Agorà

SANREMO. Benigni scuote il Festival tra satira e lezioni d’italianità

Angela Calvini venerdì 18 febbraio 2011
Sanremo ieri si è tinta dei colori della bandiera italiana. Bianco, rosso e verde il fumo delle Frecce Tricolori sull’Ariston, i fuochi d’artificio sul mare e pure il balletto di Daniel Ezralow che ha aperto la serata in omaggio ai 150anni dell’Unificazione d’Italia sulle note del Guglielmo Tell di Rossini con un immenso Tricolore. La serata dell’orgoglio nazionale, benedetta dal «padre della patria» Toto Cutugno che dopo quasi trent’anni intona qui L’italiano, con un devoto Tricarico e un coro di ragazzi di ogni colore. E a proposito di Inno, irrompe a metà serata come un ciclone Roberto Benigni, per rendere uno accorato omaggio a quello di Mameli, partendo però dall’immancabile sberleffo a Berlusconi. Benigni entra a sorpresa dalla platea a cavallo (che inciampa) sventolando il tricolore. «Viva l’Italia» esordisce il premio Oscar ed è un fuoco di fila di allusioni.«Sono entrato a cavallo. È un periodo che ai cavalieri non gli dice tanto bene». E poi i complimenti a Morandi «non reagisce, subisce i soprusi, il prossimo festival lo facciamo condurre a Bersani». E poi il tormentone:«Parliamo solo dell’Inno. La frase "Dov’è la vittoria?" sembra scritta dal Pd». E poi «a 150 anni l’Italia è una bambina, anzi una minorenne. Mameli aveva 20 anni, era minorenne. È nato tutto da Sanremo, con la Cinquetti spacciata per la nipote di Claudio Villa» fino a scherzare su Silvio Pellico e Le mie prigioni. Poi si cambia registro, e Benigni comincia la lezione di storia a modo suo. «Garibaldi altro che i Beatles e i Rolling Stones, era l’eroe dei due mondi, ma non è Marchionne». Sprizza passione e orgoglio nazionale, da tutte le parti, anche se a volte è un po’ didascalico. Ma un ripasso di storia evidentemente è necessario. «Questo è il primo Paese dove è nata prima la cultura e poi la nazione. Un sano patriottismo fa bene». E poi si parte da Cavour e Mazzini «entrati in politica e usciti più poveri dalla politica. Un Paese che non difende i suoi valori con forza è pronto per l’oppressione e la servitù». Benigni si addentra nelle rime a volte ostiche di Mameli. «Il nostro è un Paese tanto libero che qualcuno può dire "Non lo festeggio". È meraviglioso». E ancora Dante, la lingua, l’identità più profonda, il cattolicesimo liberale di Gioberti, le donne del Risorgimento, fino a Tina Anselmi. E alla fine l’Inno cantato a mezza voce, come un ragazzo soldato di 150 anni fa, solo nella notte. Insomma si vola alto, ma l’attore si dilunga un po’ troppo per una serata di canzonette. E se ne scusa.Una serata dove Morandi, finalmente con uno smoking sobrio, annuncia l’omaggio alla grande canzone italiana, ma anche che la gara non si ferma: ieri il ripescaggio di due Big fra Albano, Tatangelo, Oxa e Pravo. Ma il cuore, stasera, è l’amor patrio. Attacca con grinta Davide Van De Sfroos, che esce dalle nebbie padane ruggendo la sua italianità in una robusta Viva l’Italia di De Gregori, mentre una Anna Tatangelo con fiocco regalo rassicura con una bella versione cha cha di Mamma. Divide O’ sole mio di Anna Oxa truccata da Avatar e a tutta ugola e lascia un po’ così anche il Va’ pensiero a ritmo di bongo con Al Bano. Si stacca dal gruppo Gianni Morandi, che tocca il cuore con Rinascimento scritto da Mogol e da Gianni Bella, prima che fosse colpito da un ictus. «Questo brano l’ha scritto un mio grande amico che ora non può più cantarlo – dice Gianni – Sono contento di prestargli la mia voce». «Questo mondo tende la sua mano/ forse cerca Dio/ cerca aiuto in Dio» canta Gianni coi lucciconi nell’ariosa canzone contro la sete di potere e denaro, alla ricerca di una nuova innocenza. «La soluzione forse è pregare/ credere di più/ in ciò che vale./ Una vita più spirituale/ meglio adesso sai/ prima dimorire... un miracolo la fede/ la gioia di chi crede». Magnifico e inaspettato. Gianni si commuove, standing ovation.Si torna agli omaggi con una spiritosa Patty Pravo versione diva anni 30 in Mille lire al mese, un romantico Madonia con Battiato direttore di lusso ne La notte delladdio. I grandi cantautori Paoli e Battisti vengono interpretati dalla roca Giusy Ferreri (Il cielo in una stanza) e dalla bucolica Nathalie (Il mio cantolibero), i canti del Risorgimento si fischiettano con Luca Barbarossa-De Rosario (Addio mia bella addio), il dramma di Sacco e Vanzetti torna attuale con Emma e i Modà (Here’s to you di Morricone). L’Italia dei nostri nonni, viene celebrata con solarità da Arisa e Max Pezzali nel canto degli emigranti, Mamma mia dammi cento lire, con commozione da Vecchioni che fa cantare tutto l’Ariston con O’ surdato nnammurato, con piacioneria dai La Crus Parlami d’amore Mariù.Anche qui, rispunta il televoto, per incoronare la più amata dei 150 anni. Intanto il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà bacchetta ancora il Festival. «Abbiamo notato che per il televoto l’evidenziazione dei costi in sovraimpressione avviene molto velocemente e in caratteri piccoli: chiederemo che sia più lenta e con scritte più grandi». Comunque da oggi i brani della serata si trovano in un cd nelle edicole e sulweb dal titolo Nata per unire, firmato da Rai Trade, i cui proventi saranno interamente devoluti alla Fondazione "Per il Tuo cuore" Onlus del prof. Attilio Maseri. Morandi comunque viaggia tranquillo verso la penultima serata,anche se la seconda, mercoledì, ha segnato un calo di quasi due milioni di spettatori (1.878.800), realizzando una media di 10.144.000 spettatori, 42.67% di share. Tapiro d’oro, ma sempre meglio di Bonolis 2009,e uguale alla Clerici 2010.