Non c’è pietà per gli sconfitti. Nella notte che consacra la supremazia del calcio inglese e la disfatta di quello italiano, a Jose Mourinho viene anche imputata un’accusa di aggressione. È l’ultimo atto di una due giorni drammatica per il nostro pallone che ha visto uscire dalla Champions League prima la Juventus e poi anche Inter e Roma. Le squadre italiane azzerate già agli ottavi nel torneo più prestigioso: non accadeva dal 2002. Con quattro squadre qualificate ai quarti di finale invece, Inghilterra batte Italia 3-0. Una superiorità indiscutible, che ridimensiona non solo il calcio italiano ma tutto il resto d’Europa.Juventus, Roma e Inter; nessuna si è arresa senza lottare. E ad essere sinceri, nessuna ha avuto fortuna. Ma se nell’uscita di scena di bianconeri e giallorossi molto si può imputare all’incredibile serie di assenze e infortuni (e la Roma in più ha l’attenuante di aver perso solo ai rigori con l’Arsenal), è l’eliminazione dell’Inter a fare più rumore. «Ora tutta l’Italia sarà molto contenta perchè siamo fuori», ha sottolineato polemicamente Mourinho subito dopo la partita. Ma l’antipatia che il tecnico portoghese si è attirato addosso non basta a nascondere i difetti di fondo di un club che da troppi anni puntualmente fallisce troppo presto l’obiettivo europeo.«Ora sono triste e frustrato - è l’analisi fatta ieri da Mourinho -. Abbiamo perso giocando, e anche molto bene. Prima di toccare la mia squadra, dovranno ammazzare me, perchè ho la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per tornare da Manchester con un risultato diverso da questo. All’Old Trafford ho visto undici giocatori che non hanno avuto fortuna nei momenti decisivi della partita e che meritavano di passare il turno».Inevitabile il confronto con Roberto Mancini, esonerato proprio per non essere risucito a sfondare in Europa: «La Champions League non si vince in un attimo - ribatte Mourinho -, e non si vince perchè arriva un allenatore nuovo e si pensa che questo potrà fare il miracolo. La Champions si vince con qualcosa in più e di questo qualcosa in più ne parlerò solo con il mio presidente, con la mia società, perchè io non ho dubbi su quello di cui abbiamo bisogno. Ora dobbiamo pensare al campionato e alla Coppa Italia, perchè se questa squadra vincerà lo scudetto, sarà un grande scudetto, conquistato in un campionato molto difficile. Uno scudetto ancora più difficile di quello dell’anno passato».Ma l’incubo Manchester per il tecnico portoghese non è finito con il rientro in Italia. La polizia inglese infatti ha avviato un’indagine dopo che un tifoso inglese ha denunciato di aver ricevuto un pugno dall’allenatore dell’Inter nel dopopartita dell’Old Trafford. L’incidente sarebbe avvenuto nei pressi del pullman interista che era in attesa di partire per l’aeroporto. «Stiamo indagando per l’accusa di minaccia di violenza, seppure molto lieve», ha riferito un portavoce della polizia che ha richiesto le immagini riprese dalle telecamere del circuito interno dello stadio. Fonti dell’Inter hanno escluso qualsiasi aggressione da parte del tecnico portoghese, spiegando che tra Mouriho e il tifoso non c’è stato «neppure contatto».Amaro ma assolutorio anche il commento di Massimo Moratti, l’uomo che più di tutti la Champions League la sognava: «L’Inter ha risposto con molta dignità, ha giocato bene, ma abbiamo sbagliato i gol e fuori casa non si possono sbagliare». Moratti è stato intervistato nella notte di Manchester dal canale tematico nerazzurro e ha sottolineato che «il calcio a volte è spietato ma in questi ottavi di finale, tutte le squadre inglesi hanno dato dimostrazione di aver avuto un’evoluzione superiore a quella del calcio italiano, sia in termini tattici che in termini di qualità dei giocatori». Moratti ha ricordato che l’Inter ha avuto «cinque palle gol, ma non le abbiamo sfuttate. Tutto quello che poteva accadere contro di noi, invece, è accaduto. Però non voglio trovare scuse, abbiamo trovato sul nostro cammino una grande squadra che merita di essere campione del mondo. Noi abbiamo fatto una bella partita, solo che i loro tiri sono andati dentro, i nostri no, questa è stata la differenza».