Ha parlato per più di mezz’ora, a Palazzo Vecchio, facendo commuovere e divertire i presenti con le sue incursioni nella
Divina Commedia – che tornerà presto a declamare e commentare in pubblico – e nella triste attualità del momento. Roberto Benigni, intervenuto nella Sala dei Cinquecento per ricevere for- malmente dal sindaco Matteo Renzi la cittadinanza onoraria di Firenze (che gli era stata conferita ben 13 anni fa per l’Oscar ottenuto con
La vita è bella), si è lasciato andare anche a una citazione evangelica: «Ama il prossimo tuo come te stesso». L’attore pratese ha richiamato uno dei comandamenti lasciati da Gesù agli apostoli spiegando alla platea la sua concezione del lavoro: «Il lavoro sta venendo un po’ meno, è la cosa che intristisce di più anche se dovrebbe essere il primo punto di ogni programma politico: amare il proprio lavoro e far sì che si ami il proprio lavoro. Un lavoro che non esiste – ha proseguito – solo quando c’è la ricompensa della busta paga, non è solo quello: dentro la busta paga c’è un’altra ricompensa, troviamo noi stessi, la nostra identità. È il mistero del lavoro». Nel suo discorso non è mancato poi un pensiero ad altri sinistrati del nostro Paese: «Tra le altre cose che intristiscono di più ci sono i terremotati dell’Emilia e non vorrei dimenticare nemmeno quelli dell’Aquila, perché una nuova tragedia non può coprire quella vecchia ». Dopo la cerimonia in Comune, un annuncio: «Ho un sogno: fare tutta la
Divina Commedia, commentarla e leggerla in pubblico, come mai è stato fatto. Tra poco compio 60 anni. Spero di realizzarlo tra un film e uno spettacolo in televisione. Ecco perchè ho deciso di tornare a Firenze e questa volta parlerò dell’Inferno profondo, lì dove Dante aveva raccontato il lercio, la lordura, la putrefazione del peccato ». Il nuovo
TuttoDante, evento unico nella storia dello spettacolo per il successo ottenuto nelle precedenti edizioni (prima rappresentazione, giugno 2006, in Grecia, teatro romano di Patrasso) e per l’originalità dell’interpretazione, andrà in scena in piazza Santa Croce dal 20 luglio al 6 agosto. Dodici gli spettacoli 'sotto le stelle' con i canti dell’Inferno dall’XI al XXII. Come sempre, la prima parte del recital sarà densa di satira e comicità sugli argomenti politico-sociali del momento, mentre nella seconda Benigni leggerà i travolgenti versi danteschi. «Racconterò Dante parlando del Medioevo – ha detto ancora l’attore – di quel mondo infernale fatto di scialacquatori, bestemmiatori, sodomiti, ruffiani, seduttori, meretrici, stalker ante-litteram, simoniaci e barattieri, cioè persone che si arricchivano con il peculato, la concussione, la corruzione, le bustarelle. Ovviamente è Dante che parla di questo nel Medioevo, non c’ è nessun riferimento all’attualità», ha ironizzato Benigni. E a chi gli ha chiesto in quale girone dantesco metterebbe Mario Monti, il 'Robertaccio' nazionale ha risposto: «In Purgatorio, ma anche in Paradiso, non certo all’Inferno. Del resto, il cantico del Purgatorio è il più dolce ma anche... il più tecnico».