Agorà

Cinema. Asterix combatte la corruzione di Roma

Luca Pellegrini mercoledì 7 gennaio 2015
«Amatis vivere nonne ut deus? Tum...divina domus vobis est! Locus splendidus». Così, su un bel dépliant di argilla, Cesare, sempre più autoritario e spiritato, ha deciso di pubblicizzare Il regno degli dei, un nuovo complesso residenziale di lusso offerto ai ricchi patrizi dell’Urbe, ormai soffocata dal travertino, dal rumore, dal traffico e dalla frenesia. Angolacutus, l’architetto di fiducia che lavora sotto le  direttive del senatore Prospectus, sovrintende la costruzione dei sontuosi edifici in Armorica, regione selvaggia della Gallia, senza sapere che a pochi passi da lì sorge il villaggio del più celebre di tutti i Galli, Asterix. Questa volta, se non possono le legioni e i gladi romani avere la meglio su quella ribelle tribù, rinvigorita dalla magica pozione, ci proveranno i molli costumi della “civiltà”. I beniamini creati nel 1959 da René Goscinny e Albert Uderzo tornano al cinema il prossimo 15 gennaio per l’ottava volta in un film di animazione in 3D (dopo le non troppo felici realizzazioni “live”) con le storie fantastiche e divertentissime contenute nel 17° albo disegnato dalla famosa coppia e pubblicato nel 1971, Asterix e il Regno degli dei.Quando, per la prima volta, misero mano alle matite colorate, l’intento era quello di creare una striscia a fumetti tutta francese capace di contrastare gli eroi americani e avere la meglio sul belga Tintin. Ricorda Uderzo, oggi ottantasettenne, entusiasta per il 3D del film – e ancora segnato dalla tragica scomparsa che nel 1977 lo privò del collega autore dei testi – quanto febbrile fu la loro ricerca per trovare l’immagine di un eroe adatto ai lettori francesi, con il giusto portamento, una spiccata personalità e radici nella storia del Paese, che fosse però un anti-eroe, non troppo forte, non troppo muscoloso e intelligente, ma molto, molto astuto. «Tutto a un tratto, il periodo dei Galli, che curiosamente erano stati un po’ dimenticati, ci sembrò l’ideale, con quei nomi cantabili e strani». Il successo fu travolgente: il primo album interamente dedicato alla simpatica tribù, uscito nel 1961, vendette 6.000 copie; dieci anni più tardi il Regno degli dei un milione. Oggi le avventure di Asterix sono tradotte in 110 lingue e conosciute in tutto il mondo.  Grande, dunque, la responsabilità di Alexandre Astier e Louis Clichy di prendere in mano il fumetto e realizzare un film così impegnativo. «Hanno reinventato con talento, grazia ed eleganza i disegni e le storie contenute nell’album originale – confessa Anne Goscinny, la figlia di René –. Mi sarebbe tanto piaciuto guardare mio padre sorridere e divertirsi al cinema, apprezzando il loro talento. Sarebbe stato fiero di rivendicare la paternità dei personaggi che i bambini di tutto il mondo ritroveranno sullo schermo».Ci sono, nella nuova storia, tutti i più conosciuti – Obelix, il cagnolino Idefix, Panoramix, Assurancetourix – cui si aggiungono i nuovi arrivati, soprattutto tra le fila dei romani, come l’enorme schiavo di colore Duplicata – che rivendica per lui e per gli sfortunati compagni una serie di diritti sindacali – e la famiglia di Minutus, con la sposa Dulcia e il piccolo Barufus, costretti a trasferirsi nel nuovo appartamento. Alla fine saranno proprio loro a rivelarsi come i più sinceri amici dei “nemici” Galli. «Per questo è un film ricco di emozioni – precisa Louis Clichy - in cui ho cercato di evitare il sentimentalismo americano. Due civiltà si scontrano e sembra che i Galli lascino libero adito all’avidità e alla debolezza d’animo, dimenticandosi delle loro fiere radici. Ma Asterix ricorderà loro chi sono e che cosa devono difendere». Soprattutto, sventare i piani machiavellici di Cesare, «la cui strategia – puntualizza Alexander Astier, che oltre a realizzare il film ha dato la voce al centurione Plusquamursus alle prese con la rivolta dei suoi legionari – è quella di annichilire il villaggio di Asterix facendo leva sulla cupidigia e il carattere turbolento dei Galli. E vedo certo similitudini tra quello che volevano sottintendere gli autori negli anni ’70 e ciò che rilanciano oggi i media come uno dei mali più subdoli della nostra società, ossia la corruzione. Anche la dimensione ecologica, assai attuale, trova spazio nel film: Cesare tenta di convincere i suoi concittadini a vivere in un ambiente più pulito, più sano. Per questo la foresta diventa quasi un personaggio». E già all’inizio si capisce chi ha il diritto di scorazzare tra il folto di quei magnifici boschi: gli immancabili cinghiali, prima che finiscano sulla festosa tavola imbandita di Obelix.