Calcio. Campioni in fuga per il portafoglio cinese
Vanno per soldi, per ingordigia o lungimiranza, non certo per ambizione professionale; si consegnano ad un esilio dorato perché dicono che offerte così non si possono rifiutare. Invece sì, ma questo è un altro discorso e non saremo noi a giudicare le scelte legittime - è il mercato bellezza - di quei campioni che ad un certo punto della loro carriera abdicano, rinunciano a giocare a pallone in campionati competitivi, salutano la compagnia e passano alla cassa. Come da eterna poesia: c’erano due strade nel bosco e io scelsi l’iban. Hamsik, per esempio. Vide ’o Marek quanto guadagna. Venticinquemila euro al giorno per tre anni. Tutti i santi giorni. È quanto il Dalian sborserà all’ultima bandiera della nostra serie A ammainata sull’altare del denaro.
La Cina è vicina. E paga profumatamente. Il proprietario del Dalian è Wang Janlin, il secondo uomo più ricco del paese: può permettersi questo ed altro. Al Napoli vanno 20 milioni di euro. Sono tanti, per un giocatore di 31 anni che - fisiologicamente - si sta avviando verso il declino di una eccellente carriera. L’affare è per tutti. Hamsik se ne va dopo undici campionati e mezzo e un paio di record che resteranno nella storia: 520 presenze e 121 gol, in tutte le competizioni, nessuno come lo slovacco che ha fatto della sua cresta il “brand” più copiato dai ragazzini napoletani. L’addio in poche sentite parole: «Siete la mia famiglia - ha detto Hamsik ai tifosi - Restare a Napoli non è mai stato un sacrificio, ma una scelta. In Europa mai con un’altra maglia. È un’offerta che non posso rifiutare». Appunto. C’è poco da stupirsi.
Bravo chi di voi sa che colore ha la maglia dello Shandong Luneng, meritevole di un Nobel chi invece sa nominare almeno un paio di giocatori di quella squadra. Uno ve lo diciamo noi: è Graziano Pellè, il calciatore italiano che più guadagna al mondo. L’ex centravanti cresciuto nel Lecce due mesi fa ha rinnovato il suo contratto fino al 2020 accordandosi per uno stipendio di 15 milioni all’anno, fanno 1,25 milioni al mese, 41mila euro al giorno, 1.700 all’ora, 28 al minuto. L’Eldorado si chiama Chinese Super League e come livello di qualità è paragonabile ad una buona serie C di casa nostra. Nell’ultimo campionato cinese Pellè ha segnato 16 gol (settimo nella classifica marcatori) in 26 presenze: lo Shandog si è classificato terzo. A guardare le foto che l’ex centravanti azzurro (ricordate il calcio di rigore sbagliato contro la Germania e dopo aver sbeffeggiato Neuer agli Europei 2016?) e la fidanzata - la modella ungherese Vicky Varga - postano quotidianamente sui loro profili social si ha la certezza che i due non se la passino poi male, ma la domanda vera è: il buon Graziano si diverte a giocare da quelle parti? Lo sa solo lui, a noi resta il dubbio. Anche perché ogni tanto vanno, incassano e appena possono tornano: così Diamanti, Gilardino, lo stesso Gervinho che dopo due stagioni cinesi si è rimesso in gioco a Parma.
E dire che il primo italiano di una certa fama ad approdare nel campionato cinese fu Damiano Tommasi, nel 2009 al Tianjin Teda: ma erano altri tempi, la Cina non riempiva d’oro i calciatori stranieri e quella - davvero - fu per il centrocampista un’esperienza di vita. Offrendo ingaggi faraonici, i club cinesi e arabi, attraggono campioni ma anche onesti mestieranti del pallone. C’è trippa per tutti. Dal Sudamerica all’Europa, si fa la spesa al supermercato del pallone, si arruolano fuoriclasse sia in campo che in panchina (Lippi e Capello), si incollano le figurine all’album dei desideri ma alla fine non si riesce a far crescere il movimento. Forse in realtà non interessa nemmeno. Forse l’unica cosa che conta è “produrre spettacolo” ingaggiando interpreti all’altezza che quando se ne saranno tornati a casa perché tutti tornano comunque a casa - avranno lasciato qualche bel ricordo e stop. Il nuovo film in cartellone di questi tempi è “Prendi i soldi e scappa (dalla serie A)”. Appena si intravede uno spiraglio, appena l’offerta viene messa nero su bianco.
Quattro milioni netti all’anno prenderà Medhi Benatia, ultimo acquisto dell’Al-Duhail, il club del Qatar dove si è trasferito e dove ha subito postato la sua felicità: «Nuovi compagni, nuovi obiettivi». Il difensore marocchino aveva rotto con la Juventus, lamentava il fatto di essere impiegato poco da Allegri. Aveva altre offerte in Europa ma quando è arrivata quella dal Qatar ha fatto le valigie senza pensarci più di tanto. Non è corretto definirli mercenari, sono liberi professionisti al soldo di chi paga di più. Quando quattro anni fa - nel 2015 - l’allora 28enne Sebastian Giovinco - attraversò l’Oceano e si trasferì dalla Juventus al Toronto si alzarono al cielo i lamenti di chi paragonava il trasferimento al ratto delle Sabine. Mica vero. Tutto lecito, tutti capaci di intendere e - soprattutto - di volere. Giovinco è rimasto in Canada quattro anni, ha vinto molto, ha fatto il suo mestiere con grande professionalità, è diventato un idolo e ora - notizia di questi giorni - ha rotto nuovamente l’ennesimo cordone ombelicale per andare a giocare in Arabia Saudita, difendendo i colori dell’Al-Hilal, il club più vincente dei paesi arabi. 10 milioni di euro a stagione per il pioniere del nuovo calcio mondiale. A fronte di queste cifre la visibilità internazionale diventa un dettaglio. La serie A viene snobbata, vince il conto in banca.