L'attrice. Debora Caprioglio: «Grazie al matrimonio ho riscoperto la fede»
Debora Caprioglio
Sul tavolino del soggiorno, tra il portafiori e i ninnoli, Debora Caprioglio tiene in bella vista il libro che ha letto in questo periodo. Non è uno dei best seller del momento. E neanche un testo da cui trarre la parte di una delle sue prossime interpretazioni. Anche se ieri sera a Roma l’attrice veneziana ha dato voce ad alcune di quelle pagine, durante la presentazione ufficiale del volume. «Questo libro, che qualcuno ha definito un «fantasy metafisico» – spiega – è in realtà una storia d’amore, scritta da un sacerdote. E viene a ricordarci che l’amore è capace di abbattere tutti i muri e di far ripartire la nostra vita. Un po’ come è successo a me».
Il libro è Abelis di don Mauro Leonardi (edizioni Lindau), e funge da punto di partenza anche per la chiacchierata con la bella attrice, che sembra vivere una seconda giovinezza artistica (fra teatro e fiction), dopo aver ritrovato la fede, proprio grazie alla sua storia d’amore con l’attore e regista Angelo Maresca, culminata nel 2008 nel matrimonio. «Eravamo due single convinti – dice con un sorriso – ma ci siamo sposati in Chiesa. E lì è iniziato tutto».
Il «tutto» di Debora è il percorso, suo e di Angelo, alla riscoperta della fede, che ha avuto nel corso prematrimoniale il suo momento di inizio. «È stato il parroco di San Salvatore in Lauro, a Roma, a indirizzarci da don Antonio Pinzello, un sacerdote dell’Opus Dei, il quale ci ha preparato alle nozze, attraverso un itinerario non solo spirituale, ma anche culturale. Non è stata una folgorazione, ma un progressivo riavvicinamento alla pratica religiosa dalla quale mi ero allontanata, pur essendo sempre stata cattolica».
Da allora tante cose sono cambiate, assicura Caprioglio. «Le mie scelte artistiche, ad esempio. Per molti, lo so, io sono ancora quella del film di Tinto Brass. Ma quell’esperienza mi ha insegnato tante cose. E prima di tutto che non si può essere famosi solo per la propria fisicità. Dentro ogni essere umano c’è molto di più. Dobbiamo lavorare sui nostri talenti e accrescerli. Per me questo ha significato studiare recitazione e dizione, impegnarmi fino in fondo nel lavoro, scegliere in qualche caso di stare ferma, piuttosto che accettare cose discutibili. Anche certe scelte, insomma aiutano a crescere».
Soprattutto però, racconta Debora, «è cambiato il mio modo di rapportarmi a Dio e alle persone. Prima chiedevo soltanto, oggi sono capace di ringraziare per quanto ho ricevuto e di pensare anche alle necessità degli altri. La vita matrimoniale ha completato questo percorso – aggiunge l’interprete – e la particolare spiritualità dell’Opus Dei (cioè la santificazione attraverso il lavoro) mi ha insegnato a coniugare fede e lavoro, che in altre fasi della mia vita consideravo nettamente distinte».
L’esempio tipico è la scelta dei ruoli. «Mai più certe cose. Ovviamente nessuna parte blasfema, ma personaggi con profili psicologici importanti e soprattutto che trasmettano, loro personalmente o per l’opera in cui sono inseriti, insegnamenti positivi». Ma è così anche nella fiction di Raiuno Questo nostro amore, con Neri Marcorè e Anna Valle (ultima puntata martedì prossimo), in cui lei interpreta il ruolo della moglie che ritorna dopo tanto tempo e in cui si potrebbe scorgere da un lato uno spot a favore del divorzio e dall’altro una critica al mondo cattolico rappresentato come bigotto e perbenista? La risposta di Caprioglio non è una semplice difesa d’ufficio. «Non credo che il mio sia un personaggio cattivo. È una donna che a suo tempo ha fatto degli errori e che ora cerca di mettervi riparo. Non posso ovviamente svelare il finale, ma è palese fin da quello che già abbiamo visto che dentro di lei, soprattutto di fronte alla scoperta che il marito ha avuto dei figli con la sua compagna, si è acceso un conflitto interiore».
E per il futuro? «Mi piacerebbe interpretare un film in costume – risponde l’attrice –. E intanto farò La donna di garbo di Goldoni al Parioli, insieme con Marco Messeri. Poi, perché no, anche la vita di qualche santa».