Tv2000. Il ritorno di Piero Badaloni: con «Avanti il prossimo», la nuova via dei talk
Piero Badaloni, già giornalista Rai e politico, arriva su Tv2000 con il nuovo talk show “Avanti il prossimo”, in onda per 19 puntate ogni mercoledì alle 21.05
Un talk non urlato per far capire davvero allo spettatore quello che succede. Questo l’intento dichiarato sin dal titolo da Avanti il prossimo, il nuovo talk show di Tv 2000 in onda ogni mercoledì alle 21.05 per 19 puntate, che ha visto il ritorno in video di un professionista di lungo corso come Piero Badaloni. Un giornalista che dal 1971 ha accompagnato gli italiani per mano, con stile, nelle notizie, prima con i suoi reportage, poi alla conduzione del Tg1, infine come autore e conduttore di programmi che hanno disegnato il volto dell’informazione del servizio pubblico degli anni 80 e 90 come Italia Sera , Unomattina e Lineanotte. Dopo la parentesi politica come Presidente della Regione Lazio fra il 1995 e il 2000, Badaloni ci ha raccontato l’Europa come corrispondente da Parigi, Bruxelles, Berlino per diventare infine direttore di Rai International.
Piero Badaloni, un volto storico del servizio pubblico, arriva a Tv2000.
«L’informazione, ovunque sia fatta, è servizio pubblico. Tv2000 è una tv diversa dalle altre, che permette di sperimentare e con uno stile in cui mi ritrovo. Già il titolo Avanti il prossimo, fa capire la filosofia del programma. Sia per l’attenzione nei confronti del prossimo, sia nella metodologia di costruzione del programma. Si parte da una storia, da una denuncia. Ogni ospite, il protagonista della storia, il rappresentante delle istituzioni, il politico, entra in successione, e il salotto si riempie progressivamente. Questo dà modo sia al pubblico da casa, sia agli ospiti di non avere interruzioni e di non vivere il senso di tensione e polemica spesso cercato appositamente da altri talk show. Alla fine tutti gli o- spiti sono radunati nel salotto dove si confrontano in modo pacato. E a casa il pubblico ha il tempo e lo spazio per capire cosa hanno detto tutti».
Un modo per rinnovare una formula del talk che, Auditel alla mano, pare aver stancato il pubblico?
«Lentamente il pubblico e mutato, si è stancato di non capire e di non potersi fare, così, una sua opinione. Troppo spesso si ha la sensazione di uscire con la testa nel caos alla fine di certe trasmissioni. Il nostro è un post- talk, il tentativo di proporre un modo differente di informarsi, che significa anche formarsi. Evitando di influenzare la platea».
Trova che ci sia troppa informazione di parte?
«Ci sono giornalisti militanti che cercano di dimostrare a tutti i costi una tesi. Invece il mio scopo e aiutare a capire, a cominciare da me. Papa Francesco ha proposto una bella riflessione per la recente Giornata delle comunicazioni sociali. Non bisogna nascondere le cattive notizie, ma occorre accompagnarle con un risvolto positivo, con chi propone soluzioni. Per questo noi invitiamo in trasmissione chi ha il dovere istituzionale di dare una risposta, anche la politica entra, non per lanciare slogan ma per rispondere».
Dove sta andando, secondo lei, l’informazione del futuro?
«Il panorama televisivo si sta frantumando in mille canali e ciò sta spingendo il pubblico a divenire più attivo e meno passivo. Un processo, questo, che si sta evolvendo lentamente. Come dimostra una trasmissione nazionalpopolare come il Festival di Sanremo, ci sono ancora le masse televisive. Ma stanno crescendo le alternative».
Molto sta facendo anche internet.
«Certo i giovani guardano la televisione attraverso internet sui loro smartphone o tablet. Inoltre, quella parte di televisione ancora minoritaria che propone programmi alternativi, cerca di interagire col pubblico attraverso i social che ormai sono uno strumento fondamentale».
Quali argomenti cercherete di approfondire e rendere più chiari al pubblico?
«Le diciannove puntate di Avanti il prossimo, sono iniziate mercoledì scorso parlando dell’importanza della sicurezza. Punteremo su temi quotidiani, come quello di stasera, la sanità. Partiamo da dati certi forniti dal Tribunale dei diritti del malato, che ci ha fatto una segnalazione importante, per ospitare poi l’onorevole Federico Gelli, relatore della legge 2254 che sta per essere approvata sulla responsabilità degli operatori sanitari a garanzia dei malati. Ospiteremo anche rappresentanti degli infermieri e dei medici e parleremo anche dei vaccini per sciogliere alcuni dubbi che hanno i genitori. La terza puntata sarà poi sul precariato, e a seguire, sulla corruzione, l’inquinamento».
Lei ha attraversato 40 anni di informazione italiana. Come è cambiata?
«Il servizio pubblico fino agli anni 90 ha funzionato, poi l’arrivo della concorrenza privata e la lotta feroce per l’audience ha portato uno squilibrio, non solo nei programmi di intrattenimento, ma anche nell’informazione. Si è spinto sempre di più sul sensazionalismo. Nei nostri telegiornali lo spazio dedicato alla cronaca nera è quattro volte quello dei telegiornali stranieri: all’estro la nera copre il 4% del tempo di un tg, in Italia l’11,9 %. È una degenerazione. Ed anche la politica è sempre di più stata usata per fare spettacolo. Questo ha creato un’insofferenza crescente del pubblico verso il politico. Lo dico con amarezza. Questo tipo di informazione porta al populismo, e dal populismo è nato Hitler».
Quale la soluzione, allora?
«Occorre riconvertire la barra del timone verso la rotta giusta. Verso un’informazione onesta, non drogata. E la nostra categoria di giornalisti ha la sua bella responsabilità».
Come vive un giornalista come lei i valori cristiani?
«Certi valori fondamentali, vanno al di là della fede. La dottrina sociale della Chiesa non esclude il dialogo con gli altri. A chi mi chiede se sono un giornalista cattolico io rispondo sempre: sono un giornalista, e poi sono anche cattolico».