Agorà

Il tormentone. Boomdabash, il vento caldo dell'estate

Angela Calvini sabato 20 giugno 2020

Alessandra Amoroso (al centro) con i Boomdabash

Con i Boomdabash e Alessandra Amoroso, sicuri protagonisti di questa estate canora post-Covid, inizia un viaggio musicale che va dagli anni ’60 ad oggi. Il filo conduttore di questo nostro percorso è il “tormentone”, ovvero il brano più gettonato (all’epoca nei mitici jukebox nei bar della spiaggia, oggi ormai prevalentemente scaricati in Rete) della lunga estate calda che inizia con quella del 1962. Gli storici e i critici musicali concordano che la genesi del “tormentone”, rigorosamente estivo, origina proprio dalla hit del ’62 di Nico Fidenco, Legata a un granello di sabbia. Brano rifiutato al Festival di Sanremo di quell’anno ma poi diventato un successo internazionale, come molte delle canzoni e degli artisti (più o meno noti) che siamo andati a trovare e in alcuni casi a scovare per parlare e “ricantare” i loro tormentoni.

Il loro nome è già tutto un programma: Boomdabash in salentino significa “esplodi il colpo”. E di “colpi” ne hanno messi a segno uno via l’altro nelle ultime estati questi quattro ragazzi di Mesagne diventati i “re” dell’estate. Basti ricordare i tormentoni Non ti dico no con Loredana Berté nel 2018 (triplo disco di platino), Per un milione lanciato a Sanremo 2019 (quadruplo disco di platino) e Mambo salentinol’estate scorsa con la conterranea Alessandra Amoroso (triplo disco di platino). Quello che toccano questi 4 ragazzi partiti 15 anni fa dal profondo Sud, diventa oro e oggi tutti vogliono collaborare con questi artisti che hanno fatto della genuinità, dell’ottimismo e delle loro radici un punto di forza.

Ora i Boomdabash tornano in pista con una sfida difficile: lanciare il primo tormentone estivo dell’era Covid–19. E lo fanno arruolando di nuovo l’amica di sempre, Alessandra Amoroso, per cantare a squarciagola il desiderio di sole, mare e vento dopo tanto dolore, sul ritmo caldo e gioioso del reggae, con un pizzico di malinconia nel testo. A raccontarci questa nuova sfida è la voce del gruppo, Biggie Bash (Angelo Rogoli), a nome degli altri, Payà (Paolo Pagano), Blazon (Angelo Cisternino) e Mr Ketra (Fabio Clemente), quest’ultimo membro di un altro duo re dei tormentoni Takagi & Ketra.

I Boomdabash sentono la responsabilità di lanciare un inno estivo in un momento così complicato?

Karaoke è nato durante la quarantena. Ci sentivamo abbastanza spesso con la nostra amica Alessandra. E’ stato per tutti un periodo molto difficile, di restrizioni, di pensieri e riflessioni continue. Nonostante quest’estate si annunci diversa e dal sapore particolare nutrivamo la necessità di scambiare con lei e con il nostro pubblico un messaggio di speranza positiva per cominciare a rinascere dopo il buio. Karaokeè un inno alla vita, un grido di speranza e di voglia di rinascita, come se fosse il primo giorno di una nuova estate. Seppur ancora con le dovute precauzioni abbiamo fortemente bisogno di ritrovare quei sorrisi che per mesi abbiamo perso, riscoprendo il calore e l’abbraccio delle persone a noi più care. E’ fondamentale ritrovare la gioia di vivere e cantare. In questo la musica è in grado di aiutarci, facendoci sentire meno soli.

Come mai avete scelto di tornare al reggae?

Per quello che riguarda la produzione musicale, siamo tornati alle origini del nostro immaginario giamaicano. Noi siamo figli dei Sud Sound System, che hanno fatto del Salento il regno del reggae italiano. Col reggae ci siamo cresciuti, per strada, ascoltandolo in macchina... Da ragazzi eravamo già tutti amici, con il sogno di diventare musicisti.

Come si balla nell’era della pandemia?

Invitiamo i ragazzi alla prudenza, non bisogna abbassare la guardia. Però senza allarmismi: la situazione è migliorata e sotto controllo, ma bisogna rispettare le regole, cercare di mantenere la distanza, eccetera… Karaoke nasce comunque per fare ballare ovunque, in casa o in spiaggia, e portare un po’ di gioia.

Voi siete particolarmente impegnati sul fronte delle questioni sanitarie.

Da anni nella lottiamo contro l’inquinamento e siamo donatori di midollo osseo nonché volontari e ambasciatori dell’associazione Admo (Associazione donatori di midollo osseo), impegnati nella lotta contro la leucemia. Questo perché nel Salento l’incidenza delle leucemie è salita del 116 per cento negli ultimi anni a causa dell’inquinamento e dell’amianto.

Come avete passato i giorni della chiusura?

Nelle nostre case e con le nostre famiglie in Puglia. La situazione era pesante perché noi siamo abituati al contatto umano, a vedere le persone cui vogliamo bene. Per fortuna l’epidemia ci ha solo sfiorato dalle nostre parti. Ma, vista la situazione italiana, abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa. Fare musica significa cercare di rendere migliore la vita delle persone, che hanno bisogno di positività. Anche se parliamo di argomenti seri, lo facciamo attraverso la leggerezza. Se un musicista è triste, che aiuto da?

Qual è la ricetta per mettere a segno un tormentone estivo?

Non la conosciamo, ci siamo fidati del nostro istinto. Questa genuinità viene percepita dalle persone come un valore aggiunto. Noi vogliamo fare sempre quello che ci piace, senza schemi. Tecnicamente parlando, per quello che riguarda i testi, io mi occupo delle strofe, Paolo della sua parte cantata, mentre i ritornelli sono scritti insieme a Rocco Hunt, Federica Abbate, Cheope e Mogol. Sono loro il nostro gruppo di lavoro: se il gruppo è affiatato, la musica è bella. Squadra vincente non si cambia.

Di nomi importanti ne avete incrociati tanti nella vostra carriera…

Sì, da Alessandra a Fabri Fibra, Clementino, Jack La Furia a Loredana Berté. La collaborazione con Loredana è uno dei momenti più belli della nostra carriera, perché noi siamo suoi grandi fan. E’ una donna di una energia incredibile. Con lei è nata una grande amicizia. Da lei abbiamo imparato tanto, ci ha dato moltissimi consigli.

Questa per voi, per la prima volta, sarà un’estate senza concerti.

La situazione è tragica. Tutti gli artisti hanno un entourage, con noi lavorano 20 persone: ci sono padri di famiglia, persone che hanno bambini e che sono in difficoltà. Gli artisti sono stati dimenticati dal Governo, ed è grave perché difficilmente si potrà riprendere a suonare dal vivo prima dell’inizio dell’anno prossimo. Vorremmo ricordare al presidente Conte che noi abbiamo la partita Iva, più della metà di quanto guadagnano lo diamo lo Stato. Quindi lo Stato dovrebbe ricordarsi di aiutare un settore in crisi nera come la musica.

A proposito di Stato, voi vi battete spesso per la legalità.

Mesagne è un posto caldo, l’impegno noi lo sentiamo vivo perché il nostro obiettivo è la valorizzazione del nostro territorio. Noi partecipiamo spesso a iniziative della Polizia di Stato, sensibilizzazione i giovani alla lotta alla criminalità. Siamo stati anche premiati col Premio Tonino Carbone.

Su cosa state lavorando ora?

Stiamo preparando il singolo dell’inverno, all’album penseremo l’anno prossimo. Intanto registreremo una trasmissione per la radio. Sanremo? E’ stato il momento più bello della nostra carriera, un’enorme cassa risonanza che ha lanciato la nostra carriera: l’anno scorso abbiamo fatto addirittura 45 live. Un’esperienza che vorremmo ripetere.