Un compleanno con Beethoven. Sarà quello che festeggerà domani Francesca Dego. Classe 1989, la violinista di Lecco taglia in musica il traguardo dei 25 anni con un concerto a Bergamo. Beethoven che è anche il compagno di viaggio dell’ultima avventura discografica della musicista, allieva di Salvatore Accardo, sul palco in California già a 7 anni e prima violinista italiana a entrare nel 2008 nella finale del premio Paganini di Genova. È uscito in questi giorni il cd, targato Deutsche grammophon,
Beethoven Violino sonatas, prima tappa dell’integrale delle
Sonate per violino e pianoforte che la Dego sta affrontando con la pianista Francesca Leonardi. «Perché ancora Beethoven? Perché della sua musica ci sarà sempre bisogno» dice la violinista convinta che «i grandi compositori sono sempre attuali e per questo vanno fatti conoscere ai giovani». Sarà per questo che ha scelto una copertina pop: lei in abito da sera nero, scritte azzurre, viola e fucsia. «Abbiamo voluto mettere un pizzico di ironia anche per dire che non ci vogliamo porre in competizione con i grandi che prima di noi hanno affrontato questo repertorio». E in questo primo cd, insieme alla
Terza e alla
Quarta c’è nientemeno che la celeberrima
Sonata Kreutzer. «Beethoven – racconta la Dego – lo suono da sempre. E in particolare questo repertorio lo affronto da dieci anni, dal 2004. La
Kreutzer, poi, è il brano che ho suonato di più in assoluto. Lo sento come mio, anche se sono sicura che tra qualche anno lo penserò e lo suonerò in modo diverso tanto che tra trent’anni mi piacerebbe reincidere le
Sonate, pagine dove violino e pianoforte sono due personalità che dialogano».Un punto di partenza, dunque questo disco, non di arrivo. «Quello che si sente nell’incisione è l’espressione della mia maturità artistica in questo momento e del percorso compiuto sino ad ora. Io e Francesca Leonardi abbiamo un approccio dettato dall’entusiasmo, cerchiamo di proporre un’interpretazione fresca eppure pensatissima di queste pagine. Dentro c’è la gioia di vivere, ma anche il nostro rispetto per la grandezza di questo autore. Grandezza che speriamo arrivi intatta al pubblico e non guastata dal mestiere che potrebbe esserci suonando pagine tanto conosciute». Grandezza da trasmettere soprattutto ai giovani «senza quei tentativi goffi che spesso si vedono in chi vuole fare il giovanilista a tutti i costi». Francesca Dego pensa ai reality tv. «Sono qualcosa di illusorio – riflette – e nulla hanno a che fare con il mondo della classica, dove occorre uno studio costante e quotidiano. Il talent dà l’illusione di arrivare al vertice del successo velocemente, ma spesso poi la carriera non la si riesce a sostenere perché mancano le basi solide, la disciplina, la costanza. Un musicista è come un atleta che per vincere ha bisogno dell’allenamento quotidiano».Certo, in Italia, spazio per i giovani musicisti rischia di non esserci. «Sono diversi i ragazzi che studiano musica, ma sono ancora una parte elitaria anche perché oggi la musica non è né proposta né insegnata nelle nostre scuole. Lo dico certa che il sistema scolastico italiano sia uno dei migliori al mondo, carente, però, in fatto di educazione musicale». Per molti espatriare è d’obbligo. «Se nella lirica forse è più facile affermarsi, la difficoltà vera è per gli strumentisti. Da noi quello che manca è un adeguato passaggio dal Conservatorio al mondo del lavoro, un pecca che, intendiamoci, non c’è solo nel mondo della musica. A Londra ho frequentato master che offrivano subito posti nelle più prestigiose orchestre. La mancanza di queste offerte rischia di alimentare la fuga all’estero dei nostri talenti».