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CINEMA. Batman ritorna e mette in crisi il mito dell’eroe

Alessandra De Luca mercoledì 22 agosto 2012

È senza dubbio il film più atteso del 2012 e dal 29 agosto, distribuito dalla Warner, approda anche in 700 sale i­taliane con un pesante bagaglio. Al suo at­tivo vanta un incasso record al box office di 164 milioni di dollari nel solo primo weekend, ma è impossibile dimenticare che lo scorso 20 luglio, durante una prima per il pubblico a Denver, un giovane fanatico ha trasformato la festa per il ritorno di Bat­man in una strage. Ultimo capitolo della trilogia di culto sul­l’uomo pipistrello diretta da Christopher Nolan, Il cavaliere oscuro - Il ritorno arriva a quattro anni dall’episodio precedente, ma a Gotham City ne sono in realtà trascorsi otto e di Batman non vi è più traccia. Accu­sato della morte da Harvey Dent, ora vene­rato come campione dell’anticrimine, l’uo­mo dalla tuta di gomma nera si è ritirato, lasciando la sua leggenda sbiadire in una città apparentemente tranquilla e per nul­la bisognosa di supereroi. Insieme a Bat­man è scomparso anche il miliardario Bru­ce Wayne (ancora una volta con il volto do­lente e scavato di Christian Bale), mentre la sua Wayne Enterpreise, anche a causa di u­na truffa, sta andando in rovina. Che Bat­man, nato dalla fantasia di Bob Kane, sia il più crepuscolare e fragile tra i supereroi a fu­metti (tra l’altro gli unici super poteri del vendicatore sono la determinazione e la de­dizione) è cosa nota. Niente a che vedere con i coriacei colleghi tutti d’un pezzo, fi­duciosi nella propria missione e convinti del proprio inossidabile ruolo. Ma questa volta Wayne/Batman è ancora più tormen­tato. Dopo aver perduto la donna che ama­va e aver preso su di sé il peso della colpa di un male mai commesso, l’uomo pipistrel­lo che a dispetto di un una dolorosa infan­zia da orfano aveva finalmente trovato la propria strada, vede crollare tutte le certez­ze faticosamente costruite. C’è veramente bisogno di eroi? E qual è il loro ruolo in so­cietà fondate sulla menzogna e sui falsi mi­ti? Se nella seconda parte il film, densissi­mo, notturno e complesso, è tutto azione, nella prima i discorsi sono più filosofici. Si riflette sul bene e sul male, sulla paura del­la morte e sulla speranza, sul bisogno di ri­nascere, anche a costo di spogliarsi della propria ingombrante identità. O di rinun­ciare a regole che diventano una prigione. In quasi tre ore sullo schermo costellate di continui colpi di scena, oltre a Batman, ve­drete il nuovo cattivo, Bane (il gigantesco Tom Hardy) con il volto coperto da una mi­steriosa maschera, una deliziosa Catwoman con le labbra rosso fuoco di Anne Hataway, un’ambigua e ricca filantropa con lo sguar­do intrigante di Marion Cotillard, un giova­ne e onesto poliziotto, Joseph Gordon-Le­vitt, che in Batman ci crede ancora. E poi gli amici di sempre: il maggiordomo Alfred (Michael Cane), il commissario Gordon (Gary Oldman) e Lucius Fox (Morgan Free­man), che questa volta lo dota di una mac­china volante. I tentativi poi di trovare nel film corrispon­denze con l’attualità, come sempre, si spre­cano. Bane e il suo manipolo di feroci al­leati che irrompono in Wall Street e dichia­rano guerra alla ricchezza e alla corruzione fanno pensare agli indignados, ma in realtà sono più simili a terroristi decisi a distrug­gere non solo gli squali della finanza, ma l’intera città. Saranno loro a riportare in pi­sta Batman impegnato, nonostante gli ac­ciacchi dovuti alla lunga inattività, a evita­re che il peggio accada alla sua gente. Per­ché ciò accada l’eroe dovrà ricominciare un nuovo percorso emotivo che lo conduca a una rinnovata consapevolezza delle proprie responsabilità, anche verso se stesso. Il fi­nale, apertissimo, lascia spazio a redenzio­ni, riconciliazioni e a un possibile succes­sore. Il nome di Robin potrebbe dirvi qual­cosa. Settantadue minuti del film girati con camere Imax, che regalano alla pellicola un formato gigante, hanno inoltre consentito a Nolan di dimostrare quanto inutile sia il 3D.