Inchiesta. Non solo il bel film del Verona: sui campi di calcio si gira Via col Veneto
I giocatori dell’Hellas Verona in festa per la vittoria contro la Juventus sabato scorso
Via col Veneto. Da Verona a Vicenza, passando per Padova e Cittadella: c’è una regione che ha ripreso a dare calci al pallone, levandosi la polvere di dosso e ritrovando antiche fortune, nel segno di una ripresa pallonara che coniuga - come da tradizione - artigianato e managerialità.
L’Hellas Verona è la rivelazione della Serie A. La squadra allenata dal croato Juric - cresciuto alla scuola di Gasperini - è al 6° posto, tra la sorpresa di tutti quelli che all’inizio della stagione la consideravano la prima candidata alla retrocessione. 34 punti in classifica, la fama di “ammazzagrandi” dopo aver battuto la Juventus e pareggiato con Lazio e Milan, l’affaccio all’Europa: una favola che ha preso forma facendo i conti con i bilanci. Basti pensare che le cessioni estive di questo club dall’organico societario ridotto (Setti presidente, D’Amico ds, Juric allenatore) hanno fruttato 7,3 milioni mentre le spese ammontano a 11,3 (il solo Cristiano Ronaldo è stato pagato dalla Juventus oltre dieci volte di più). Il saldo - in negativo è di 4 milioni.
Della serie: si può fare. Anche così, con i soldi che ci sono. Senza indebitarsi, ottimizzando le risorse, puntando su stranieri poco conosciuti come il mediano marocchino Amrabat, pagato 3,5 milioni e rivenduto a 20 alla Fiorentina o come il difensore kosovaro Rrahmani pagato 1,8 milioni e rivenduto a 16 al Napoli. Entrambi partiranno a giugno, per ora costituiscono la spina dorsale di una squadra che ha nel 20enne Kumbulla il campioncino del futuro, nel vecchio leone Pazzini il leader carismatico e dove brillano italiani che altrove erano stati dimenticati, ovvero Pessina, Faraoni, Zaccagni.
Sotto questo aspetto l’Hellas può ricordare la squadra di “riciclati” Fanna, Di Gennaro, Tricella, Marangon, Garella - che con Osvaldo Bagnoli vinse nel 1985 il più imprevedibile degli scudetti. Altri tempi, altro calcio: ma è indubbio che se questo Verona riuscisse a centrare l’Europa League, l’impresa sarebbe memorabile.
A meno di 50 km di distanza da Verona, c’è un’altra realtà che ha ritrovato la propria identità. Il Rinascimento del Lanerossi Vicenza - che comanda il girone B della Serie C - poggia le basi sulla solidità economica del patron, Renzo Rosso, il Signor Diesel (nel senso dei jeans), già nell’organigramma societario del Milan, di cui è tifoso, da tempo ormai uno degli imprenditori italiani più noti in tutto il mondo, con un fatturato che nell’ultimo anno ha superato il miliardo e mezzo di euro. In panchina siede una vecchia gloria dei biancorossi, Mimmo Di Carlo; mentre gli ambasciatori del club sono due campioni legati a Vicenza perché qui sono nati (Roberto Baggio è di Caldogno) e da questa città sono stati adottati (Paolo Rossi che al Menti negli anni ’70 divenne “Pablito”). Per fotografare l’entusiasmo di una città che sogna in un paio d’anni il ritorno in quella Serie A dove manca dal 2001, basti un dato: gli abbonati sono 7.525, numeri che in Serie C fanno la differenza (ma anche in B).
Nello stesso girone del Vicenza troviamo il Padova, le cui speranze di promozione passeranno presumibilmente per le forche caudine dei play off. Il cambio recente di allenatore (via Sullo, ecco Mandorlini) ha innescato l’ennesima ripartenza di una società che nell’ultimo ventennio (l’ultima apparizione in Serie A risale a metà anni ’90, erano i tempi dell’americano Lalas) ha vissuto tra delusioni e inciampi, tra crack fallimentari e flop tecnici; patendo molto il continuo paragone con i vicini di casa del Cittadella, che invece una stabilità l’hanno trovata: il “Citta” dal 2008 frequenta il torneo cadetto quasi ininterrottamente (una sola retrocessione, con immediata promozione) e negli ultimi tre campionati - con Roberto Venturato in panchina - ha centrato sempre i play off, sfiorando l’anno scorso la storica promozione in Serie A nella finale persa con l’Hellas Verona.
Infine: se il Chievo di Campedelli - che sta puntando sui giovani dopo la retrocessione - e il Venezia di Joe Tacopina - che lavora per costruire un nuovo stadio - si sono assestate in Serie B, per la foto di gruppo completa di “Via col Veneto” bisogna inserire anche la Virtus Verona (terza squadra cittadina: record italiano) che naviga tranquilla in Serie C, aspettando magari la lunga rincorsa che hanno preso due club - Rovigo e Treviso - che in passato più o meno recente hanno timbrato stagioni di eccellenza e che oggi ripartono dai gironi danteschi dei Dilettanti.