Calcio. Caos Dazn, il tifoso vittima delle pay-tv
Stavamo meglio quando si stava peggio: tv in bianco e nero, gondola accesa comprata in viaggio di nozze sopra all’elettrodomestico, immagini con “formichine” che apparivano sempre al momento del gol di Bonimba. Formidabili quegli anni. Una notte di quasi fine estate 2018, riaffiora la nostalgia canaglia per quelle domeniche di inverni freddi fuori ma caldissimi nel cuore, in compagnia del 90° Minuto di Paolo Valenti. Poi arrivava la “registrata” del secondo tempo della partita principale, telecronaca affidata a the voice – suadente e diplomatica – Nando Martellini. Infine la sacralità famigliare della Domenica Sportiva (dalla prima conduzione, quella intellettuale di Enzo Tortora – 1965 –, fino all’ultima competente e signorile di Massimo De Luca, 2010) con la magia della prima visione collettiva, “nazionalpopolare”, di tutti i gol. La coda polemica, si fa per dire, era affidata alla sobrietà della moviola di Carlo Sassi. Vista quella – da vincenti o sconfitti – da fratelli d’Italia si andava a letto e tutto il resto della domenica calcistica lo avremmo appreso all’indomani, esclusivamente dai giornali del lunedì. Questo accadeva fino alla rivoluzionaria invenzione delle pay-tv. Dopo l’anno 1992, per il povero teletifoso nulla è stato più lo stesso e i suoi occhi hanno visto cose non sempre umanamente immaginabili. L’ultima “mostruosità” si chiama Dazn, la pay-tv dalla trasmissione in “salto triplo” in stile Fiona May. Il teletifoso si inabissa nel mare delle password, necessarie per connettersi al nuovo fantastico mondo di Dazn che fa urlare di gioia anche la casalinga di Voghera alla notizia che «il primo mese guardi tutto il calcio gratis!». Certo, ma se lo vedi.
Passino le sviste d’autore nel menù del gruppo inglese (vedi il quadro della B che riportava Foggia-“ Carpa” al posto del Carpi e Ascoli-“Consenza” che sta per Cosenza) ma i problemi tecnici sono tanti e tali da aver già scoraggiato il teletifoso. «Pessima la qualità nella trasmissione delle partite Lazio- Napoli, Sassuolo-Inter, Napoli-Milan, Spal-Parma, su Dazn, e Juve-Lazio su Sky in 4K – registra Altroconsumo su espressa denuncia dei consumatori –. Pixel al posto dei giocatori, blocco del segnale, difficoltà ad avviare l’applicazione, buio nei primi 20’ di Napoli-Milan». Dirette a singhiozzo, “ritardi” di trasmissione – inferiori ai 2 minuti e mezzo della prima giornata – ma comunque ancora allarmanti per il povero teletifoso “daspizzato” in salotto che avverte le urla al gol del vicino, in anticipo o in ritardo, in base alla connessione casalinga. Applausi per la fibra, chi la possiede è avvantaggiato, altrimenti alla spesa si aggiunge anche il danno.
Ricordiamo che l’abbonamento Sky Sport + Sky Calcio + Dazn (solo 9 mesi) costa un massimo di 730 euro (inclusi 99 euro di attivazione). Cifra che, sfruttando il digitale terrestre cala a un minimo di 419 euro (inclusi 29 euro di attivazione). Chi si è abbonato a Premium, può vedere le partite del pacchetto Dazn pagando ulteriori 15 euro al mese. Da qui la richiesta del Codacons alla Lega Calcio di evitare lo “spacchettamento” e ai club di scongiurare il doppio abbonamento, che ha comportato un esborso economico per i tifosi. Torniamo in diretta, e quella di Dazn, interruzioni a parte, non brilla per qualità. E non basta la sola voce in telecronaca del “Galeazzi del terzo millennio”, Pierluigi Pardo. Il simpatico e preparato “gatto-Pardo” è a forte rischio sovraesposizione: oltre alla telecronaca del big-match di Dazn, il teletifoso se lo ritroverà di nuovo in casa alla domenica sera alla conduzione di “Pressing” (Canale 5) e al lunedì nel suo salotto radical- trash di Tiki Taka (Italia 1). Pressing, in attesa del debutto di Pardo che avverrà domenica prossima, è condotto dall’avvenente Giorgia Rossi, promossa sul campo dai dioscuri oscurati Mediaset dopo le dirette post gara dei Mondiali di Russia 2018. Al teletifoso tradizionalista manca molto la domenica Sky con Ilaria D’Amico, povera transfuga a Parigi con il compagno Gigi Buffon, che si dedicherà esclusivamente alla conduzione delle notti magiche di Champions League.
Ma il nuovo che avanza, su tacchi a spillo, da bordocampo, è Diletta Leotta: starlette promossa dalla Serie B di Sky e acquistata al mercato estivo da Dazn per “dilettare” la Serie A. Gli strateghi dell’etere sanno bene che al teletifoso medio basta la bella presenza femminile per mantenerlo vigile e collegato. Finito l’effetto Leotta però, l’inguaribile calciofilo da casa, non pago delle dirette ammorbanti e dei commenti soporiferi che rimbalzano dal salottino anonimo di Sky, alla fine, stremato, cede anche alla visione della cara e sempre più vecchia Domenica Sportiva. Retrocessa da tempo su Rai 2, alla guida, conferma la “gentilesca” di Fabriano Giorgia Cardinaletti che funge da arbitro imparzialissimo tra gli opinionisti ingrigiti, i campioni del mondo Marco Tardelli e Paolo Rossi. Dietro ai due ex assi del Mundial, la rifinitura di Antonio Di Gennaro e la sfinge autorevole di Iacopo Volpi che conforta i nostalgici e tradizionali abbonati Rai, ma non la folta tribù della “social generation”. Quella l’hanno persa in partenza. Refrattario anche alla nuova era Dazn, il giovane teletifoso preferisce esplorare l’universo delle dirette streaming, twitter e facebook, spiaggiandosi magari sulla Nfl piuttosto che su un normalissimo Spal-Parma (peraltro con gol di Antenucci non pervenuto in molte case).
La Domenica Sportiva poi, come tutte le messinscene che si rispettino ha un primo e un secondo atto. E la seconda parte è pura commedia dell’arte e meriterebbe la conduzione critica dell’esperto teatrale Pino Strabioli. Al fianco dell’incantatore Marco Lollobrigida – look e piglio del primo Silvan – siede, a destra (è un caso), mister Serse Cosmi versione “frate indovino” in attesa di panchina; a sinistra, l’esilarante Eraldo Pecci che per tenerci svegli quando passa l’ultimo treno dei gol (ore 23,45 circa di domenica sera) ricicla la battuta di quando giocatore del Torino non voleva andare in ritiro a Como: «Perché sopra c’è Chiasso». Ed io tra di voi, è il ruolo che è costretto a recitare il “nostro” Furio Zara, nobile giornalista e fine inviato di calcio che sa come comunicare al popolo dei teletifosi. E non è piaggeria, che quella è merce di scambio di ciò che resta del teatrino del calcio in tv, dal quale, forse, è tempo di allontanarsi. Alzarsi dalla poltrona e magari tornare direttamente allo stadio. Insomma, si salvi chi può.