FORMULA UNO. Bahrain, «tre giorni della rabbia» Il Gran Premio non si ferma
L'opposizione sciita in Bahrain ha proclamato i tre giorni della "rabbia" nel weekend del Gran Premio. Il Movimento Giovanile del 14 febbraio ha approfittato dell'evento sportivo, a grande risonanza internazionale, per denunciare le violazioni dei diritti umani del regno, per chiedere la liberazione di al-Khawaja, in sciopero della fame da oltre 70 giorni, e denunciare l'arresto di quasi un centinaio di attivisti dal 14 aprile scorso.
Un manifestante è rimasto ucciso la scorsa notte negli scontri tra sciiti e polizia nel Bahrain. Lo dicono fonti dell'opposizione, spiegando di aver trovato una persone morta sui luoghi degli incidenti. Circa 5mila persone avevano protestato a Budaiya, vicino alla capitale Manama, contro il Gran Premio e contro il governo. Il principe Salman ben Hamad ben Isa Al Jalifa ha assicurato che la gara si correrà regolarmente. "Unannullamento rinforzerebbe solo gli estremisti", il Gran Premio è "qualcosa di positivo per la nazione, non qualcosa che la divide", ha detto. In Bahrein decine di manifestanti si sono scontrati nella notte con la polizia nei villaggi sciiti attorno al circuito di Formula 1 dove oggi sono in programma le qualifiche per il Gran Premio. Scandendo slogan contro il re Hamad e per la liberazione dell'attivista sciita Abdulhadi al-Khawaj, gli oppositori sono scesi in piazza venerdì notte a Damistan, Karzakkan, Malkiya e Sadad, che distano meno di quattro chilometri dalla pista di Sakhir. I manifestanti hanno dato fuoco a copertoni. Alcuni, tra cui diverse donne, indossavano maschere e indossavano vesti bianche con la scritta "Sono il prossimo martire". I poliziotti hanno sparato gas lacrimogeni per disperdere le proteste e gli attivisti sciiti hanno risposto in alcuni casi con il lancio di sassi e bottiglie molotov. Non ci sono notizie di feriti.