Il personaggio. Carone: «Grazie a Dalla e alla musica sono guarito»
Pierdavide Carone, cantante romano, 31 anni. Torna con un brano dal titolo "Forza e Coraggio" che anticipa il nuovo album
«Chi non inciampa mai non è mai saggio», canta Pierdavide Carone. Uno che di sgambetti dalla vita ne ha ricevuti parecchi, quasi sempre perfetti: quando si sta per tagliare un traguardo o quando si sta prendendo la rincorsa per spiccare un volo preparato e agognato da tempo. Per questo nel suo ritorno con Forza e Coraggio non risuona una sola nota di retorica. Ancor più autentico questo suo inno se si scopre che è anche frutto del tunnel del cancro nel quale il 31enne cantautore lanciato undici anni fa da Amici si è trovato l’anno scorso. Un canto alla resilienza, alla resistenza e alla rinascita che da una settimana è on-line anche in videoclip con protagonisti medici, infermieri e ricercatori in campo contro il Coronavirus.
«La mia scelta di donare questa canzone all’Humanitas – dice Carone, che devolverà una parte dei proventi alla Fondazione dell’ospedale di Rozzano per la Ricerca sul Covid – nasce dalla gratitudine, personale e non solo, nei confronti di una struttura che si è presa cura di me, fisicamente e psicologicamente, quando l’anno scorso non sono stato bene. E che allo stesso modo ha indirizzato mio padre verso un processo di cure che ora sta ottimizzando nella sua amata Puglia».
Di figlio in padre, Pierdavide.
Mio padre si stava ammalando proprio mentre assisteva me che stavo guarendo. Sono così entrato in una particolare dinamica sensoriale percependo che in lui c’era qualcosa che non stava andando bene. Si sa che con il cancro prima si interviene meglio è. Anche nella malattia siamo stati più che mai uniti, padre e figlio.
Un anno e mezzo fa con Caramelle sembrava aver archiviato un periodo nero, invece è arrivata la malattia…
Ora Forza e Coraggio è un po’ il riassunto di tutto ciò. Anche di un silenzio durato otto anni, dopo l’inizio folgorante con Amici, il primo album dieci anni fa Una canzone pop e il Festival di Sanremo con Lucio Dalla che aveva prodotto il mio terzo disco. Ma poi, all’improvviso in un colpo tutto è svanito.
Cosa successe con la scomparsa di Dalla subito dopo quel Sanremo?
La sua morte è stata una battuta d’arresto per la mia carriera, a parte il profondo dolore personale. Con Lucio finì anche il mio rapporto con Sony Music, con strascichi burocratici che mi hanno tolto energie. Stare fermo senza un progetto su di me mi ha fatto perdere tre anni cruciali a livello artistico e professionale. Intanto arrivavano altre decine di cantanti e tutto si complicava. Poi con il passaggio ad Artist First ho vissuto un nuovo inizio. Da una major a una realtà indipendente che ha creduto in me. Il ritorno sulla scena con Caramelle, brano denuncia sulla pedofilia, mi aveva rilanciato.
Anche se non era andato tutto liscio…
Sì, la canzone era stata scartata dalla commissione selezionatrice del Festival di Sanremo. Per me era un momento cruciale perché da anni ero fuori dal giro, con un enorme carico di incertezze. Quel no della commissione sanremese fu benzina sul fuoco dei miei dubbi. Ma ad aiutarmi è stato il successo del brano su Youtube e Spotify: mi ha aiutato a relativizzare il peso dell’opinione di una commissione di poche persone, al cui no si contrapponeva il sì popolare. Ma soprattutto a darmi forza è stato un altro elemento, molto più spirituale e intimo.
A cosa si riferisce?
Alle parole di Dalla nei miei con- fronti che non riguardavano solo la musica, ma la sua umanità. Mi ha trasmesso autentica consapevolezza nei miei mezzi che non era presunzione, ma serena presa di coscienza di essere destinato a fare questo mestiere. Lo ripetevo dentro di me come un mantra, mi serviva nei momenti di crisi quando venivo assalito dai dubbi sulla carriera che stavo inseguendo. Nella sfiducia che affiorava mi veniva in soccorso la fiducia che aveva avuto in me un artista immenso come Lucio.
Che per primo, del resto, ebbe enormi difficoltà a imporsi.
Proprio la sua difficile carriera era impressa nella mia mente, è stata pura didattica. Un travaglio durato quindici anni, il suo. E gli anni sono lunghi, se pensiamo che a volte anche solo una giornata può sembrare interminabile quando vivi nel dubbio di una carriera che non decolla. Per me sono otto gli anni senza pubblicazione di dischi.
Adesso cosa succederà?
Ora si chiude un cerchio e un decennio in cui tragedie, bocciature, effimere risalite e nuove cadute mi hanno fatto crescere e fortificato nello spirito. Quando si ottiene un successo giovanile come il mio, frutto soltanto della partecipazione a un popolare talent-show, si può correre il rischio di credere che il mondo e la vita siano semplici e malleabili a seconda della propria volontà. L’illusione che tutto quello che si tocca diventi oro è bene che vada invece a braccetto con qualche schiaffo. La vera sfortuna sarebbe ricevere schiaffi quando ormai è troppo tardi per correre ai ripari e trovare le contromisure. Invece tutti questi anni di prove insidiose mi hanno sicuramente temprato. E fatto scrivere nuove canzoni vissute nel profondo.
Quando arriveranno a inaugurare un nuovo decennio e ad aprire un nuovo cerchio?
Per ora posso solo dire quello che tratteranno. Ci sono tematiche come la resilienza di Forza e Coraggio e incroci di amore e dolore nella sensibile sfera femminile. Ci sarà anche un brano in cui mi rivolgo a una donna esortandola a concedersi il lusso di un amore sano anziché autolesionistico, e poi cercherò di parlare sommessamente di eutanasia: che non è però il tema della canzone, ma lo scenario attraverso cui tratto la storia d’amore tra un uomo e una donna costretta su un letto di ospedale. Infine canzoni d’amore, forse un po’ malinconiche perché quando stavo finendo di scriverle terminava la mia relazione sentimentale più importante. Per me è fondamentale cantare ciò che vivo e sento.
E finora la vita, con lei, è stata assai prodiga di eventi.
Non sarei mai riuscito a scrivere una canzone come Forza e Coraggio, che tra l’altro ben si confà anche a un periodo drammatico come questo, se non l’avessi vissuta profondamente sulla mia pelle. Sarebbe stata retorica. Un artista ha il dovere della sincerità, anzitutto verso se stesso.