Musica. Caccamo negli atenei non solo a parole
Il cantautore siciliano Giovanni Caccamo
«Cosa cambieresti della società in cui vivi e in che modo?» Da questa domanda parte il nuovo progetto di Giovanni Caccamo, Parola ai giovani, nato per dare voce ai ragazzi e creare con loro un Manifesto sul Cambiamento. Il cantautore, dopo la pubblicazione del suo ultimo album Parola, si fa portavoce della sua generazione e – consapevole del dovere dei giovani di far soffiare un nuovo vento di cambiamento in questo momento storico di grave crisi, conflitti e disgregazione – dà il via a questo nuovo progetto collettivo in collaborazione con i maggiori atenei universitari italiani. Questo pomeriggio alle 16.30 il cantautore terrà il suo simposio all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano presso l’Aula Pio XI. A monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico dell’ateneo, spetteranno i saluti introduttivi, mentre il professor Fausto Colombo, delegato del Rettore alla comunicazione istituzionale dell’ateneo, introdurrà l’incontro. Infine il professor Gianni Sibilla, coordinatore del master in Comunicazione musicale della Cattolica, gestirà il dialogo tra il cantautore e gli studenti.
«Tutto nasce dall’appello lanciato da Andrea Camilleri in cui disse: “Stiamo perdendo l’importanza della parola. Le parole sono pietre e possono trasformarsi in pallottole”. E si rivolse ai giovani affinché potessero far ripartire un nuovo umanesimo della parola – spiega ad Avvenire il cantautore siciliano – . Così ho deciso di scrivere un disco dedicato alla parola, in cui ogni canzone sarebbe stata ispirata a un testo di letteratura italiana o straniera. Si tratta di sette inediti ispirati da sette testi, recitati prima di ogni canzone da personalità come Liliana Segre, Patti Smith, Almeida Guevara figlia del Che, Michele Placido, Beppe Fiorello e Andrea Camilleri».. Caccamo, da sempre attento a cercare progetti di senso, ha così pensato di organizzare una serie di simposi universitari e un concorso di idee per la creazione di un programma sul Cambiamento – socioculturale, ambientale e spirituale – rivolti a giovani studenti o lavoratori che, come l’artista, credono in un nuovo mondo possibile. Il viaggio è partito il 31 marzo dallo Iulm di Milano, per passare a Taranto, Padova, Roma, Bari, Benevento, Caserta e, dopo la data odierna alla Cattolica di Milano, sarà il 17 maggio all’Università degli Studi di Firenze, il 18 all’Università Roma Tre, il 24 all’Università degli studi di Palermo, il 30 all’Università degli studi di Perugia e il giugno all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
«Durante i simposi, attraverso l’ascolto delle canzoni del nuovo disco Parola e dei loro testi d’ispirazione, condivido con gli studenti percorsi e riflessioni, accendendo un dibattito collettivo sui temi trattati, l’importanza della parola e le idee di #Cambiamento – aggiunge –. Oltre agli studenti universitari possono partecipare alla redazione del Manifesto tutti i giovani italiani, seguendo le istruzioni pubblicate sul sito giovannicaccamo.it». Caccamo utilizzerà poi i testi più significativi raccolti, per redigere un Manifesto con le idee delle nuove generazioni. Agli studenti universitari e ai partecipanti attraverso il web si aggiungeranno, infine, alcune eccellenze dei settori della musica, dello sport, dell’arte e della ricerca che l’artista coinvolgerà personalmente e che contribuiranno alla redazione del Manifesto, che sarà poi pubblicato insieme al re-pack del disco Parola e consegnato al Presidente della Repubblica e a Papa Francesco. «La raccolta di queste idee di cambiamento sarà consegnata simbolicamente alle figure cardine della nostra vita come contributo dei giovani all’Italia e alla società. Non tutte queste idee sono realizzabili, ma sono uno spunto di riflessione. La cosa più importante è l’effetto che questo processo di riflessione avrà sui giovani».
Ma qual è il metodo adottato? «L’idea di questo viaggio nelle università è solo una prima tappa per la costruzione del manifesto del cambiamento – spiega il cantautore –. La domanda che io pongo è: “Cosa cambieresti della società in cui vivi e in che modo?”. Ognuno deve scegliere una parola e scrivere un breve trattato su questa domanda, sotto la guida dei docenti, che devo ringraziare per la grande disponibilità dell’istituzione universitaria. Le risposte più significative andranno a costituire il manifesto». L’autore a metà del percorso si sta già facendo un’idea di cosa richiedono ragazzi. «Le parole ricorrenti sono un grande bisogno di ascolto, di umanità, di dialogo – spiega –. Spesso si aggiungono le parole pregiudizio, diversità e inclusione. Accanto ai temi del rispetto ambientale della cura del pianeta e della terra». Il lavoro preliminare dei ragazzi viene poi discusso durante il simposio.
«Per esempio oggi in Cattolica, ateneo che ringrazio per l’accoglienza, partirò dal raccontare quali sono state le parole cardine della mia vita: dolore e sogno – svela Caccamo –. Dolore associato alla perdita di mio papà, il lutto che nella mia infanzia ha segnato il mio percorso umano. E poi il concetto di morte e del dono che si nasconde dietro il dolore. E poi il sogno: l’incontro con Battiato, le porte chiuse a Milano, il trasferimento dalla Sicilia a Milano e questo continuo desiderio di trasformare la mia passione per la musica nella mia vita. Poi ascoltiamo le parole di Camilleri che hanno ispirato il disco e questo movimento. Da lì parlo del disco Parola e ascoltiamo il brano Il cambiamento con l’intro di Patti Smith. Infine affrontiamo una serie di parole chiave che i ragazzi mi sottopongono. Spesso i ragazzi dicono che dovrebbe cambiare il sistema, dovrebbe cambiare la politica, che è colpa degli adulti, che non c’è lavoro – spiega –. Invece il ragionamento su cui sto cercando di insistere è legato alle soluzioni; se tu avessi il potere di cambiare le cose, con un qualcosa di concreto, cosa faresti?».
Nel frattempo Caccamo sta scrivendo nuova musica e sempre alzando l’asticella della qualità. «Negli ultimi anni ho sentito la necessità che la mia arte non fosse fine a se stessa, che avesse un risvolto concreto nella società e che interagisse con essa. È un appello che faccio alla mia generazione mettendomi al servizio e in ascolto dei ragazzi per creare qualcosa insieme».