Agorà

IL CASO. Battiato: «Leghiamo le mani al male»

Giulia Rocchi sabato 23 febbraio 2013
​«Tutti gli artisti, anche i più scarsi, sanno bene che siamo un ponte tra l’alto e il basso. A volte arrivano delle influenze, e se si è in grado di coglierle ne viene fuori qualcosa di bello». È all’insegna del bello e della ricerca del trascendente tutta la produzione di Franco Battiato, cantautore ma anche pittore e regista. In questi giorni a Roma per l’«Apriti Sesamo. Live 2013», Battiato è stato anche protagonista, ieri mattina, nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, a piazza del Popolo, del secondo appuntamento di «Frammenti di bellezza», la serie di incontri dedicati alle diverse forme espressive – in questo caso, la musica – all’interno della rassegna Una porta verso l’Infinito, organizzata dall’Ufficio comunicazioni sociali del Vicariato in collaborazione con il Pontificio Consiglio della Cultura. Maglione a collo alto, giacca e giubbotto, il musicista siciliano dialoga con Aldo Cazzullo, giornalista del “Corriere della sera”, amico nonché ammiratore. Racconta la sua visione del mondo, la sua ricerca dell’Assoluto, sottesa a tutta la sua produzione artistica. «L’Assoluto è tutto. È la nostra esistenza incalcolabile. Non a caso si chiama infinito». Basta pensare a brani come L’ombra della luce, quasi una preghiera, o la celebre E ti vengo a cercare. Oppure, ancora, a un’opera come Genesi. «Non credo a cose come il brodo primordiale, e penso che Darwin abbia scritto delle sciocchezze. Avete mai visto una scimmia diventare uomo? Penso che la materia sia nata per manifestazione della mente. La coscienza come primo principio dell’essere umano». Ed è proprio «quando un uomo comincia a prendere coscienza della sua esistenza che si ribalta tutto». Come riuscirci? «La meditazione è la grande possibilità, perché realizza la visione perfetta di ciò che tu sei». Un percorso lungo, che richiede preparazione, conoscenza. Battiato lo ha intrapreso fin dagli anni Settanta: «Ho avuto delle esperienze mistiche e da lì ho iniziato a studiare, cominciando dai mistici indiani. Ma avevo già una base cristiana. Penso a grandi mistici come santa Teresa d’Avila, san Giovanni della Croce, san Francesco d’Assisi». Crede in Dio, Franco Battiato: «È come chiedermi se credo che noi siamo qui in questo momento». Ma la sua fede è fuori da qualsiasi schema. «Credo negli esseri che stanno in alto, gli angeli». Mentre in basso c’è il male.. «…E lo sapeva bene Paganini che il diavolo è mancino e subdolo e suona il violino», scrive il cantautore in Lode all’inviolato. «Il diavolo è in qualche modo la parte negativa dell’esistenza. Eppure ci sono politici che sono peggio del diavolo… Imbonitori, a cui non so come si fa ancora a credere». Noi esseri umani, rimarca, «abbiamo il libero arbitrio», ed è questo «che ci differenzia dagli animali»: «Se fai il ladro – osserva – è perché hai scelto di fare il ladro, non perché la natura del ladro si manifesta in te». Alle riflessioni sul trascendente si mescolano i ricordi personali. «Io sono nato mancino – rievoca il maestro con un sorriso –, e nella tradizione siciliana si considerava ci fosse qualcosa di maligno in questo. Così mi hanno legato la mano sinistra. Mia madre me lo raccontò solo quando ormai ero un giovane adulto, e io quasi non ci credevo. “Mi avete legato la mano?”, le chiesi. E lei disse: “Figlio mio, sì, ma con una sciarpa di seta”». Sorride, Battiato. Il pensiero corre all’amata Sicilia, «il luogo più bello del mondo», dice il cantautore. «I miei amici sono gli alberi, le piante, le rose, le nuvole». E quella "piccola chiesa" costruita nel complesso della casa di famiglia, voluta dalla mamma e dalla zia "tanto devote". Bello e trascendente, ancora una volta insieme. «La bellezza – riflette – è sempre interiore. Esteriormente si può essere bellissimi, ma dentro essere poi come un pane senza sale».