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Musica. Alloisio-Dabbono Canzone resistente

Angela Calvini martedì 25 aprile 2023

Gian Piero Alloisio e Emanuele Dabbono stasera al Teatro Rina e Gilberto Govi di Genova omaggiano il partigiano Cinefra

Il duo stasera nel concerto di Genova rende omaggio al partigiano cattolico Pasquale “Ivan” Cinefra, uno degli ultimi testimoni del 25 aprile morto nel 2022 a 96 anni Un partigiano cattolico, un grande cantautore della scuola genovese anni 70 e un giovane autore di canzoni da hit parade. Generazioni a confronto sul palco nel nome della libertà in occasione dei festeggiamenti del 25 aprile, ma non solo. Ha debuttato a Parigi, per poi arrivare in Italia (questa sera al Teatro Rina e Gilberto Govi di Genova Bolzaneto), il concerto del 67enne Gian Piero Alloisio e del 46enne Emanuele Dabbono, Chi eravamo non ce lo potranno mai rubare dedicato a Pasquale “Ivan” Cinefra, partigiano gentile. Ricordandone la figura, i due artisti, che appartengono a due differenti generazioni musicali, si misurano con i temi della Liberazione e della libertà.

Hanno scelto di farlo cantando le tante canzoni che la storia del partigiano Cinefra, scomparso l’anno scorso all’età di 96 anni, ha loro evocato. Uno spettacolo intrigante che vede mescolare linguaggi diversi uniti dal fil rouge della canzone d’autore e le testimonianze video del partigiano classe 1926. Di ogni canzone i due artisti raccontano la genesi, le motivazioni e tanti aneddoti. Fra queste, ci sono successi di Gian Piero Alloisio come Venezia (interpretata da Francesco Guccini), La strana famiglia (interpretata da Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci), Ogni vita è grande (interpretata da Gianni Morandi) o l’inedita Chiamata Faber (dedicata dallo stesso Alloisio a Fabrizio De André). Fra i successi di Emmanuele Dabbono: Incanto, Il conforto e Valore assoluto (interpretate da Tiziano Ferro) e la recentissima Cerezo dedicata al proprio papà.

«Emanuele ed io siamo accomunati dall’essere figli della scuola genovese – spiega ad Avvenire Alloisio, drammaturgo e ideatore dello spettacolo con la sua associazione Teatro Italiano del Disagio -. Io appartengo all’era della canzone d’autore che era il pop dell’epoca. Ora ci sono i rapper e i cantanti pop. Il senso di questo nostro cantare in scena canzoni partigiane, risorgimentali, pop e d’autore è dimostrare che, alla fine, si tratta di canzoni scritte da ragazzini come Mameli e Dabbono, come me quand’ero ragazzo e il Comandante Cini (Emilio Casalini) e il partigiano Lanfranco (Luciano Rossi) autori di Dalle belle città che è la prima vera canzone partigiana scritta sui monti durante la Resistenza. Racconteremo come questa nacque nella primavera del ‘44 per divenire l'inno della III Brigata garibaldina Liguria. Cini morì, Rossi sopravvisse e fu nel ‘59 arrangiatore di Arrivederci di Umberto Bindi, primo successo di scuola genovese ».

Il partigiano Pasquale “Ivan” Cinefra - .

«Per me è fantastico condividere il palco con una leggenda del teatro canzone – ci racconta Dabbono, che sta nel frattempo preparando un nuovo brano per il prossimo album di Tiziano Ferro oltre al proprio tour -. Lo conosco da 10 anni e fra le nostre vite ci sono corrispondenze incredibili, il senso della parola, il senso della bellezza. Le canzoni stanno in piedi chitarra e voce quando c’è un fondo di verità.

Le canzoni vengono spogliate dalle voci delle star, deponiamo anche noi le armi in teatro». Durante il concerto, vari interventi in video di Pasquale “Ivan” Cinefra che fu testimone del rastrellamento della Benedicta (la più grande strage di partigiani combattenti della Resistenza italiana). «Malgrado nell’immediato dopoguerra non gli fosse riconosciuto appieno il suo contributo alla lotta di Liberazione - dicono Alloisio e Dabbono - Pasquale “Ivan” Cinefra seppe assumersi per tutta la vita la responsabilità di coltivare la sua fede in un mondo più libero e giusto: per farlo fu renitente alla leva, partigiano, attore amatoriale, sindacalista, diacono, presidente dell’ANPI provinciale di Alessandria e testimone presso le nuove generazioni». Per questo i due cantautori, come lui, hanno deciso di «assumerci la responsabilità di dare un contributo creativo a questo incerto presente, in cui tutti i nodi irrisolti del ‘900 sembrano essere venuti al pettine della Grande Storia».

Lo spettacolo sarà domani mercoledì 26 aprile al Teatro Dino Crocco di Ovada (AL), sabato 29 aprile al Centro Polivalente Giovanni Falcone di Camporosso (IM) e il primo giugno, in occasione della Festa della Repubblica, al Teatro Don Bosco di Varazze (SV). Alloisio racconta come conobbe il partigiano Cinefra, che da giovanissimo era entrato, con il nome di battaglia di “Ivan”, nelle formazioni partigiane che si costituirono nell’Appennino ligure-piemon-tese: «Lo conobbi durante uno spettacolo ad Alessandria. Questo novantenne salì sul palco nel 2013 e mi abbracciò dicendo al pubblico: ”Da suo nonno ho imparato la cosa più importante, la cospirazione”. Mio nonno, Giovanni Alloisio, nome di battaglia Luigi, che aveva fondato due divisioni di Giustizia e Libertà, era un industriale di Ovada con 7 figli, Cinefra un 18enne condannato a morte per essersi rifiutato di arruolarsi nella Repubblica di Salò. Si erano trovati come retroterra culturale. Da quel momento ho trovato un amico e compagno di viaggio. Ho registrato il suo contributo nel 2016 e ne emerge un ragazzo che ha fatto la Resistenza da persona normale, pur rischiando la vita. Più che celebrare le gesta eroiche, mi piace raccontare la vita delle persone. Nel finale racconterà come, alla Liberazione, con i suoi partigiani abbiano deposto le armi sul palco del teatrino di Ovada. “Lo abbiamo fatto per amore e dignità, ora torniamo a fare la nostra vita” disse».

Cinefra poi nel Dopoguerra non si fermerà, ma seguendo la propria fede cristiana sarà diacono e sarà tra i fondatori delle Acli provinciali di Alessandria nel 1949. «Cinefro nel dopoguerra faceva l’avanspettacolo come attore amatoriale con mio papà che scriveva commedie e univa nella compagnia gli antifascisti e coloro che erano stati fascisti – aggiunge Alloisio -. Sento che la forzata contapposizione delle cose ora sta diventando un palinsesto, per questo vogliamo richiamarci a questa umanità». Riguardo al timore di polemiche sul 25 aprile Alloisio aggiunge: «Io sono figlio di una partigiana comunista e di un partigiano cattolico e credente. Basta ricordare che nel 1938 vennero promulgate le leggi razziali per capire quale è la parte giusta o sbagliata. Sento che da una parte bisogna ricordare come è andata, dall’altra superare le contrapposizioni anche se qualcuno fa fatica a superare una stagione terribile, compresa quella degli anni ’70». «Bisogna non dimenticare, ma bisognerebbe anche leggere e assicurarsi di avere capito – aggiunge Dabbono -. La storia è una sola, cercare di scriverla in due o tre modi diversi e sbagliato per le nuove generazioni. Nello spettacolo la figura del partigiano Cinefra è centrale, è uno spaccato della provincia, fatto di nomi battaglia, incontri segreti, è l’Italia straordinaria che nel piccolo crea un macrocosmo». I due proporranno anche una versione molto speciale del Canto degli Italiani.

«Mameli e Novaro erano dei ragazzi, erano dei rivoluzionari, erano minoritari, i portatori del nuovo sono sempre minoritari» aggiunge Alloisio. E mentre il sogno di Emanuele è quello di portare lo spettacolo al primo maggio di Taranto, Alloisio, che per 14 anni ha collaborato con Giorgio Gaber, sta registrando su disco con Aldo De Scalzi Questa meravigliosa vita d’artisti, lo spettacolo di teatro canzone dedicato lo scorso marzo al sesto anniversario della prematura scomparsa della sorella Roberta Alloisio, Premio Tenco 2011.