Dagli archivi. Il Vaticano pubblica online le lettere degli ebrei a Pio XII
Uno dei documenti della serie "Ebrei" dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato vaticana, resi disponibili alla consultazione online
Per volere del Papa, l’Archivio Storico della Segreteria di Stato rende accessibile a tutti sul proprio si internet la riproduzione virtuale di un’intera serie archivistica riguardante il pontificato di Pio XII e denominata “Ebrei”, perché era destinata a conservare le istanze di aiuto rivolte al Papa da ebrei di tutta Europa, dopo l’inizio delle persecuzioni nazi-fasciste.
La notizia è stata data oggi dalla Sala stampa vaticana, che ha specificato che la serie archivistica è costituita da 170 volumi, equivalenti in digitale a quasi 40mila file – il 70% è già consultabile, il resto lo sarà completati i lavori di sistemazione – e che viene fornito un file con l’inventario analitico della serie, in cui sono stati trascritti tutti i nominativi dei destinatari d’aiuto rilevati nei documenti.
Si tratta della serie Ebrei dell’Archivio Storico della Segreteria di Stato ‒ Sezione per i Rapporti congli Stati e le Organizzazioni Internazionali (ASRS). Una serie composta in totale da 170 volumi, che fanno parte del Fondo Affari Ecclesiastici Straordinari (AA.EE.SS.), afferente al pontificato di Pio XII – parte I (1939-1948), e già consultabile dal 2 marzo 2020, presso la Sala lettura dell’Archivio Storico, dagli studiosi di tutto il mondo.
Le istanze potevano essere rivolte ad ottenere visti o passaporti per espatriare, rifugio,ricongiungimenti con un familiare, liberazione dalla detenzione, trasferimenti da un campo di concentramento ad un altro, notizie su una persona deportata, forniture di cibo o indumenti, sostegno economico, supporto spirituale e altro ancora. Ognuna di queste istanze veniva a costituire una pratica che, una volta evasa, fu destinata alla conservazione in una serie documentaria denominata “Ebrei”. L'allora Sacra Congregazione degli Affari Ecclesiastici Straordinari incaricò un minutante diplomatico, monsignor Angelo Dell’Acqua, di occuparsi delle richieste di soccorso che pervenivano al Papa da tutta Europa, con l’obiettivo di fornire ogni aiuto possibile.
Come ha scritto oggi sull’Osservatore Romano l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, "Migliaia di perseguitati per la loro appartenenza alla religione ebraica, o per una mera discendenza “non ariana”, si rivolgevano al Vaticano sapendo che altri avevano ricevuto soccorso.Le richieste arrivavano in Segretaria di Stato, dove si attivavano i canali diplomatici per cercare difornire ogni aiuto possibile, tenendo conto della complessità della situazione politica su scala mondiale".
«Si oggi scrivo a Lei, è per pregarla di aiutarmi da lontano» si legge per esempio in una lettera di tale Werner Barasch, studente universitario di 23 anni, tedesco di origine israelita battezzato nel 1938, che il 17 gennaio 1942 cerca una via per essere liberato dalla detenzione, nel campo di concentramento di Miranda de Ebro in Spagna. Ha infatti l’opportunità di raggiungere sua madre, fuggita in America nel 1939. Tutto è pronto per poter partire da Lisbona, serve solo l’intervento di «una persona fuori» affinché le autorità acconsentano alla sua liberazione, perché «per quelli che non hanno aiuto fuori, c’è poca speranza», spiega Barasch. Scrive, quindi, a una sua vecchia amica italiana, pregandola di rivolgersi a Pio XII per far intervenire in suo favore il nunzio apostolico a Madrid, sapendo che «altri con questo intervento da Roma hanno potuto lasciare il campo di concentramento». Due carte più avanti, si scopre poi che la Segreteria di Stato si occupa in pochi giorni del caso, segnalandolo «nuovamente» al nunzio a Madrid. Poi il fascicolo si interrompe. Tace sul destino occorso a questo giovane studente tedesco. Ma sappiamo che Barasch fu rilasciato dal campo di Miranda l’anno seguente e nel 1945 riuscì a raggiungere madre e sorella negli Stati Uniti. Lì proseguì i suoi studi all’Università di Berkeley, al MIT e all’Università del Colorado, per poi lavorare come chimico in California.