La straordinaria penna di Pennac al servizio dell’animazione. Con
Ernest & Celestine, che la Sacher Distribuzione di Nanni Moretti porta nei cinema dal 20 dicembre, il mondo della disegnatrice e scrittrice belga Gabrielle Vincent (il suo vero nome era Monique Martin) diventa un film poetico dove i sogni diventano realtà e dove la bellezza prende forma in un’amicizia singolare. Ernest (doppiato da Claudio Bisio) è un orso che vive della passione per la musica. La sua famiglia progettava una carriera da giudice ma lui, solitario e perennemente senza cibo, preferisce seguire i suoi sogni. Celestine (Alba Rorhwacher alla sua prima prova da doppiatrice) è una topolina orfanella che vuole diventare pittrice anche se la società dei topi vuole per lei un futuro da dentista. I suoi schizzi nascono dai racconti della "suora" topolina in cui gli orsi mangiano i topi. E un bel giorno Celestine, in fuga da un orso che vuole catturarla, viene ritrovata in un cassonetto da Ernest. In questo film, presentato a Cannes, dove ogni battuta e ogni disegno (la regia è affidata all’esordiente Benjamin Renner, a Vincent Patar e Stéphane Aubier) meritano di non essere perduti, Pennac firma la sua prima sceneggiatura per un cartoon.
Come è nata la sua collaborazione al film?Il produttore Didier Brunner sognava di produrre un film tratto dagli album di Gabrielle Vincent, poco conosciuta in Francia. Quando me l’ha proposto ho subito immaginato l’evoluzione della storia. Conoscevo Gabrielle perché avevo trovato, dopo aver scritto
Abbaiare stanca, il suo libro
Un giorno, un cane, storia di un cucciolo abbandonato. Le ho spedito il mio romanzo e da allora è iniziata un’amicizia epistolare che è durata 10 anni. Non ci siamo mai conosciuti né abbiamo parlato mai al telefono. Lei, purtroppo, è morta nel 2000.
In che modo ha costruito i personaggi di «Ernest & Celestine»?Ho immaginato di creare un paradiso dove cresceva, fortificandosi nelle differenze, un’amicizia tra un orso grande e una piccola topolina. Un paradiso che si distanziava dall’universo "dickensiano" della terra e del sottoterra, ovvero dai rispettivi mondi di Ernest e Celestine. È nata così la mia storia dove la vita di Celestine è metafora della vita di Monique, una donna che sognava di diventare pittrice. In più la figlia di Monique, destinataria delle sue storie, è adesso la doppiatrice francese di Celestine, l’eroina preferita delle fiabe scritte dalla madre. Mentre l’orso, con le sue pantofole e la sua vestaglia, sono io. In Ernest ho anche aggiunto la mia passione per la musica e per la creatività.
Come nei suoi romanzi la distanza del mondo degli adulti e dei bambini si accorcia sempre di più?Racconto quello che vedo. Come per esempio gli amori e le convivenze impossibili e tra persone di diversa provenienza sociale e geografica, come accade nel mio quartiere abitato da palestinesi e israeliani, serbi e croati. Penso che sia l’amore a rendere tutto bellissimo e in <+corsivo>Ernest & Celestine<+tondo> è l’amicizia a rendere tutto meraviglioso. L’antagonismo inventato tra gli orsi e i topi viene annullato dall’amicizia che si crea tra i protagonisi. Quando Ernest permette a Celestine di vivere a casa sua e non più nella cantina, tutto rinasce.
Professore, scrittore e sceneggiatore. Come vede il suo futuro?Il mondo dei romanzi prende vita dalla mia passione di insegnante. Mi occupavo di ragazzi dai 14 anni in su. A volte mi davano casi di ragazzi che definivano difficili. Ma non era vero. Era l’approccio ad essere sbagliato. Scrivere è la mia passione ma il lavoro dello scrittore ti porta a volte a condurre una vita un po’ autistica. Lo sguardo dei miei alunni mi ha sempre accompagnato regalandomi creatività.