Saggi. L'economia al tempo dei Big Data
NEW YORK Wall Street, la via dove ha sede il New York Stock Exchange, principale Borsa del mondo (Ap/Richard Drew)
Da qualche tempo la finanza è spesso considerata la madre di tutti i mali. E oggi la si considera trionfante nel governare le sorti dei mercati. E se questa opinio communis fosse valesse solo per il passato e ora fosse giunto il suo momento? Se accadesse non solo avremmo la fine del capitalismo finanziario ma il suo schianto trascinerebbe con sé il sistema bancario. E con esso finirebbe in soffitta il primato del denaro e la sua capacità di imporre gerarchie e diseguaglianze. A fissarle sarà chi riuscirà a filtrare, associare e interpretare i dati che a ridde fluiscono nel web. Fantasie? Non secondo Viktor Mayer-Schönberger e Thomas Ramge. Sarebbe l’inevitabile evoluzione dell’attuale sistema economico globalizzato a portare a questo esito. Almeno così raccontano in Reinventare il capitalismo nell’era dei Big Data: «Il capitalismo finanziario – profetano gli autori – sarà considerato antiquato quanto il Flower Power». Mayer-Schönberger sarà presente a “Galileo. Festival dell’Innovazione” di Padova oggi alle ore 15 a Palazzo Moroni, Sala Paladin per parlare di “Big Data Revolution. L’etica nella società interconnessa” con Massimo Gaudina e Massimo Cerofolini.
A spingere la trasformazione del capitalismo sono i flussi dei dati circolanti nell’etere a seguito delle innovazioni tecnologiche. Dall’osservazione dei fondamentali economici di molti colossi del mercato high tech tutto ciò sarebbe evidente. La crisi di eBay o Yahoo non è casuale, semplicemente le due società non sarebbero performanti. A emergere sono invece le piattaforme come BlaBlaCar o anche Amazon che si avvalgono dei dati per rendere più efficace la loro offerta. Elaborando le preferenze dei diversi utenti riescono a offrire a loro il bene che ricercano e alle migliori condizioni di mercato. Così il bisogno del consumatore sarebbe facilmente soddisfatto e sprechi e inefficienze ridotti. «Quello di eBay – scrivono – non è un esempio isolato. Da un colosso della vendita al dettaglio come Amazon a un attore di nicchia come BlaBlaCar, i marketplace si stanno riconfigurando verso un futuro data-rich[ orientati dai dati, ndr]. E poiché i mercati data-rich sono di gran lunga più efficienti nell’aiutarci a ottenere ciò che ci serve, li useremo molto più dei mercati tradizionali, alimentando ulteriormente il passaggio da questi ultimi ai primi».
Il cambiamento di paradigma non potrà non avere conseguenze. La più evidente sarà il declino del ruolo del denaro e con esso del sistema bancario. Fino a ora i soldi servivano a rendere più fluide le transazioni. Se con il baratto occorreva trovare due consumatori interessati ai beni in palio nel mercato il denaro rende più agevoli lo scambio. Per realizzarlo non occorre trovare due interessati ai beni messi a disposizione perché ogni bene può essere commutato in moneta sonante e questa utilizzata per acquistare quanto serve. «Nei mercati data- rich – ammoniscono i due economisti – i soldi non saranno più i primi violini». Se i venditori possono conoscere i destinatari delle loro merci riescono a proporre il prodotto al diretto interessato senza cercarlo tra la miriade dei potenziali consumatori. E tutto grazie a dati opportunamente utilizzati. I mercati che si avvalgono dei dati «faranno di noi – continuano gli studiosi – compratori e venditori formidabili, e non perché vinceremo ogni trattativa, ma perché agiremo con efficienza, grazie all’incessante ottimizzazione dei risultati». Per ottenere buoni risultati economici a breve non servirà «armeggiare con il denaro ma sostituirlo, o almeno integrare, il suo ruolo informativo con flussi di dati ricchi e completi.
Per il fatto di aiutare gli attori a trovare matching [corrispondenza tra domanda e offerta, ndr] sempre migliori, potremmo definire i dati come il nuovo lubrificante con cui oliare gli ingranaggi del mercato». Dovesse avvenire tutto questo, la creazione di valore si sposterebbe dal fornitore del mercato al fornitore di matching ottimali capace di abbinare il bene al compratore. Nei mercati data-rich, gli attori non userebbero più il prezzo come principale veicolo di informazioni. Il denaro conserverà ancora il suo valore, «ma se non sarà più necessario come efficace codice informativo, allora perderà una delle funzioni centrali che svolge», conducendo alla fine del capitalismo finanziario. Fin qui Viktor Mayer-Schönberger e Thomas Ramge tracciano uno scenario plausibile, anche se discutibile, dei prossimi anni. Lascia invece perplessi la premessa rigidamente economicista del lavoro mosso dall’idea, forse un po’ ingenua, che questa evoluzione permetterà agli uomini di realizzarsi. «L’obiettivo finale dei mercati data-rich – sostengono – non è la perfezione nel complesso ma la realizzazione individuale, e questo significa celebrare l’individualità, la diversità e quell’occasionale follia così tipicamente umana». Siamo davvero ancor convinti che spetti al mercato la realizzazione dell’uomo?
Viktor Mayer-Schönberger Thomas Ramge
REINVENTARE IL CAPITALISMO NELL’ERA DEI BIG DATA
Egea. Pagine 220. Euro 24,00