Motori. Benelli, cento anni di una leggenda sulle due ruote
Il campionissimo Tonino Benelli in sella alla moto Campione d’Italia nella categoria 175cc
Ci sono storie leggendarie in cui il tempo sembra essersi fermato. In cui il protagonista è un predestinato che sarebbe potuto esistere solo in quel luogo e in quel momento. È ciò che accade per Tonino Benelli che nasce a Pesaro l’8 aprile 1902. La sua vicenda umana e sportiva lo colloca tra i miti del motociclismo italiano agli albori dell’industria dei motori. È il 1911 quando la madre, Teresa Boni Benelli, rimasta vedova, decide di dare un futuro ai suoi sei figli investendo l’intero patrimonio di famiglia per aprire un’officina meccanica nel centro di Pesaro, a due passi dalla casa natale di Gioacchino Rossini. Nascono così le “Officine Benelli”, le più antiche industrie motociclistiche italiane tuttora in attività. Subito la città si innamora della nuova “melodia” rombante dei motori che, proprio come la musica, entra a far parte del Dna dei pesaresi. Dopo il terremoto del 1916 gli stabilimenti si trasferiscono in via del Lazzaretto arrivando a impiegare fino a mille operai in una città composta allora da appena 30mila abitanti. Si può dire che ogni famiglia, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, fosse impegnata nelle industrie dei fratelli Benelli. Qui ciascuno dei fondatori ha un ruolo strategico: Giuseppe, ingegnere e progettista eccezionale; Giovanni, ingegnere e direttore tecnico; Filippo, responsabile amministrativo; Domenico, responsabile della gestione sportiva; Francesco responsabile commerciale. Poi c’è Antonio detto Tonino perché era il più piccolo. È quest’ultimo, esattamente 100 anni fa, a lanciare il marchio di famiglia, avviando ufficialmente una brillante carriera sportiva.
Nel 1924 infatti inizia il suo volo tra le divinità motociclistiche. Che fosse un predestinato lo si era capito subito. Dotato di una simpatia innata lo si vedeva sfrecciare per le strade della sua città intento a cimentarsi con l’ebbrezza della velocità. Ecco cosa scriveva di lui Paolo Prosperi, compianto presidente del Registro Storico Benelli di Pesaro intitolato al campione marchigiano. «Tonino ama fare equilibrismi, sia con la moto che con il sidecar, e il malcapitato passeggero può trovarsi a folle andatura a mezz’aria, sospeso nel vuoto all’estremo margine della banchina del porto». Tutto questo per la gioia della vigilanza urbana che riempiva così le casse comunali a suon di multe. La carriera di Tonino si sviluppa tra il 1924 e il 1932. In questi anni, in cui non esisteva ancora un campionato mondiale, riesce a vincere di tutto conquistando il titolo di Campione Italiano nella categoria 175cc per ben quattro volte negli anni 1927, 1928, 1930 e 1931. A questi si aggiungono: un Gp di Francia, tre Circuiti del Lario, quattro Gp delle Nazioni, due Gp del Moto Club d’Italia e due Gp Reale. Il successo commerciale per la casa pesarese è enorme e tutte le testate sportive celebrano le imprese di Tonino.
Il 5 ottobre del 1929 si sposa con Maria Rattini di Sassocorvaro (PU), ricevendo le congratulazioni dalla prestigiosa rivista “ Motociclismo” che lo definisce il “campionissimo”. Dal matrimonio nascono due figli, Pietro e Paolo. Il 1932 si apre sotto i migliori auspici ma sul circuito del Tigullio, a Santa Margherita Ligure, quella mattina del 27 novembre piove. Tonino ritardato da difficoltà all’avviamento, effettua un recupero rabbioso e si lancia all’inseguimento. Dopo aver ripreso la testa della gara, in una curva, scivola e sbatte violentemente contro un paracarro. Trasportato all’ospedale della cittadina Ligure entra in coma e resta per una settimana tra la vita e la morte. Il recupero sarà lungo e complicato e tutti i giornali d’Italia seguiranno con trepidazione le sue sorti. Si riprenderà ma la sua carriera finirà qui. Resta tuttavia ancora legato al mondo dei motori come primo collaudatore delle macchine che escono dalle officine pesaresi.
La volontà di inseguire ancora il sogno della velocità era così forte da volersi cimentare nuovamente nelle corse. Decide però di passare alle quattro ruote, iscrivendosi alle Mille Miglia del 1938. Costruisce quindi una piccola “vetturetta” motorizzata con un propulsore Benelli da 500 cm³, progettata e realizzata sotto la sua supervisione e commissionata a un bravo artigiano di Rimini. Il 27 settembre 1937, di ritorno dalla cittadina romagnola per controllare l’avanzamento dei lavori della carrozzeria, la sua moto Benelli 500 sport si scontra frontalmente con un’automobile. Muore sul colpo a soli 34 anni entrando per sempre nella leggenda. La camera ardente viene allestita nelle sue officine, mentre il funerale si celebra nella chiesa della Madonna delle Grazie. Una gigantesca folla si raduna per rendere omaggio all’unico campione che correva e vinceva sulla moto che portava il suo nome: “Benelli”. Oggi la fabbrica è in mano al gruppo cinese Qianjiang ma la progettazione resta a Pesaro. La leggenda di Tonino attrae ancora migliaia di appassionati e continua a vincere col “Benelli TRK702”, che risulta al primo posto tra tutti i modelli di moto venduti oggi in Italia.