Cinema. Casal di Principe, nasce accademia sui luoghi della camorra
Una scena di "Nato a Casal di Principe" di Bruno Oliviero
Da un dolore e da un film può nascere un movimento virtuoso a favore della legalità. Amedeo Letizia, produttore con Sergio De Angelis del film Nato a Casal di Principe appena uscito nelle sale (anche in quelle della comunità) che racconta il dramma vero della propria famiglia alla scomparsa del fratello Paolo, rapito e ucciso dalla camorra, ha deciso di finanziare una accademia di cinema proprio nel paese in cui è cresciuto. «L’idea è venuta a me e Mariella Li Sacchi per far rivivere in qualche modo mio fratello – spiega Amedeo Letizia – e anche per donare qualcosa di pratico e reale a un territorio, dove spesso si vengono a girare i film sulla camorra, ma a cui non resta niente». Di qui l’idea, condivisa dal sindaco di Casal di Principe Renato Franco Natale, di inaugurare possibilmente a ottobre una accademia dedicata ai mestieri del cinema in un luogo sequestrato al crimine organizzato, il cui direttore sarà l’attore Massimiliano Gallo, fra i protagonisti del film. Per la sua apertura i produttori hanno già versato 10mila euro cui si aggiungerà il 10% degli incassi della pellicola. Amedeo Letizia oggi ha 50 anni, è regista e produttore, e alla fine degli anni ’80 ebbe il suo momento di popolarità come attore nella fiction I ragazzi del muretto. Quel ruolo arrivò nel periodo più buio della vita di questo ventenne di Casal di Principe e della sua famiglia, quando il fratello adolescente Paolo venne rapito, torturato e ucciso dal clan dei Casalesi. Scomparso, di lui non si seppe nulla per anni. La verità venne a galla con fatica dopo 25 anni: nel 2015, i boss Schiavone e Bidognetti furono condannati all’ergastolo come mandanti del delitto e altri imputati a 30 anni di carcere come esecutori materiali. Nel mezzo, una storia di silenzi, estenuanti attese e dolore, descritta in prima persona da Letizia nel bel racconto Nato a Casal di Principe. Una storia in sospeso scritto con Paola Zanuttini che ora è diventato un film delicato e umanissimo, prodotto da Letizia e Cinemusa e diretto da Bruno Oliviero, proiettato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia.
Il film è girato dalla prospettiva di una famiglia borghese benestante e perbene, lacerata dalla misteriosa scomparsa nel 1989 di quel figlio ribelle che frequentava brutte compagnie, in cui spiccano le sentite interpretazioni di Massimiliano Gallo e Donatella Finocchiaro nel ruolo dei due genitori sostenuti dalla fede («fanno parte del Rinnovamento nello spirito e mio padre è ministro laico del culto nella nostra parrocchia», aggiunge il regista). Lo stesso Amedeo (interpretato da Alessio Lapice), rientrato da Roma dove sta muovendo i primi passi nel mondo del cinema, cerca la verità armato di fucile insieme al cugino 17enne Marco, salvo poi deporlo in un processo di maturazione. «Ho deciso di non essere come loro – aggiunge Letizia –. Ma anche io ho rischiato, perché noi ragazzi eravamo cre- sciuti con quella mentalità di gruppo ai limiti della legalità. Io mi sono salvato perché ho incontrato il mio sogno, il cinema ». Di qui l’impegno a fare qualcosa per i ragazzi del territorio, dopo averne incontrati tanti ai provini del film. «Ne abbiamo incontrati 600 durante i casting e abbiamo visto tanto fermento, tanti ragazzi bravissimi e interessati al cinema – aggiunge il produttore –. Quindi ci è venuta in mente questa accademia che possa dare ai ragazzi una possibilità vera. Ai più disagiati offriremo l’iscrizione gratuita. Oltre ai corsi per attori e registi, avremo un corso di sartoria cinematografica, uno di falegnameria e altre attività pratiche che possono dare un mestiere anche al di fuori del cinema». Per cercare finanziamenti Letizia ha coinvolto Rai Cinema, Cinecittà Luce, la Regione Campania mentre con l’assessore alla cultura di Casal di Principe Mirella Letizia e il sindaco Natale si inizieranno presto a fare i sopralluoghi nei tanti luoghi sequestrati alla camorra. «Ci sarebbero una villa confiscata a Schiavone, un’altra confiscata a Zagaria, staremo a vedere – aggiunge il produttore –. Abbiamo contattato anche le sezioni di Caserta del comitato Don Diana e di Libera, sono tutti entusiasti. Il desiderio sarebbe quello di intitolare la scuola a mio fratello Paolo e a mio fratello Leonardo, morto a 18 anni in un incidente d’auto. Inoltre stiamo organizzando varie proiezioni del film per le scuole con i presidi del territorio».
Il compito di organizzare l’accademia e i suoi corsi spetterà al napoletano Massimiliano Gallo, figlio del grande cantante Nunzio Gallo e attore fortemente legato alla terra campana. «È importante, questo primo mattone che ha messo il produttore – ci racconta Gallo –. Quando Amedeo me l’ha detto, in maniera folle ho detto subito di sì, perché per me è una cosa importantissima. La missione di un artista non è soltanto quella di dichiarare impegno a parole, ma di mettere in pratica piccole cose fattive sul territorio. E farle a Casal di Principe ha un grandissimo significato. È anche la chiusura di un cerchio del dolore di una famiglia. Io coinvolgerò tutti gli amici artisti che dovranno per forza venire a dare una mano». Per Gallo, protagonista anche del bel film su una vera storia della terra dei fuochi Veleno di Diego Olivares, «è importante che i ragazzi sappiano che c’è un’alternativa, è inutile che gliela raccontiamo. Facciamogliela vedere. Ho pensato a un corso bienna-le, per artisti e tecnici, che dia una formazione molto pratica». Per un attore impegnato come Gallo, però, «c’è un discorso molto ipocrita rispetto alla malavita: sembra che queste persone nascano come funghi già cattivi. La persona che nasce lì ha meno possibilità di una che nasce altrove. Sono zone abbandonate dallo Stato, dove quindi il senso dello Stato si è perduto non per caso. Quando sei una brava persona in una terra in cui c’è la presenza delle organizzazioni criminali fra le più potenti del mondo, come camorra, ’ ndrangheta, mafia, e Sacra Corona unita, vivere è complicato perché non sei tutelato. Ecco, se ognuno di noi facesse un poco per i nostri territori, le cose andrebbero meglio».