno pensa che il terzo film di Liliana Cavani su Francesco d’Assisi abbia generato un cambiamento in quella che lei stessa definisce la sua “laicità”, si sbaglia di grosso. Certo, alla domanda se anche lei, ogni tanto, senta il bisogno che il Signore le parli, come Francesco in una scena del suo film, risponde lasciando la porta socchiusa: «Non so se ho questo desiderio. Sono stabile ma i processi interiori sono liberi come il vento». Subito dopo, però, torna sulle sue posizioni definendo Francesco non un santo ma «l’unico pensatore poetico autentico che abbiamo sulle questioni economiche e finanziarie e che odiava il denaro perché sapeva che è un elemento che divide persino le famiglie e causa guerre». E, anche, «il più grande intellettuale che l’Italia abbia mai avuto e che è anche cristiano perché da lì gli arrivano un’energia ed una sapienza nuove». Sono questi i motivi che l’hanno portata a fare questo Francesco che Raiuno trasmetterà (in due puntate) lunedì 8 e martedì 9 dicembre, in prima serata. Prodotto da Rai Fiction e dalla Ciao Ragazzi! di Claudia Mori, il film è, come dicevamo, il terzo dedicato dalla regista al Poverello di Assisi, dopo quelli del 1966 e del 1989, interpretati rispettivamente da Lou Castel e Mickey Rourke. Stavolta nei panni di Francesco c’è il giovane attore polacco Mateusz Kosciukiewicz; al suo fianco, nei panni di Chiara e di Elia, ci sono Sara Serraiocco e Vinicio Marchioni. È proprio attraverso queste due figure, seguace fino in fondo di Francesco lei, critico e ambizioso lui, che la Cavani racconta nuovamente la storia di Francesco d’Assisi, nato nel 1182, morto (a soli 44 anni) nel 1226 e canonizzato da papa Gregorio IX due anni dopo la morte. «È una storia bellissima, che bisogna sempre riproporre, quasi di generazione in generazione» spiega la regista, soprattutto in questo periodo in cui «è aumentata la disuguaglianza sociale e la distanza tra i pochi che hanno enormi rientri economici e gli altri è enorme. Francesco colpisce per la sua modernità». Guardando il film, alcune scene portano inevitabilmente a un paragone con papa Francesco che, non a caso, ha scelto il nome del santo di Assisi: «Un nome che è un programma. Bergoglio aveva già un tesoro nel cuore», commenta la Cavani. Anche qui, però, niente equivoci: «Il progetto è partito nel 2012 quando il papa si chiamava ancora Benedetto», puntualizza il direttore di Rai Fiction Tinny Andreatta, che aggiunge: «Per Liliana Cavani parlare di Francesco è un modo per parlare del mondo e dei bisogni profondi della gente». La produttrice Claudia Mori, dal canto suo, non nasconde alcune difficoltà produttive «perché questo film ha comportato anche un percorso personale, almeno per me. Noi pensiamo di conoscere Francesco ma non è così, io ad esempio ne avevo un’idea un po’ retorica. Francesco è uno che ha messo in pratica il Vangelo, non lo ha teorizzato, e con i suoi messaggi di pace e fratellanza, che sono universali, è sempre più attuale». La Mori assicura di avere avvertito, stavolta, «un forte senso di responsabilità perché stavamo toccando una figura fondamentale». A proposito di figure fondamentali, la produttrice, che ha acquistato i diritti del libro di Nello Scavo
La lista di Bergoglio per farne un film, annuncia un momento di riflessione sul progetto di cui, pure, si era già parlato, «perché non è un tema semplice. In più, il rispetto che ho nei confronti del Santo Padre mi obbliga ad essere molto cauta, si tratta di una figura molto importante che sta facendo un lavoro molto importante per tutti noi». Anche sugli altri progetti della sua società di produzione la Mori è cauta, anche se per ragioni diverse: nessuno di quelli presentati a Rai Fiction è stato ancora approvato e attivato. Tra questi, ci sono un progetto sul gioco d’azzardo, due film sul tema della violenza sulle donne (proseguimento della collana sull’argomento già cominciata qualche anno fa) e una fiction su Giorgio Gaber.