Agorà

Intervista. BERNINI, Il genio della matita

LAURA BADARACCHI domenica 13 marzo 2016
Vive la sua giornata lavorativa circondata da libri preziosi, a cui è affezionata. Dal 1996 Barbara Jatta è responsabile del Gabinetto delle stampe della Biblioteca apostolica vaticana, presso la quale è anche membro delle Commissioni mostre, accessioni, acquisti e catalogazioni. L’8 settembre del 2010 Benedetto XVI l’ha nominata curatore delle stampe presso la Biblioteca «che non cela segreti, ma conserva per tramandare». Per far conoscere una porzione di questo immenso patrimonio, di recente ha curato con Manuela Gobbi (che ha un dottorato in Storia del disegno e della grafica all’Università di Roma 'Tor Vergata') il volume I disegni di Bernini e della sua Scuola nella Biblioteca Apostolica Vaticana: «Il compendio di una ricerca iniziata anni fa col proposito, forse audace, di raccogliere tutti i disegni del maestro del Barocco in possesso della Biblioteca Vaticana per la prima volta in un unico volume», spiega. La sua passione per l’arte quando e come comincia? «Vengo da una famiglia di storici dell’arte e artisti: i miei bisnonni erano architetti della Fabbrica di San Pietro, mia madre era restauratrice di dipinti e lavorava in casa, mia sorella è restauratrice. Mi sono sempre molto interessata alla grafica e al disegno, infatti mi sono laureata in Storia del disegno dell’incisione e della grafica all’Università degli studi di Roma 'La Sapienza'. Nel 1996 sono arrivata in Biblioteca Vaticana per una collaborazione con i Musei in occasione di una mostra; allora era vacante la posizione del gabinetto delle stampe antiche, geografiche e fotografiche. Ma solo nel 2007 ho ricevuto la nomina papale come curatore del reparto. È un bellissimo lavoro non statico, anzi fin troppo dinamico e stancante: una fatica che assumo volentieri». Donna fra uomini. In quante lavorate ora in Biblioteca vaticana?«Mi sono sempre trovata benissimo, senza nessun tipo di discriminazioni. Ma nei primi anni non è stato facile: ero la terza donna assunta. Adesso siamo 110 dipendenti e noi donne rappresentiamo un buon 40%. Una è responsabile del Medagliere vaticano, tre si trovano nel Dipartimento dei mano-scritti, mentre nel gabinetto della grafica siamo diverse. Tutte laiche, di cui il 70% sposate con figli: io ne ho tre». Il valore aggiunto della presenza femminile? «Il cardinale Raffaele Farina, per anni prefetto della Biblioteca, mi ripeteva spesso: 'Barbara, dobbiamo assumere più donne, si organizzano meglio'. Non c’è dubbio che sappiamo essere multifunzionali e abbiamo una delicatezza maggiore, senso dell’ordine. Ultimamente mi sono preoccupata di far ricerare tutto il pavimento alla veneziana, con mosaici romani, con un lavoro extra di pulizia. Poi amo occuparmi degli arredi, dei quadri appesi alle pareti con le targhette sui loro autori». I tesori nel suo reparto: li faccia immaginare ai lettori. «Per quanto riguarda le incisioni antiche, custodiamo quanto di meglio ci può essere al mondo: i cardinali bibliotecari e gli stessi pontefici hanno raccolto tesori inestimabili con uno spirito squisitamente umanistico. Contiamo 18 mila stampe di autori diversi solo nel fondo antico, che fu allestito nella seconda metà del Settecento: da Mantegna agli artisti veneti e toscani del Quattrocento, poi oltre 2 mila stampe di Albrecht Dürer, opere della scuola fiamminga e olandese almeno fino alla fine del Settecento. Inoltre nel Fondo Piranesi sono confluite varie collezioni. Invece, nel- la sezione dei disegni, abbiamo quelli del Gian Lorenzo Bernini, che sono un patrimonio straordinario: circa 400 autografi di scuola e di bottega, suddivisi nei cantieri, dal baldacchino di San Pietro al colonnato, dalla fontana dei fiumi a Piazza Navona all’obelisco della Minerva con l’elefantino, fino alle opere realizzate a Siena (cappella Chigi del Duomo) e Castelgandolfo ( Villa Barberini). Senza dubbio, un genio di tutti i tempi: per questo abbiamo pensato di proporre questi disegni per la prima volta tutti insieme, in un’unica pubblicazione. Finora non esisteva un corpus unico e prepararlo ha comportato un lavoro di quattro anni che solo degli interni potevano fare». Come si è formata questa ricca collezione? «Con i Fondi chigiano, barberiniano e di Villa Spada. Abbiamo riprodotto con rigore scientifico i disegni, con introduzioni sintetiche ai vari cantieri accompagnate da una frase tratta dalla biografia secentesca dell’artista. L’opera, di oltre 600 pagine, è tradotta anche in inglese». Le riscoperte più recenti, nel patrimonio sconfinato di una biblioteca di biblioteche?  «Abbiamo scoperto migliaia di manoscritti cinesi e giapponesi che non si sapeva fossero qui e che documentano alcuni secoli della storia cristiana cinese; nel laboratorio di restauro 15 esperti giapponesi e una decina di colleghi cinesi li stanno analizzando e catalogando. Stanno scansionando e restaurando circa 10 mila rotoli giapponesi, comprese opere laiche e manoscritti buddhisti, testimonianze delle persecuzioni ai cristiani in Giappone dal Cinquecento all’Ottocento. E so per certo che Papa Francesco tiene in modo particolare a questo progetto».