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Archeologia. Più bella e più multimediale, al Palatino riapre Casa di Livia

Davide Re giovedì 1 agosto 2024

Casa di Livia, il tablino

Dopo un'importante campagna di restauri è stata riaperta al pubblico la Casa di Livia al colle Palatino, dove nell'Antica Roma, fin dalla fondazione, si trovano molte delle ville appartenenti alle più prestigiose famiglie patrizie della città. Anche se solo con Ottaviano Augusto, il colle diventò la sede vera e propria della Roma Imperiale.

Ma che cos'è Casa di Livia, che all'interno del Parco archeologico del Colosseo? Non è altro che una ricca domus privata, la cui edificazione risale al I secolo a. C., rinvenuta con degli scavi nell'Ottocento e attribuita a Livia in base al nome "Iulia Augusta" inciso su una tubatura di piombo esposta nel tablino (sala di ricevimento). La casa viene considerata, all’interno del complesso augusteo, un appartamento riservato alla moglie di Augusto. Si compone di un atrio quadrangolare su cui si aprono quattro locali pavimentati in mosaico e con le pareti dipinte databili intorno al 30 a.C.: tra le testimonianze più importanti del "secondo stile pompeiano". Sul fondo si trovano al centro il tablino, e, simmetricamente, due stanze (alae). A destra dell’atrio è situato il triclinium (sala da pranzo).

Ora dopo gli interventi di riqualificazione le migliorie multimediali introdotte, il visitatore è accolto nella semioscurità, poiché gli ambienti si illuminano a rotazione per facilitarne la lettura: dall’atrio al tablino, per finire con il triclinio. Una voce narrante, cui si abbina il "lightmapping", rivela le storie mitologiche raffigurate e sottolinea gli schemi pittorici degli affreschi. Sono così fornite le chiavi di lettura per apprezzare la straordinaria bellezza delle pareti decorate, e scoprire che le immagini dipinte rispondevano a un preciso programma voluto da Augusto. Il tablino è detto anche “sala di Polifemo” perché sulla parete di fondo è raffigurato il Ciclope che insegue la ninfa Galatea. Sulla parete di destra, al centro, è dipinta Io rivolta verso Argo, il gigante dai cento occhi che la tiene prigioniera, mentre Mercurio arriva per liberarla. Nell’ala destra la decorazione è organizzata intorno a un portico aggettante: tra le colonne, festoni vegetali ornati con bende e oggetti del culto a Dioniso. Sopra, corre un fregio paesaggistico monocromo su fondo giallo, molto raro nel suo genere, con scene di vita reale e scene rituali di ambiente egizio.
L’ala sinistra raffigura figure fantastiche (grifi, Vittorie alate), affrontate araldicamente ai lati di candelabri e posate sui rami dell’albero della vita. Infine, il triclinio conserva una straordinaria decorazione pittorica su fondo rosso cinabro, più noto come rosso pompeiano, su cui si aprono edicole che svelano paesaggi sacri e campestri con effetti di profondità spaziale.