Agorà

Genetica. La razza è un mito: la realtà è sempre meticcia

Luigi Bignami martedì 30 maggio 2017

Ricostruzione di un villaggio preistorico al Museo delle Gole del Verdon

Circa 2 anni fa quando autobus carichi di migranti provenienti dalla Siria e dall’Iraq si fermarono in Germania, alcune piccole località si trovarono sovraffollate. Il villaggio di Sumte, ad esempio, che aveva una popolazione di 102 abitanti si ritrovò con 750 richiedenti asilo. Un gruppo neonazista del distretto si rivolse al 'New York Times' affinché il mondo sapesse che un flusso così ingente di persone avrebbe portato «alla distruzione del loro patrimonio genetico». Ma quanto sosteneva quel gruppo era profondamente errato, in quanto il popolo tedesco non ha alcuna eredità genetica da proteggere. Sia loro, che tutti gli europei, sono già il risultato di una profonda mescolanza, in quanto figli di ripetute migrazioni antiche delle quali oggi si hanno prove scientifiche indiscutibili. Dimostrano che tutti gli europei che si ritengono 'indigeni' in realtà discendono da un mescolamento di popolazioni di tre grandi migrazioni avvenute negli ultimi 15.000 anni, tra cui due proprio dal Medio Oriente. Quei migranti attraversarono l’intera Europa, si fusero con i precedenti immigrati e ancora si rimescolarono tra loro a creare i popoli di oggi.

Utilizzando nuovi e sofisticati metodi per analizzare e studiare il Dna e particolari atomi presenti nelle ossa e nei denti di numerosi scheletri (che indicano la provenienza dei cibi e dell’acqua bevuta) vari ricercatori stanno districando le aggrovigliate radici dei popoli di tutto il mondo, come quelle estremamente variegate dei tedeschi o degli antichi filistei o degli abitanti del Kashmir. Risulta che pochissime popolazioni al mondo hanno una reale diretta discendenza da antichi gruppi rimasti 'incontaminati' nel tempo: un esempio quasi unico sono gli aborigeni australiani.

«Questi risultati si possono falsificare se si vuole sostenere che esistono delle popolazioni 'incontaminate', ma quasi tutti gli uomini di oggi hanno alle loro spalle una storia incredibilmente complessa di mescolamento legata a importanti e ripetute migrazioni», spiega Lynn Jorde dell’Università dell’Utah a Salt Lake City. Tacito, lo storico romano, riferisce che nel 9 dopo Cristo un membro della tribù germana Cherusci chiamato Arminio, guidò una ribellione contro i Romani in prossimità del villaggio di Kalkriese nel nord della Germania e la vinse. Quindi nel XV secolo i nazionalisti tedeschi e ancor dopo nel XX secolo i nazisti fecero diventare Arminio il padre di un antico popolo con un pedigree di una 'razza pura' proveniente dalla Germania e dal Nord Europa.

Oggi tutti gli storici sono d’accordo che quanto si è raccontato di Arminio è mito e nulla più: i Romani erano presenti in Germania fin dal III secolo a.C., come dimostra anche la recente scoperta di un campo di battaglia romano ad Harzhorn risalente proprio al III secolo a.C.. Tra l’altro lo stesso Arminio non era un puro 'ariano', se a quel termine si dà il significato di una persona i cui antenati vissero esclusivamente in quella che oggi è la Germania o la Scandinavia. La tribù Cherusci, come tutti gli Europei del loro tempo e anche più tardi, era composita.

Fino a pochi anni or sono era difficile dimostrare ciò. Spiega Doug Price dell’Università del Wisconsin a Madison, esperto di grandi migrazioni: «La maggior parte delle prove archeologiche sulle migrazioni era basata sui manufatti, ma questi potevano essere rubati o copiati, quindi non sono una reale prova dei movimenti umani». Da una ventina di anni a questa parte i metodi di studio delle migrazioni hanno rivoluzionato numerosi concetti. Dopo che il primo Homo sapiens uscì dall’Africa, circa 150.000 anni fa, numerosi gruppi lo hanno seguito a partire da 60.000 an- ni or sono e uno dopo l’altro si gettarono nelle braccia dei precedenti gruppi, e anche in quelle dei neandertaliani.

Oggi quasi tutti gli uomini che si trovano al di fuori dell’Africa portano tracce di Dna dell’incrocio avvenuto a quel tempo. Lo studio del Dna poi, di 51 europei ed asiatici vissuti tra 45.000 e 7.000 anni fa ha permesso di ricostruire con precisione la storia delle ultime tre migrazioni. La prima avvenne tra 19.000 e 14.000 anni fa. Fu di cacciatori-raccoglitori, provenienti dal Medio Oriente. La seconda fu di agricoltori dell’Anatolia nord-occidentale che migrarono circa 9.000 anni or sono in Grecia e in Turchia. Quest’ultima ha attraversato l’intero continente. Il Dna registra che arrivarono in Germania, dove si unirono alla cultura definita della 'ceramica lineare', che si sviluppò tra 6.900 e 7.500 anni fa. Ai nostri giorni i sardi conservano la maggiore impronta di Dna di quei primi agricoltori, i cui genitori avevano occhi marroni e capelli scuri. Circa 5.000 anni fa poi, pastori yamnaya arrivarono dalle steppe pontiche (regione a nord del Mar Nero) in Europa e in Asia. Essi hanno portato la capacità di digerire il lattosio, una caratteristica rimasta impressa nel Dna. Si capisce dunque, come gli antichi germani fossero il risultato della fusione di cacciatori-raccoglitori dell’età post ultima-glaciazione, con contadini anatolici e pastori Yamnaya.

E questo vale anche per la maggior parte degli altri europei: i baschi, che si considerano un popolo a parte, possiedono un Dna simile a quello degli antichi agricoltori che hanno popolato la Spagna settentrionale prima della migrazione yamnaya. Lo ha scoperto lo scorso anno Matthias Jacobsson, esperto di genetica della popolazione dell’Università di Uppsala. E studio dopo studio sono crollati i miti degli irlandesi, dei celti e ora anche di popolazioni al di fuori dell’Europa, come i Filistei, un popolo biblico considerato unico e apparentemente volatilizzato con l’Antico testamento. Spiega Aren Maeir della Bar-Ilan University di Ramat Gan, Israele, che ha diretto gli scavi presso la città filistea di Gath per due decenni: «I filistei possedevano una cultura intrisa di elementi provenienti dall’Anatolia occidentale, Cipro, Grecia e Balcani. Si fusero con le persone che vivevano in Canaan e non si dissolsero nel nulla». Se così è significa che i filistei sono parte ancestrale sia dei palestinesi musulmani che degli israeliani ebrei. Tornando a Sumte, dall’autunno delle 2015 i rifugiati provenienti dalla Siria hanno iniziato a imparare il tedesco. I loro figli a Natale hanno cantato "O Tannenbaum" in una chiesa della cittadina, mentre nei mesi successivi quasi tutti i rifugiati si sono dispersi in città più grandi di tutta la Germania. Col tempo alcuni giovani immigrati contribuiranno con il loro Dna alla prossima generazione di tedeschi.