Musica. Bocelli, il canto secondo Matteo
Il cantante Matteo Bocelli, 24 anni
C’è un nuovo ambasciatore della musica italiana nel mondo, di cognome fa Bocelli, di nome Matteo. A soli 24 anni il figlio del tenore Andrea Bocelli, dopo il debutto accanto al padre nel duetto dal successo planetario Follow me del 2018, sta spiccando il volo da solo. All’estero è già una star, e non solo perché è bello e gentile, ma perché sta dimostrando un bel talento personale. Da qualche giorno è uscito il duetto fra Matteo Bocelli e la star internazionale Sebastián Yatra nel brano inedito Until She’s Gone (Capitol Records), una romantica ballata in tre lingue, inglese, spagnolo. L’artista infatti sta lavorando sul suo primo progetto discografico previsto per l’autunno del 2022. Apripista sono stati i due singoli Solo, Close e il suo primo brano in italiano Dimmiscritto insieme a Mahmood. Matteo Bocelli, uno che ha come amici Jennifer Lopez e Ed Sheeran, che ha cantato per papa Francesco e per il presidente degli Stati Uniti Biden, ci colpisce per la sua autenticità.
Matteo, è arrivata l’ora di dimostrare chi è?
Camminare con le proprie gambe rappresenta momento ricco di emozioni e di soddisfazioni. È un progetto complicato portare l’italiano nel mondo ma la prospettiva fondamentale è quella di mantenere l’identità italiana. Non ho mai pensato di scimmiottare gli artisti pop internazionali. Sì cantare in inglese, ma sempre con una identità italiana e, dove è possibile, cantare in italiano. Sono strafortunato per la possibilità di scrivere con i numeri uno, che oltre a essere grandi talenti, sono bellissime persone (fra i vari Mahmood, Giovanni Caccamo, Davide Petrella, Cheope, Pacifico, Roberto Casalino, i premi Grammy Amy Wadge e Jonas Myrin, ndr.).
Il suo amore per la musica quando nasce?
All’età di 7 anni ho cominciato a studiare pianoforte, poi ho intrapreso lo studio del canto sotto la guida di mio padre mentre attualmente frequento la classe di canto lirico presso il Conservatorio di Lucca, mi mancano due esami per finire. Ho avuto una formazione classica, sia legata all’opera e alle grandi voci da Frank Sinatra ai Beatles, sia al pop come i Muse, Eminem e Ed Sheeran. Della musica italiana le prime cose che suonavo erano Tenco, Cocciante, De André, De Crescenzo, Renato Zero, Guccini. Oggi mi piacciono Elisa, Laura Pausini e Tiziano Ferro.
Come è il rapporto artistico con suo padre Andrea?
Con lui ho un rapporto molto forte fin da bambino. Lui è un esempio professionale, un punto artistico irripetibile, ma per me sarebbe sbagliato seguire il suo percorso. Ecco perché ho deciso di staccarmi dal suo genere. Ci sono cresciuto, ce l’ho nel sangue, ma la mia è un’altra generazione. Mio padre mi ha insegnato la determinazione, la costanza, ed è fondamentale averlo a fianco per avere consigli dal punto di vista vocale e tecnico, e su come approcciarsi al mondo dello spettacolo e al pubblico.
Ha sofferto di pregiudizi per il suo cognome?
I pregiudizi qualcuno li avrà avuti, ma è ciò che mi mantiene attivo e che mi fa crescere la voglia di mettere il piede sull’acceleratore. Sento una grande responsabilità, ma alla base ci sono amore e passione.
Suo padre Andrea ha una profonda fede. Cosa le ha trasmesso?
Babbo ne ha sempre parlato alla famiglia. La fede è un tema presente al tavolo a cena e si è sempre confrontato col parere dei figli. Lui racconta: «Da ragazzo ho cominciato a costruire la fede, la mia è una ricerca costante sulla quale ho sempre più investito e mi ha reso una persona più felice». Lui ha cercato di trasmetterla e nel mio piccolo cerco di coltivarla. Lui ci ha fatto passare i valori buoni, poi ognuno ci deve mettere del suo.
Lei ha anche incontrato papa Francesco.
Ho incontrato papa Francesco due volte, una per un saluto in Vaticano e l’altra da Chiara Amirante presso la comunità Nuovi Orizzonti. Cantai Follow me con mio padre, ma l’emozione era troppo forte e non riuscivo a prendere i fiati davanti allo sguardo penetrante del Papa.
Come sta vivendo la crisi della guerra in Ucraina? La sto vivendo male. Stavamo uscendo dal Covid, pensavamo di tornare alla normalità e poi accadono queste cose orribili. Io mi sento piccolo di fronte a queste cose e impotente, ma Madre Teresa dice che siamo «piccole gocce che messe assieme possono creare un oceano». Anche se ci sentiamo piccole gocce di amore e speranza, abbiamo il dovere con la nostra musica di dare alle persone lontane da noi un sorriso e una consolazione.
Lei cosa racconta nei suoi nuovi brani?
C’è molto sentimento. Dalla bella collaborazione con Sebastiàn Yatra a Soloispirato da un aspetto fragile del mio carattere, la solitudine di quando da bambino vedevo mio padre in giro per il mondo. Nonostante capissimo che era la sua vita, mio fratello ed io soffrivamo. Ora la stessa cosa accade a me, che devo lasciare gli amici e la famiglia: non è semplice seguire il sogno della musica, devi cercare di trovare una stabilità interiore per vivere. Close è invece un messaggio di speranza per ritornare a vivere momenti tutti insieme oltre questa solitudine che ci ha segnati: è l’ora di guarire le nostre anime. Dimmiè un inno all’amore. Li porterò in concerto dal 2023 ma una anticipazione la darò il 28 a luglio al Teatro del Silenzio a Lajatico, Pisa, il paese di mio padre. Quello è il posto del cuore. Ogni volta che posso scappo in campagna e questo mi riporta la testa alla normalità. Per quanto viva in una famiglia bilanciata, noi non viviamo la normalità. Io trovo rifugio dall’amico pompiere e dal meccanico che mi riportano all’umiltà.