Agorà

INCHIESTA. Bergoglio, le vite «strappate» a Videla

Mimmo Muolo martedì 8 ottobre 2013
Non un libro di storia, ma di storie. Cioè di vite vissute e salvate. Con coraggio e nel nascondimento, che poi sono due "virtù" radicalmente cristiane. Storie che hanno come unico comun denominatore un (allora) giovane gesuita argentino, ora meglio conosciuto come Papa Francesco. Sono le storie che Nello Scavo, giornalista di Avvenire, ha raccolto nel suo La lista di Bergoglio, i salvati da Francesco durante la dittatura (edizioni Emi) e che dimostrano in maniera incontrovertibile non solo la totale inconsistenza delle accuse di collusione del Pontefice con il regime del generale Videla, ma al contrario la sua opera per salvare tante persone ricercate dai militari. Il libro è stato presentato ieri nella sede de La Civiltà Cattolica con l’intervento del direttore del prestigioso quindicinale, padre Antonio Spadaro, della regista Liliana Cavani, del direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e di Lorenzo Fazzini direttore della casa editrice Emi (oggi il volume verrà presentato al Centro San Fedele a Milano alle ore 18,30, con Alfredo Luis Somoza, Alberto Melloni, Moni Ovadia e Stefano Femminis). Proprio padre Spadaro ha dato il via al dibattito, con la sottolineatura che, a suo parere, il volume – oltre al fondamentale contributo alla chiarezza storica – aiuterà senz’altro a capire meglio la personalità del Papa. «Francesco – ha ricordato il gesuita, citando un passaggio dell’intervista a La Civiltà Cattolica – afferma che "solo nella narrazione si può fare discernimento". Dunque un criterio per interpretarlo sono le sue esperienze personali. Questo libro può farcelo conoscere meglio, perché non lo trasforma nell’icona di un santino, ma ce lo restituisce nella plasticità dei gesti reali. Nella fattispecie il tentativo riuscito di salvare delle vite umane».Di «indagine molto interessante» ha parlato Liliana Cavani, sottolineando come «ora sappiamo con certezza da che parte era schierato Bergoglio», al di là del tentativo «operato da chi a lungo era stato nel fango della dittatura, di schizzargli un po’ di quel fango addosso». Questo tentativo, a parere della nota regista (autrice tra l’altro di due film su san Francesco), ha potuto all’inizio avere risonanza nei media, perché il futuro Papa fece tutto nel nascondimento. «Padre Bergoglio – ha fatto notare – non sentì il bisogno di raccogliere "ricevute" per ciò che aveva dato. Scelse la non esposizione perché il suo intento era quello di salvare delle persone. E anche dopo decise di restare nell’ombra». Da questo punto di vista, ha aggiunto Cavani, «il Papa assomiglia ai pescatori di Lampedusa che, pur non potendo impedire le tragedie, prendono il mare per portare in salvo quanti più migranti è possibile».D’accordo nel mettere l’accento sulla "virtù" del nascondimento anche il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio. «Il bene corre per vie che non sempre conosciamo – ha rimarcato – e che non sono quelle illuminate dai riflettori dei mass media». Perciò «l’inchiesta contenuta nel libro di Scavo è più che opportuna, perché ci fa comprendere che l’allora Jorge Mario Bergoglio agiva per motivi sostanziali, la salvezza delle persone. Ci sono state delle persone che hanno cercato di scaricare sulle sue spalle queste menzogne maleodoranti, ma alla fine la verità è venuta a galla». Tarquinio ha anche ricordato come il volume abbia avuto la sua genesi nell’inchiesta in cinque puntate che il quotidiano cattolico pubblicò all’indomani delle prime accuse di collusione rivolte al Papa, subito dopo l’elezione a vescovo di Roma. «Il materiale pubblicato in quei giorni ebbe il potere di fermare le voci e le illazioni, dando conto della verità, sulla base di documenti e testimonianze incontrovertibili. Ma Nello Scavo non si è accontentato ed è andato avanti, raccogliendo altre prove e facendole confluire in questo suo lavoro». Anche l’autore ha ricordato questi primi passi e la difficoltà di reperire le prime testimonianze. «Ma non per reticenza, quanto piuttosto per un’estrema forma di riservatezza». Poi però le storie sono emerse e il libro ha preso forma, delineando il coraggio di padre Bergoglio, che non esitava ad attraversare Buenos Aires in macchina portando con sé il sindacalista Gonzalo Mosca o il magistrato Alicia Oliveira e mettendo così in gioco la sua stessa vita. «Persino Amnesty International – ha sottolineato Scavo – ha affermato di non aver mai trovato alcunché che provasse il coinvolgimento di Bergoglio con il regime. Egli si muoveva in parte con l’abilità di uno 007 e un po’ con la santa "ingenuità" di chi si affida alla Provvidenza. Quel che è certo è che alle storie presenti nel volume potrebbero aggiungersene delle altre, dato che sto ricevendo diverse nuove segnalazioni. Così come è sicuro che il Papa salvò indirettamente anche altre vite, se pensiamo che quelli salvati direttamente avrebbero potuto fare dei nomi sotto tortura». Insomma, ha concluso l’autore, «la lista di Bergoglio non è chiusa».