Agorà

Mondiale. Atletica, gli Usa tornano padroni della velocità

Mario Nicoliello lunedì 7 agosto 2017

Il vento freddo diffonde nell’aria le note di La bandiera splendente di stelle ma il gonfalone statunitense non si innalza nel cielo grigio londinese. I vessilli dei medagliati restano immobili a due passi dal podio, togliendo il brivido dell’alzata trionfale a suon di musica. Altra novità di questo Mondiale che nello sprint ha diffuso sin qui il sapore della restaurazione. Stati Uniti su, Giamaica giù. Stelle e strisce sventolanti, drappo nero-verde-oro ammainato. L’atollo delle Grandi Antille non è più l’isola del tesoro dei 100 metri. Per la prima volta, dal 2005, nessun oro della disciplina regina finisce a Kingston e dintorni. Da Osaka 2007 la Giamaica aveva sempre timbrato il cartellino, calando sul manto in sportflex anche le doppiette di Berlino 2009, Mosca 2013 e Pechino 2015. Di colpo si torna indietro di dodici anni, con gli Stati Uniti padroni della velocità.

L’accoppiata uomo-donna made-in Usa è firmata da Justin Gatlin e Tori Bowie, capaci di asfaltare Usain Bolt e Elaine Thompson. È la rivincita dell’hot dog sul pollo fritto, è il cambio della guardia seppur lontani da Buckingham Palace.La caduta di Usain Bolt il “buono” raggiunge le note alte, ma all’ottava superiore si installa la rivincita di Justin Gatlin “il cattivo”. Altro che erede. A succedere al Lampo è uno più vecchio di lui, un atleta già oro ai Giochi di Atene 2004 e ai Mondiali di Helsinki 2005, squalificato quattro anni, tra il 2006 e il 2010, dopo la positività al controllo antidoping. Dopo il ritorno in campo Gatlin era stato terzo ai Giochi di Londra, secondo ai Mondiali di Mosca e Pechino e ai Giochi di Rio. Stavolta il sorpasso è riuscito. Tra il diavolo Gatlin e l’acqua santa Bolt si inserisce pure lo statunitense Chris Coleman, unico alfiere del nuovo che avanza. Durante la premiazione “buu” per il vincitore e applausi per Bolt.

Gatlin è sincero: «É brutto che i fischi per me siano più fragorosi di quelli indirizzati agli altri atleti squalificati. Chi tifa per Bolt, non deve odiare me. Ho pagato il mio prezzo, ho scontato la mia pena. Non sono un cattivo ragazzo». Se Bolt acciuffa almeno il bronzo, la connazionale Elaine Thompson rimane a bocca asciutta. Solo quinta l’olimpionica di Rio nella finale vinta al fotofinish dalla yankee Tori Bowie. Decisivo è il tuffo sul filo di lana, con l’ivoriana d’argento Ta Lou a disperarsi per non aver proteso in avanti il torso. Un tocco di bianco sul podio col bronzo di Dafne Schippers. A fine primo tempo Stati Uniti due, Giamaica zero. Ora la rivincita sui 200.