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CINEMA E IMPEGNO. Boni disabile: l'Italia snobba il film sociale

Paola Simonetti mercoledì 10 agosto 2011
Troppo intellettuale per i distributori commerciali, troppo commerciale per i distributori intellettuali. È forse tutta nella «doppia» natura del suo primo film, secondo il giovane regista svizzero Erik Bernasconi, la motivazione della mancata distribuzione italiana di Sinestesia, pellicola uscita in Svizzera nel 2010, che vede protagonista un Alessio Boni che finisce sulla sedia a rotelle a causa di un incidente, insieme ad un giovane cast. La piccola produzione Imago Film di Lugano da un anno cerca di prendere contatti con il mercato nostrano, per ora però senza successo. Sinestesia segue le vicissitudini di quattro giovani adulti in due momenti della loro vita, a ridosso di due episodi drammatici separati l’uno dall’altro da tre anni. In questo lasso di tempo i personaggi sono confrontati con le gioie della quotidianità e con le normali difficoltà della vita. Ma si trovano anche a reagire ai colpi di quel destino che ogni tanto, decide di mettere un bivio nelle vite delle persone. Il personaggio centrale è Alan (Alessio Boni), attorno a lui sua moglie Françoise (Giorgia Wurth), la sua giovane amante Michela (Melanie Winiger), e Igor (Leonardo Nigro), il suo migliore amico. Le loro vite saranno sconvolte, appunto, dall’incidente che rende paraplegico il protagonista. Boni, in una interpretazione ricca di profondità psicologica (d’altronde per il ruolo si è preparato con l’aiuto di veri portatori di handicap), passa da una prima fase di depressione alla riscoperta della gioia di vivere e dell’amore della moglie, da cui avrà anche un figlio. Il film è stato accolto con entusiasmo e diversi premi in molti festival in giro per il mondo, compresa l’Italia: il Festival des Films du Monde di Montréal in Canada passando al Durres International Film Summerfest in Albania, fino al Viareggio Europacinema al Festival di Gand in Belgio, senza tralasciare il californiano Tiburon Film Festival e lo Würzburg tedesco arrivando alla Corea del Sud, e infine a Stresa Cinema e al Film video di Montecatini. Passaggi definiti «consolatori», benché gratificanti, da Alessio Boni, che vede nella sola attenzione alle commedie l’anello debole del mercato italiano, forse scarsamente interessato a temi più complessi: «La crisi economica –  ha tagliato corto l’attore – in primis è una crisi etica, culturale, dell’uomo, figuriamoci quindi sentir parlare di un disabile! Comunque ci consoliamo con i Festival e i premi…». Ma per il regista il problema non è solo collegato alla presenza del tema della disabilità o della «diversità». A soffocare il panorama cinematografico italiano, secondo Bernasconi, c’è anche e soprattutto, «il sovraccarico dei film hollywoodiani. In questo scenario un film svizzero di un regista sconosciuto, pur avendo come protagonista un attore del calibro di Boni, moltiplica le sue difficoltà». La vera chiave di volta, per il regista, sarebbe quella di approdare ad un grande festival di cinema europeo, ma nel frattempo qualche speranza la ripone in un contatto  preso con una sala di proiezione milanese: «Una distruzione nazionale è certamente cosa ben diversa, ma mi auguro che la visione del film possa sbloccare qualche meccanismo per Sinestesia».