Il solito, bulimico, irascibile Maurizio Zamparini che per tenere fede alla sua fama di mangiallenatori si “sbrana” pure Delio Rossi (decima panchina che salta in A nella stagione in corso) e al suo posto chiama l’Uomo del fiume Serse Cosmi. Ma riuscirà il temerario ed entusiasta Serse («Sono strafelice, per me è una liberazione») a rianimare un Palermo in profonda apnea dopo lo 0-7 con l’Udinese e con i rosanero subito attesi domenica all’esame dell’Olimpico contro la Lazio di Reja? Difficile rispondere al quesito. E ancora più arduo fissare un termine temporale per la durata di Cosmi a Palermo, che comincia oggi, dal ritiro dalla Borghesiana, la sua gara di resistenza sotto la pressione vulcanica di Zamparini. Intanto, tra il passato da doge del calcio al Venezia (dal 1987 al 2002) e quello di padre patron al Palermo (dall’estate del 2002), il conto degli allenatori silurati dal pasionario Maurizio, con Rossi, salgono a 34. Come Zamparini nessuno mai. Forse solo il primo Moratti o il vecchio Luciano Gaucci - scopritore di Cosmi - potevano tenere il suo passo. Zamparini però, a differenza di Gaucci, è uno che fa sempre tornare i conti a bilancio (dalle aziende di famiglia, i supermercati MZ, al calcio), prima ancora di quelli della tabella dei tecnici esonerati.Il suo Venezia non sarebbe mai “saltato” se solo in Laguna gli avessero accordato il progetto del nuovo stadio che mirava a fare della squadra della Serenissima una «realtà da calcio europeo». Progetto sfumato e quindi trapiantato in Sicilia in quel caldissimo luglio 2002, in cui Zamparini, per 15 milioni acquistava il Palermo da Franco Sensi, soffiandolo a Francesco Caltagirone Bellavista. Da Venezia vennero immediatamente spediti a Palermo Di Napoli, Maniero, Marasco, Santana e altri giocatori di categoria, con l’obiettivo dichiarato: ritorno immediato in Serie A. Missione fallita e rimandata alla stagione successiva quando Zamparini non badò a spese e portò a svernare sulla spiaggia di Mondello pezzi da novanta come Luca Toni, Eugenio Corini, un giovanissimo Pepe, i gemelli Filippini e Fabio Grosso. Due futuri campioni del mondo, Toni e Grosso, in quel Palermo messo in piedi con 15 milioni spesi sul mercato e ingaggi importanti per un ritorno nella massima serie che mancava da 32 anni. Altri due campioni del mondo, Barzagli e Zaccardo (ceduti poi al Wolfsburg per 21 milioni), per disputare una Serie A al cospetto dei 33mila abbonati del Barbera che dal 2006 a oggi hanno assistito anche alle gare di tre edizioni di Europa League.Quasi 40 milioni di diritti tv incassati al debutto in A, hanno garantito a Zamparini di giostrare a piacimento sul mercato in cui ha vinto i suoi “scudetti finanziari” prendendo Amauri a 8 milioni dal Chievo per rivenderlo a 22 alla Juventus. Fiuto per gli affari confermato con Cavani: scovato in Uruguay, venne acquistato per 5 milioni ed è passato in estate al Napoli per 18 milioni. I talenti sloveni Ilicic e Bacinovic, insieme al divino Pastore, sono già stimati complessivamente sui 50 milioni. E come tutti gli allenatori che passano da Palermo, anche i gioielli più preziosi di Zamparini, conoscono la data del loro arrivo in rosanero, ma mai quella del loro addio.