Teatro. "Apocalisse" nell'ex fabbrica Le Sacre Scritture secondo Lenz
Una scena di “Apocalisse” di Lenz Fondazione a Parma
«Il giorno, quel giorno / il mondo ridotto in cenere / la morte e la natura resteranno stupite / ogni cosa nascosta verrà alla luce». Giovanni Evangelista, i quattro Cavalieri e l’Agnello si muovono lentamente e parlano in un immenso ex spazio industriale, un non luogo affascinante e misterioso dove le parole dell’Apocalisse si mescolano alle note del Requiem di Verdi intonate da un soprano. Si tratta di Apocalisse, il nuovo importante progetto di Lenz Fondazione di Parma che debutterà domani, 22 giugno, per restare in scena fino al 30, creato dai fondatori del gruppo teatrale, Francesco Pititto (autore della drammaturgia e artista visivo) e Maria Federica Maestri (compositrice teatrale e artista visiva).
L’Apocalisse è la terza parte dell’indagine drammaturgica triennale Sacre scritture, riflessione estetica di Lenz sulla letteratura del sacro nella religione cristiana, per dare corpo scenico e visioni contemporanee ad un progetto interpretativo dell’Antico Testamento e dei libri dell’Apocalisse. Dopo La Creazione (2021), ispirato al libro della Genesi, e Numeri (2022), ispirato all’omonimo quarto libro del Pentateuco, Apocalisse si riferisce idealmente al Libro delle Rivelazione di Giovanni e al gesto dello svelamento, attraverso frammenti della parola delle Scritture recitate da attori, videoinstallazioni e imponenti movimenti scenici. Maria Federica Maestri ci spiega come il progetto sulle Sacre Scritture si inserisca «in un progetto di ricerca drammaturgica pluriennale dove penetriamo la grande testualità come rivelatrice del nostro contemporaneo».
Quindi dopo avere esplorato l’universo di Calderon de La Barca ( La Vita è sogno) e Orestea, dopo 40 anni di lavoro è arrivato il momento «della ricerca sul dopo esistenziale – aggiunge la Maestri – riferendoci al grande Libro in cui la nostra cultura sprofonda da milenni, la Bibbia». Per Apocalisse Lenz occupa gli immensi spazi dell’ex fabbrica Manzin di Parma, in fase di ristrutturazione per diventare il nuovo spazio socio culturale Wopa . «Il primo capitolo Creazione oscillava tra filosofia, teologia, scienza ed arte sull’origine della vita – aggiunge l’artista – Il secondo, Numeri, affrontava il tema della desertificazione e della solitudine. Con Apocalisse arriviamo al momento in cui tutto si deve distruggere e viene ricostruito in questa utopia della Gerusalemme celeste».
Come scrive l’autore Pititto «l’immagine simbolo di questa Apocalisse è l’Agnello, questo genere di animale così antico, così fondante per la religione cristiana e per il teatro e così per il tema della nostra ricerca sull’Apocalisse dove l’attesa, dopo la catastrofe, è ancora per l'Agnello che sanguina e che dominerà la nuova Gerusalemme dei convertiti». Nell’ex fabbrica si innestano elementi della Chiesa di San Giovanni a Parma. La grande Vela di Parma è, nell’installazione di Apocalisse, il primo spazio in cui entrano gli spettatori, poi il sacrifcio appare crudo nelle immagini del documentario di Anna Kauber In questo mondo sulle pastore italiane. La fine del mondo appare nelle sequenze girate nella discarica di Dandora a Nairobi, il luogo più inquinato del mondo, da Julius Muchai dell’Associazione Amici di Kibiko. Per arrivare poi alla Gerusalemme Celeste nella sala del Carro Ponte dove è stato creato il nuovo Tempio con pilastri elevati, l’Albero della Vita e il Tabernacolo dorato, per poi ritornare alla Vela progettata da Nervi, dove nella cupola apparirà il grande affresco del Correggio della Chiesa di San Giovanni.
“Apocalisse” di Lenz Fondazione nell'ex fabbrica Manzin di Parma - foto di Elisa Morabito