Calcio. Athletic Bilbao, la tradizione del Padre Nostro prima delle partite
I giocatori dell'Athletic Bilbao prima di una partita allo stadio San Mamés
Strano destino quello delle Coppe nazionali. Alle “big” sembrano interessare solo quando c’è da fare double (doppietta) o triplete, salvo poi invece puntarci tutto quando la stagione si avvicina mestamente agli “zero tituli”. Di fatto le “grandi” spesso snobbano questa competizione regalando però copertine e gloria a club impronosticabili. È successo anche quest’anno, come dimostrano le finali delle Coppe nazionali in giro per l’Europa. Il caso più clamoroso tra le maggiori cinque federazioni europee è senz’altro quello tedesco. In finale di Coppa di Germania (DFB-Pokal) è approdato addirittura un club di seconda divisione, il Kaiserslautern. Anche se in realtà si tratta di una nobile decaduta che in bacheca ha due Bundesliga, due Coppe e una Supercoppa di Germania. Dagli anni Duemila i “Diavoli Rossi” (così come sono ribattezzati) sono precipitati nell’inferno delle serie minori a causa di una grave crisi economica. Ma a conferma del fatto che non sono nuovi a imprese sorprendenti sono anche stati finora la prima e l’unica squadra tedesca a vincere il campionato da neopromossa, nella stagione 19971998 con in panchina Otto Rehhagel (tecnico campione d’Europa con la Grecia nel 2004). Hanno inoltre vestito la maglia biancorossa giocatori apprezzati anche in Italia come Briegel (trascinatore dello storico scudetto del Verona nel 1985), il compianto Brehme, Klose e un’icona del calcio tedesco come Ballack.
Ora il sogno è conquistare un’altra Coppa di Germania sfidando (il 25 maggio) l’imbattibile Bayer Leverkusen di quest’anno (arrivato a 50 gare senza sconfitta) che è in lizza per un fantastico triplete (dopo il campionato può vincere anche l’Europa League). E dire che nella finale della DFB-Pokal ci poteva essere un’altra rivelazione il Saarbrücken, club di terza divisione, eliminato proprio dal Kaiserslautern. In Francia invece dopo il primo storico trionfo del Tolosa nel 2023, quest’anno non ci sono state sorprese. La corazzata Psg dopo l’ennesima delusione Champions punta alla doppietta (dopo il campionato): dovrà vedersela col Lione, il quarto club francese più titolato. In Inghilterra sarà il derby di Manchester ad assegnare la Fa Cup la principale coppa nazionale di calcio inglese, nonché la più antica competizione calcistica ufficiale al mondo, essendo stata istituita nel 1871. Il City di Guardiola, detentore del trofeo, è a caccia del bis contro i “cugini” dello United, ma insegue anche la “stella”, il decimo titolo in Premier League.
È stata invece già consegnata alla storia la Coppa del Re in Spagna con la vittoria clamorosa dopo quarant’anni dell’Athletic Bilbao (ha battuto in finale il Real Maiorca ai rigori). Parliamo di una squadra storica che ha più coppe nazionali del Real Madrid (24 a 20), ed è il terzo club spagnolo per numero di titoli vinti (dopo Real e Barcellona). Una società nota per tesserare da sempre solo giocatori baschi ma anche per un’usanza che sta facendo molto rumore. Da quando le telecamere sono entrate negli spogliatoi è emerso il caratteristico pre-partita del Bilbao: i giocatori tenendosi per mano recitano il Padre Nostro. Un rituale che si tramanda di generazione in generazione che oggi è diventato virale pure sul web. Viene rispettato anche dai calciatori non credenti perché espressione dell’identità e dei valori della squadra. In passato era addirittura un prete a guidare la preghiera, adesso questo compito lo svolge il capitano. I giocatori Rojiblancos (”rosso-bianchi”) sono chiamati anche los Leones perché lo stadio del club prende il nome da una chiesa limitrofa dedicata a Mamete di Cesarea (in spagnolo Mamés), santo protocristiano che, secondo la leggenda, sarebbe stato dato in pasto ai leoni, i quali avrebbero, tuttavia, rifiutato di divorarlo. Oggi è il Padre Nostro che carica l’Athletic Bilbao prima di “ruggire” in campo.