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Il fenomeno. L'aurora boreale sulle Alpi: da cosa dipende (e perché è una rarità)

Davide Re lunedì 6 novembre 2023

L'aurora boreale presso Bagnolo Piemonte, in provincia di Cuneo

Aurora boreale sul Nord Italia e in particolare sull'arco delle Alpi. Il fenomeno è stato registrato domenica 5 novembre. Già lo scorso 25 settembre l'aurora boreale era stata visibile in Italia quando aveva tinto di rosso i cieli di Piemonte, Lombardia e Alto Adige, un ripetitività sospetta, che induce a pensare alla possibilità di nuovi eventi simili nei cieli del nostro Paese, che però rimarranno assolutamente rari e dipendenti dall'attività del Sole.

L'aurora polare, che nell'emisfero settentrionale della Terra prende il nome di aurora boreale, è un fenomeno ottico per il quale si possono ammirare nell'atmosfera delle bande (archi aurorali) in movimento di colore rosso, verde e azzurro, frutto dell'incontro fra il vento solare (gas ionizzato emesso dalla corona della nostra stella, composto da elettroni e ioni la cui carica totale è nulla e chiamato plasma) con la ionosfera (quella parte dell'atmosfera tra i 100 e i 500 chilometri di altitudine). Per la conformazione della Terra, nell'emisfero settentrionale sono solitamente visibili per lo più nei Paesi scandinavi e in Islanda; questo per diversi motivi: per esempio l'inclinazione del nostro pianeta rispetto al suo asse e le caratteristiche del campo geomagnetico terrestre.

Il tutto dipende in particolare dalla tempesta magnetica, domenica eccezionalmente forte ma del tutto innocua per la salute umana, ed è per questo che l'aurora boreale ha interessato anche l'Italia, colorando il cielo, con straordinarie sfumature rosa osservate e fotografate da astrofili e astronomi di tutto il Paese. Questo, appunto, è accaduto perché nell'arco di due giorni il campo magnetico terrestre ha subito un forte stress, dovuto all'interazione con uno sciame di particelle (espulsione di massa coronale) avvenuto sabato 4 novembre, al quale ha fatto seguito il 5 novembre una nuova emissione di plasma dal Sole più intensa della prima, osserva il fisico Mauro Messerotti, docente di Meteorologia spaziale all'Università di Trieste: «Questo ha determinato una tempesta geomagnetica forte di classe G3», su una scala che va da G1 a G5.

L'aurora boreale vista dalle piste da sci di Plan de Corones, in provincia di Bolzano - Ansa

La tempesta geomagnetica, prosegue Messerotti, «è durata per molte ore e l'ovale aurorale, la regione di interazione delle particelle energetiche solari con atomi e molecole dell'atmosfera terrestre, si è allargato fino a comprendere latitudini basse come 30 gradi nord». «L'aurora polare è una chiara manifestazione di un'importante interazione fra la nostra stella, il Sole e il nostro pianeta, la Terra, in particolare tra il vento solare e la magnetosfera terrestre» osserva l'astrofisico Gianluca Masi, responsabile scientifico del Virtual Telescope, che ha fotografato l'aurora del 5 novembre dalla postazione di Marciano, vicino Grosseto, il sito italiano meno inquinato dalla luce artificiale. Di solito le aurore «sono appannaggio delle latitudini polari, ma quando l'attività solare che le innesca è di straordinaria intensità possono diventare visibili anche a latitudini intermedie, come quelle dell'Italia» conclude lo scienziato.

Lo spettacolo del cielo è stata una bella sorpresa per gli astrofili, con «segnalazioni da gran parte d'Italia, soprattutto a Nord e Nordest, dal Veneto a Ravenna, ma anche fino alla Puglia» dice Paolo Volpini, dell'Unione astrofili italiani. «Gli astrofili di tutta l'Italia - aggiunge - hanno diffuso numerosissime segnalazioni fino alle regioni centrali e al Sud, probabilmente fino alla Puglia. Sono state favorite le zone in cui il cielo era più buio, lontane dalle luci delle città, come le Dolomiti a alcune zone costiere. È stato un evento davvero suggestivo».