Cinema. Barnum, l'uomo che inventò il circo e gli altri film di Natale
Una scena di "The greatest showman" nella sale dal 25 dicembre
Il vero film di Natale quest’anno arriva nelle sale italiane e americane proprio il 25 dicembre e racconta la realizzazione di un sogno destinato a diventare quello di tanti. The greatest showman è infatti la storia di Phineas Taylor Barnum, l’uomo che dal nulla creò uno spettacolo innovativo e visionario, eccentrico e sgargiante, disprezzato da molti a quel tempo e battezzato “circo” da un critico malevolo, ma avviato a un successo mondiale.
Quello che vedrete è un musical di gran classe, solidamente costruito, ricco di invenzioni registiche, in cui un effervescente Hugh Jackman, ex Wolverine nella saga di X-Men, canta e balla divinamente, diretto da Michael Gracey al suo debutto cinematografico e circondato da attori perfetti per il proprio ruolo, come Zac Efron (nella prova migliore della sua carriera cominciata con la Disney), Michelle Williams, Zendaya, Rebecca Ferguson. Inguaribile sognatore, ambizioso, deciso a rivoluzionare le regole dell’intrattenimento con la convinzione che «ognuno di noi sia speciale e che nessuno sia uguale agli altri», Barnum era convinto nel 1870 che la vita dovesse essere divertente in un’America post guerra civile, in cui l’entertainment fine a se stesso era considerato di pessimo gusto. Cresciuto come un bimbo povero dei romanzi di Dickens, incapace di rassegnarsi al grigiore della vita da impiegato che il buon senso gli suggeriva, affamato di stranezze, prodigi e rarità, scherzi della natura e bizzarri talenti, ma anche di consenso sociale e artistico, inventò lo show business e la cultura pop mescolando miseria e nobiltà, inseguendo a rotta di collo tutte le estrose, strabilianti idee di cui si innamorava, spinto non dal desiderio di arricchirsi, ma dal piacere di vedere realizzati i propri colpi di genio.
Era come Peter Pan questo irrefrenabile «impresario del meraviglioso», incapace di crescere e deciso a regalare magia a chiunque avesse il coraggio di seguirlo in un mondo che non c’era. Ma che poi divenne reale, prima nel suo Museo nel centro di Manhattan, a New York, e poi, dopo l’incendio che lo devastò, sotto un tendone che di lì a poco avrebbe cominciato a raggiungere anche paesi lontani. La sua Wendy fu la moglie Charity, con la quale il ciclone Barnum costruì la sua vera meraviglia, una famiglia da coccolare tra le stanze di una magnifica casa, quella che Phineas sin da piccolo sognava di regalare alla bambina poi sposata nonostante le resistenze della ricchissima famiglia di lei.
La dolce Charity seguì il suo Peter Pan rinunciando a tutti i privilegi di casta, pronta a sostenerlo, incoraggiarlo, perdonarlo. E così il racconto del Barnum imprenditore va di pari passo con quello di Barnum marito e padre, ruolo che alla fine prenderà il sopravvento. Le canzoni scritte da Justin Paul e Benj Pasek, le raffinate coreografie di Ashley Wallen, che armonizzano esibizioni aeree con quelle a terra, le eleganti scenografie di Nathan Crowley e i sorprendenti costumi di Ellen Mirojnick, impegnata a trasmettere al pubblico romanticismo e gioia piuttosto che puntare a una fredda e storica accuratezza, contribuiscono in maniera decisiva a restituire l’incanto che sedusse il cuore di un uomo e che conquisterà anche il pubblico cinematografico, chiamato a entrare in scena e a diventare protagonista dello spettacolo della propria vita.
Ma il Natale cinematografico non finisce qui. Dopo i soliti, indigesti “cinepanettoni” sono in arrivo sugli schermi prima della fine delle festività, alcuni film da non perdere. Primo tra tutti Coco (28 dicembre), la nuova creatura Disney Pixar, un poetico, struggente cartoon ambientato nel “Día de Muertos” tra un piccolo villaggio messicano e il mondo dell’Aldilà, dove si avventura il piccolo Miguel per scoprire perché sua famiglia odia tanto la musica. Una commovente celebrazione dei legami famigliari che uniscono più generazioni, della lotta per inseguire i propri sogni, della memoria dei defunti che sopravvivono nel cuore e nei ricordi dei vivi in un film di anime e scheletri, fiori e altari, dove la morte non fa paura.
Garbata e intelligente poi la commedia interpretata da Paola Cortellesi e Antonio Albanese, diretta da Riccardo Milani, Come un gatto in tangenziale (28 dicembre), che riflette sui rapporti tra classi sociali, mette alla berlina snobismi e pregiudizi e denuncia l’ipocrisia di chi è pronto ad aiutare l’“altro” finché questi non gli bussa alla porta. L’1 gennaio arriva per i più giovani Jumanji-Benvenuti nella giungla diretto da Jake Kasdan, che 22 anni dopo il film di culto interpretato da Robin Williams, una svolta nel cinema di intrattenimento degli anni Novanta, ripropone le avventure di quattro protagonisti alle prese con una gara di sopravvivenza in un gioco che rischia di intrappolarli per sempre.
La nascita di Winnie the Pooh, l’orsetto più famoso del mondo, è raccontata in Vi presento Christopher Robin di Simon Curtis, che si concentra sulla storia drammatica e sconosciuta della difficile relazione tra il commediografo e scrittore A.A. Milne e il suo figlioletto, i cui giochi e pupazzi ispirarono la creazione del magico Bosco dei Cento Acri. Il 4 gennaio, a due giorni dalla fine delle vacanze, si torna invece alla realtà con Tutti i soldi del mondo di Ridley Scott, che rievoca il rapimento del Paul Getty e la drammatica corsa contro il tempo per racimolare il denaro del riscatto che il ricchissimo nonno del sequestrato aveva negato alla famiglia e Morto Stalin se ne fa un altro dello scozzese Armando Iannucci, che a partire da una graphic novel dei francesi Fabien Nury e Thierry Robin racconta in chiave farsesca la feroce lotta per la successione a Stalin nella primavera del 1953, fra intrighi, sgambetti e vendette.