Agorà

La storia. L'amore abita le "Case" della venerabile Adele Bonolis

Tiziana Lupi giovedì 25 febbraio 2021

E pensare che tutto è iniziato con un ceffone: quello ricevuto da Adele Bonolis da suo padre quando lei, a soli otto anni, si sofferma con lo sguardo su una prostituta per la strada. L’uomo le intima di non farlo più, quel genere di donne non si guardano. Non sa che proprio in quel momento, siamo nel 1917, sta iniziando a germogliare in lei la volontà di aiutare quelle donne a uscire dalla condizione in cui si trovano: «A me ha fatto un’impressione terribile, non gli ho chiesto neanche il perché. Ma tutto per me è cominciato lì».

La storia di Adele Bonolis, proclamata venerabile da papa Francesco lo scorso 21 gennaio, è raccontata ne La centesima strada: viaggio alla scoperta delle case di Adele Bonolis, il docufilm di Paolo Lipari (realizzato dalla Fondazione a lei intitolata) presentato in anteprima sul sito www.fondazioneadelebonolis.it con la partecipazione di monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano, di Paolo Bonolis, pronipote di Adele che tutti conosciamo per il suo lavoro in tv, e di Alessandro Pirola, presidente di Fondazione Adele Bonolis - As.Fra. e del Comitato di Beatificazione.

Il docufilm è una sorta di viaggio cinematografico alla scoperta delle Opere della Bonolis, dove la sua stessa voce si intreccia alle testimonianze di chi l’ha conosciuta e di chi ora ne prosegue l’attività. È la storia delle quattro Case fondate tra gli anni ’50 e ’60 in Lombardia per l’accoglienza e il recupero di persone in stato di bisogno, tra cui ex prostitute, detenuti liberati per fine pena o per le amnistie post-belliche, dimessi dai manicomi criminali. A fare da filo narrativo c’è la voce di Adele, l’audio originale di una visita alle quattro Opere che ha fondato, recuperato grazie al restauro di vecchie audiocassette di archivio.

«Questa visita, fra la gita e il pellegrinaggio, è qualcosa che ci porterà a una riflessione, forse ci porterà a una meditazione, forse anche a qualche buon proposito» dice la Bonolis e questo, certo, vale anche per il docufilm che non può non farci riflettere sulla modernità di questa donna. Non a caso, le sue Case sono attive ancora oggi: la Casa di Orientamento Femminile, la Casa di Orientamento Dimesse Istituti Correzionali, Villa Salus e l’As.Fra - Assistenza Fraterna.

Per monsignor Delpini «la notizia che Adele Bonolis è stata dichiarata venerabile da papa Francesco è un’occasione preziosa per accorgersi di quanto bene è stata capace una donna originaria di questa nostra terra ambrosiana. Il decreto del Papa è un passo importante verso la beatificazione di Adele Bonolis, ma ciò che sin d’ora merita di essere riconosciuto è quanto la sua intelligente premura ha saputo avviare, prendendosi cura di tante ragazze, incappate in pesanti forme di disagio sociale. Con questa dedizione tenace, senza mai risparmiarsi, Adele Bonolis ha cercato anzitutto di "riabilitare l’amore". E questo suo gesto abiterà per sempre nel cuore di Dio».

Decisamente emozionato per la presentazione del docufilm dedicato alla prozia è Paolo Bonolis per il quale «il miracolo di mia zia Adele è nelle sue opere, nell’avere realizzato questi quattro istituti e nell’avere speso la sua vita a favore del prossimo». Il conduttore, che da lei racconta di avere «imparato ad affrontare l’esistenza con un sorriso» ricorda ancora le estati dell’infanzia trascorse con la zia: «Quando ero piccolo, i miei genitori lavoravano e l’estate mi lasciavano a Montano Lucino in una delle sue Case. Era un bellissimo posto, c’era anche una piccola fattoria con gli animali. Con zia Adele trascorrevo parecchio tempo: era sempre allegra e non aveva bisogno di essere autoritaria perché aveva una naturale autorevolezza addolcita dal sorriso».