Agorà

Storia. Siracusa riscopre il genio di Archimede

Giuseppe Matarazzo sabato 28 luglio 2018

Non se n’è mai andato, ma in qualche modo è come se fosse tornato. Ritrovato. Dopo secoli di silenzio, di abbandono, di indifferenza, Siracusa sembra finalmente riscoprire e riappropriarsi del suo concittadino più illustre di sempre. A prendere coscienza del suo genio, a mostrarlo con orgoglio, a studiarlo, a promuoverlo, a farlo conoscere alle nuove generazioni. Parliamo del più grande scienziato dell’antichità, l’inventore del Pi greco, di macchine e di strumenti che usiamo ancora oggi. Parliamo di Archimede. Il “padre” di Galileo e di Leonardo. Eppure Siracusa ha incredibilmente dimenticato di onorare il suo genio nel tempo, per millenni potremmo dire – visto che Archimede è morto, ucciso da un soldato romano durante la presa di Siracusa, nel 212 a.C.. Una morte ancora avvolta dal dubbio: fu errore o delitto di stato? Come per la sua tomba, su cui persiste un atteggiamento al limite dell’imbarazzo, considerato che si continua – vox populi – a indicare come tale un sepolcro romano nel parco archeologico della Neapolis, alle Grotticelle, di due secoli dopo. Quella vera, quella che descrive Marco Tullio Cicerone nel primo secolo a.C. quand’era questore in Sicilia, non si è in realtà mai trovata. E forse mai veramente cercata.

Ad Archimede sono intitolate oggi due scuole, una piazza, ma al cui centro c’è la fontana dedicata a Diana, la dea della caccia, protettrice di Ortigia in epoca greca. Solo da qualche anno si può parlare di una riscoperta da parte della città. Come se uno spirito illuminato stesse risvegliando la sua memoria fra iniziative, mostre, pubblicazioni, nuovi monumenti, che riportano l’attenzione sullo scienziato di Siracusa e sulle sue innumerevoli e meravigliose scoperte. Una figura e delle invenzioni che Stefano Amato in Archimede di Siracusa (LetteraVentidue, pagine 96, euro 12,00) ripercorre in maniera documentata ed eclettica, dai testi antichi di Plutarco alla pellicola Assedio di Siracusa del 1960 di Pietro Francisci esportata anche in America: il tutto con l’obiettivo di dirci chi è veramente Archimede, l’«uomo in anticipo di 2500 anni».

Dal 2016 una statua di Archimede con il suo specchio ustore e lo Stomachion ai piedi accoglie i visitatori che percorrono il ponte Umbertino per entrare sull’isola di Ortigia, mentre nell’aiuola al centro di largo Calipari, alla fine di corso Gelone, è spuntata l’anno scorso la scultura di un grande Pi greco. All’ex convento del Ritiro in via Mirabella, troviamo – dopo la breve parentesi (2011-2014) dell’“Arkimedeion” – un nuovo museo: è quello dedicato a “Leonardo da Vinci e Archimede da Siracusa” voluto dalla famiglia mecena- te, Niccolai - Artisans of Florence, ha sostenuto la riproduzione delle macchine di Leonardo da Vinci e Archimede da Siracusa, tutte funzionanti nei minimi dettagli e ricostruite con procedimenti speciali: l’incontro di due geni in un’esposizione permanente curata da Maria Gabriella Capizzi, con le ricerche storiche di Gabriele Niccolai.

A 200 metri dal Teatro greco ecco poi il “Tecnoparco Archimede” dov’è possibile, attraverso un interessante percorso didattico all’aria aperta, vedere e provare le invenzioni e le macchine archimedee riprodotte in scala: un’idea nata nel 2008 e realizzata pian piano nel tempo, con passione e dedizione, dal professore Antonino Vittorio per ricordare e onorare il grande personaggio siracusano. La costruzione delle macchine è stata affidata a maestranze locali su disegni e schemi sviluppati dalla figlia, l’architetto Cinzia Vittorio, rileggendo le indicazioni di antichi scienziati e meccanici del periodo ellenistico- romano e seguendo le ricostruzioni fatte da Leonardo e da altri ingegneri vissuti fra il XV e il XVII secolo. È lei ora a occuparsi del parco, della sua promozione e della didattica, diventando di certo un interessante indirizzo per chi vuole scoprire Archimede e le sue creazioni: dalle gru alle mani ferree, dai vasi comunicanti alla vite, dalla livella alla catapulta, dalla coclea alla leva, senza dimenticare due orologi ad acqua, un torchio per la spremitura dell’uva e gli specchi ustori.

Ora una ulteriore e importante vetrina: la mostra “Archimede a Siracusa” alla Galleria Montevergini (fino al 31 dicembre del 2019, catalogo Giunti), ideata dal Museo Galileo di Firenze e prodotta da Civita con Opera Laboratori Fiorentini e la collaborazione di UnitàC1 e dell’Inda (Istituto nazionale del dramma antico di Siracusa). L’esposizione – curata da Giovanni Di Pasquale con la consulenza scientifica di Giuseppe Voza e Cettina Pipitone Voza – dà ai visitatori, ai cittadini e alle migliaia di turisti che soprattutto nei mesi estivi affollano l’isolotto di Ortigia, l’occasione unica, di conoscere da vicino e in maniera inusuale una delle più geniali figure dell’intera storia dell’umanità. Un articolato percorso di approfondimento interattivo presenta oltre venti modelli funzionanti di macchine e dispositivi che la tradizione attribuisce ad Archimede. Ma a colpire è soprattutto una visione multimediale a 360 gradi, che conduce il visitatore in un vero e proprio viaggio nel tempo, a “immergersi” nella città di Archimede, nel terzo secolo avanti Cristo. Una ricostruzione spettacolare e filologicamente accurata mostra alcuni degli edifici simbolo (dal Castello di Eurialo al Teatro Greco e al tempio di Atena) che fecero di Siracusa, capitale della Magna Grecia, uno dei più importanti centri del Mediterraneo anche dal punto di vista artistico e culturale. Una serie di animazioni progettate da Lorenzo Lopane e realizzate con gli allievi dell’Inda rendono viva la presenza degli antichi siracusani e tra loro del grande scienziato.

Emerge così l’importanza della città e del contesto, troppo spesso trascurato, in cui si è formata la personalità di Archimede. Basata sulle fonti storiche e archeologiche, una suggestiva narrazione (disponibile in quattro lingue e affidata in italiano alla voce di Massimo Popolizio), consente di seguire gli eventi che portarono, sul finire della seconda guerra punica, allo scontro con Roma. Le sorprendenti macchine da guerra ideate da Archimede e messe in atto nella battaglia scoppiata nelle acque di fronte a Ortigia, diventano le protagoniste della parte terminale del viaggio, che si conclude con l’uccisione del «gigante della scienza dell’Antichità», come lo definisce lo studioso ed ex soprintendente ai Beni culturali e archeologici di Siracusa, Giuseppe Voza. Così dopo le celebrazioni dello scorso anno di “Siracusa 2750”, ecco che il 2018 – lo dice il neosindaco Francesco Italia – può certamente essere «l’anno di Archimede». Finalmente. Dopo due millenni. Come un ritorno a casa. Da profeta.