Archeologia. Sardegna, trovati due nuovi Giganti di tremila anni fa a Mont'e Prama
Uno dei giganti di Mont'e Prama trovati nel 2014
Nuove sorprese dall'archeologia in Sardegna. Nella necropoli nuragica di Mont'e Prama, nei pressi di Cabrsa, sono emersi i resti di nuovi "gignati", due statue monumentali che vanno così ad aggiungersi alla schiera pietra di guerrieri, arcieri e pugilatori di pietra risalenti a tremila anni fa ormai celebre nel mondo ma ancora in parte avvolto nel mistero.
A pochi giorni dalla ripresa dell'ultima campagna di scavo, gli archeologi hanno ritrovato prima i torsi di due pugilatori, quindi il grande scudo flessibile che copre il ventre e si avvolge sul braccio, una testa, gambe e altre parti dei corpi, frammenti di un modello di nuraghe. Avviata il 4 aprile, infatti, l'indagine sul campo ha confermato la prosecuzione verso sud della necropoli e dell'imponente strada funeraria che costeggia le sepolture. "Per noi è la prova che siamo sulla strada giusta", ha sottolineato all'Ansa l'archeologo Alessandro Usai, dal 2014 responsabile scientifico dello scavo: "siamo andati a scavare a colpo sicuro in un tratto che ancora non era stato toccato".
Diversi nelle loro caratteristiche dai pugilatori trovati nell'ultima metà degli anni Settanta dopo la scoperta casuale del sito, i due nuovi giganti, spiega Usai, sono del tipo "Cavalupo" come gli ultimi due riportati alla luce nel 2014 a poca distanza dall'attuale scavo, che si connotavano proprio per il particolarissimo scudo incurvato. "Una figura rara che ha un modello di riferimento nel bronzetto nuragico conservato a Roma nel museo etrusco di Villa Giulia", precisa l'archeologo citando la piccola scultura proveniente da una tomba della necropoli di Cavalupo, a Vulci nel Lazio.
Lo scavo in corso delle statue di due pugilatori giganti a Mont'e Prama, Cabras (Sardegna) - Ansa
L'esame, la pulitura e la rimozione dei due grossi torsi - che richiederà tempo per la particolare delicatezza e fragilità della pietra calcarea nella quale sono stati scolpiti - fornirà nuovi elementi di studio. Ma intanto già si pensa ad ampliare l'area dello scavo. Finanziato dalla soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna con 85 mila euro lordi, il nuovo intervento ne anticipa un altro più corposo, per 600 mila euro, che coinvolge anche il Segretariato Regionale del MiC e che si aggiungerà al grande progetto per 2 milioni 800 mila euro con i quali si punta a restaurare tutto quello che è stato trovato tra il 2014 e il 2016, così da esporre le nuove statue insieme alle altre nel Museo di Cabras.
Lo scopo finale è trovare risposte ai problemi storici posti da questo speciale cimitero di tremila anni fa, costruito lungo una via funeraria e riservato quasi esclusivamente a giovani uomini, racconta Usai, spiegando che nelle oltre 170 tombe indagate "mancano completamente anziani e bambini", mentre sono pochissime le donne. Di certo sui secoli di vita di questo sito, nato intorno al XII secolo a.C, e su quella dei Giganti, che gli storici collocano tra il IX e l'VIII sec. a.C, rimane ancora tanto mistero, come pure sulla loro fine. Chi erano davvero questi colossi di pietra alti 2 metri e mezzo: custodi ancestrali di un'area sacra, rappresentazione delle funzioni sociali dei defunti inumati, eroi, antenati, simboli identitari di una comunità?
E poi perché sono caduti, ridotti in macerie sulle tombe che avrebbero dovuto vegliare: la loro fine fu la conseguenza di una lotta intestina tra comunità locali, fu colpa dei Cartaginesi? Usai spiega di propendere per un'ipotesi ulteriore, quella di una distruzione "naturale": "La mia opinione è che i Giganti siano caduti via via da soli - dice- tanto più che per come sono stati realizzati erano sbilanciati in avanti". Il passare del tempo, il sommovimento della terra, le tante coltivazioni intervenute su questo tratto di terra, avrebbe fatto il resto, riducendo statue, nuraghi e betili, in tanti frantumi che poi si sono rimescolati.
Lo scavo in corso delle statue di due pugilatori giganti a Mont'e Prama, Cabras (Sardegna) - Ansa
La storia del sito archeologico
I Giganti di Mont'e Prama sono antiche sculture in pietre risalenti alla Civiltà Nuragica, in particolare all'età del ferro fra il XIII e il IX secolo avanti Cristo. I primi reperti furono ritrovati nel 1970 a Cabras, nella penisola del Sinis, da alcuni braccianti. Le campagne di scavo iniziarono solo nel 1974 per concludersi cinque anni più tardi: furono recuperati circa 4mila pezzi appartenenti a 32 statue. Si tratta del più antico complesso statuario del Mediterraneo occidentale.
I resti dei guerrieri sono rimasti nei magazzini della Soprintendenza di Cagliari, nei locali del vecchio museo Archeologico, fino al 2005, quando è iniziata la battaglia dell'amministrazione comunale di Cabras per il loro recupero. Sottoposti a un lungo restauro negli anni successivi, i Giganti sono esposti a Cabras nel Museo civico Giovanni Marongiu e a Cagliari nel Museo archeologico nazionale, accompagnato da postazioni multimediali con le ricostruzioni in 3D ad altissima risoluzione.
Il ritrovamento di altre due statue annunciato oggi avviene a poco meno di un anno dalla nascita della Fondazione Mont'e Prama, di cui fanno parte il ministero della Cultura, il Comune di Cabras e la Regione Sardegna per valorizzare quella che è considerata una delle maggiori testimonianze di un'antica civiltà mediterranea.