Pallone malato. Calcio scommesse, arresti e perquisizioni
Si è materializzata oggi all'alba con una raffica di perquisizioni, 50 provvedimenti di fermo eseguiti dalla Polizia e 70 indagati la nuova bufera giudiziaria, legata a un presunto maxi-giro di scommesse, che ha investito il calcio professionistico. Stavolta a finire nel mirino di magistrati e investigatori sono diverse società della serie D e della Lega pro (ex serie c) ma anche di serie B. E' quanto emerge dall'inchiesta della Procura della Repubblica di Catanzaro, diretta dal procuratore Antonio Lombardi e dagli uomini dello Sco (Servizio centrale operativo della polizia ) coordinati da Renato Cortese, che hanno individuato e fermato decine di presunti responsabili.
Tredici calciatori e sei presidenti fermati, 30 società indagate
Nella nuova scommessopoli del pallone sono finiti in manette, fra gli altri, 13 calciatori (tra ex e in attività), otto fra dirigenti sportivi, allenatori, direttori generali, sei presidenti di società e una decina di finanziatori del giro di decine di partite truccate: broker italiani, ma anche kazaki, russi, maltesi, serbi e cinesi.L'inchiesta della Procura Antimafia di Catanzaro ha scoperto una rete di associati, fra calciatori, allenatori, presidenti e dirigenti sportivi, che coinvolgerebbe oltre 30 squadre, fra cui Pro Patria, Barletta, Brindisi, L'Aquila, Neapolis Mugnano, Torres, Vigor-Lametia, Santarcangelo, Sorrento, Montalto, Puteolana, Akragas, San Severo.Calciatori, manager, presidenti e perfino magazzinieri sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla frode calcistica. Per alcuni, i pm contestano l'aggravante di avere favorito organizzazioni mafiose, in particolare la 'ndrangheta calabrese.Gli investigatori della Squadra mobile di Catanzaro e del Servizio centrale operativo hanno operato, oltre che a Catanzaro, anche a Cosenza, Reggio Calabria, Bari, Napoli, Milano, Salerno, Avellino, Benevento, Brindisi, Firenze, L'Aquila, Ascoli Piceno, Monza, Vicenza, Rimini, Forlì, Ravenna, Cesena, Livorno, Pisa, Genova, Savona.
Il Neapolis e l'uomo della 'ndrangheta
L'inchiesta ha individuato un maxi giro di partite truccate che avrebbe consentito agli stessi calciatori, presidenti, allenatori e scommettitori di guadagnare milioni di euro corrompendo tutti.Il maxi provvedimento di fermo, di oltre mille pagine, delinea una rete di personaggi legati a due distinte organizzazioni criminali, rispettivamente attive nella combine di incontri dei campionati di Lega Pro e Lega Nazionale Dilettanti. Nell'inchiesta risulta coinvolto un poliziotto. Fra gli indagati c'è anche un soggetto ritenuto dagli inquirenti "rappresentante unico in Italia" dei grandi broker di scommessopoli. Il denaro puntato e incassato viaggiava sui conti di banche italiane, serbe, cinesi e turche.L'indagine era partita da un'inchiesta su un capo bastone della 'ndrangheta calabrese Pietro Iannazzo, che secondo gli inquirenti aveva interessi sulla squadra di calcio locale "Neapolis". Intercettando e pedinando Iannazzo, i poliziotti dello Sco e della squadra mobile di Catanzaro, diretta da Rodolfo Ruperti, hanno messo insieme i primi tasselli di un enorme puzzle criminale, rivelando una "combine" - come la chiamano i magistrati - nazionale e internazionale per alterare i risultati di partite dei campionati di calcio italiano dilettanti e Lega Pro (alcune anche di serie B) con scommesse milionarie e la presunta complicità di giocatori, allenatori, presidenti e magazzinieri, che avrebbero intascato migliaia di euro in cambio della possibilità di indirizzare i risultati, programmando in anticipo chi doveva vincere e chi perdere.