Atletica. Ali, il gigante buono azzurro che sfida Jacobs
Chituru Ali, 25 anni, nuovo talento dell'atletica italiana
Guardare tutti dall’alto. Certo è facile se sei alto 1,98 metri, ma Chituru Ali in verità sta osservando tutti dalla cima della classifica degli sprinter europei di questo 2024. È l’europeo più veloce, vero siamo solo a inizio stagione, ma già in diverse parti del mondo si sono svolti importanti meeting di atletica, meglio di Jacobs che in Florida ha esordito in 10”11 e meglio di Tortu piombato sull’arrivo solo in 10”15.
I 100 metri ad oggi sono proprietà sua che il 3 maggio a Dubai ha corso e vinto in 10”06, quarto tempo di sempre per un italiano, è storia. Davanti a lui solo Jacobs (9”80), Tortu (9”99) e Mennea (10’01”), tre nomi che mettono i brividi al sol pensiero. Un grande inizio per una stagione che sarà eccezionale con gli Europei di atletica a Roma a giugno e le Olimpiadi di Parigi in agosto, il gigante buono Ali ha già fatto capire che quest’anno bisognerà fare i conti anche con lui. E con le sue gambe. E con la sua voglia di vincere, di esserci, di misurarsi con i migliori al mondo. Tra l’altro con questi risultati sta ipotecando la sua presenza nella staffetta 4x100, potrebbe avere presto un ruolo da titolare.
Sì, è un gigante Chituru Ali che sfiora i due metri e i 98 chili alla bilancia. Una volta gli sprinter erano di bassa statura, baricentro basso e gambe rapide, Bolt con il suo 1,95 metri ha sconvolto le leggi della fisica e Jacobs che misura 186 centimetri non l’ha smentito. Quando cambieranno le cose nelle liste italiane, europee o mondiali dove i migliori sono due statunitensi Christian Miller e Kendal Williams entrambi con 9”93? Con ogni probabilità stasera (ore 18.50 Sky) nel magico Stadio dei Marmi per il Roma Sprint Festival quando ci sarà il debutto europeo dell’attesissimo oro olimpico Marcell Jacobs, ma nel contempo tutta da vivere è la sfida italiana con Chituru Ali che vuole il 10”00 per andare a Parigi.
25 anni, Fiamme Gialle, allenato dall’ex azzurro Claudio Licciardello, “Citru”, sì si pronuncia così e con il cognome senza accento finale, non è proprio l’ultimo arrivato anche se il grande pubblico non si è ancora accorto di lui. Forse ancora non è arrivato l’acuto vincente, seppur Chituru abbia già vestito la maglia azzurra diverse volte tra mondiali ed europei, l’anno buono sembra essere alle porte.
Chituru Ali, ci racconta i suoi risultati?
«In Kenya a fine aprile avevo corso in 10”01, ma “ventoso”, ovvero con 2,2 metri di vento alle spalle, crono non registrabile in quanto il regolamento prevede un massimo di 2 metri a favore. Il 10”06 di Dubai invece è regolare, l’anemometro ha segnato 1,8 metri al secondo e sono davvero felice di questo risultato che non mi sorprende: è cercato e voluto».
Nel 2022 aveva 10”12 di primato personale e la finale agli europei di Monaco, nel 2023 non ci sono risultati, questo 2024 si apre col botto, compresa a marzo la finale ai mondiali indoor nei 60 metri. Cosa è cambiato?
«Finalmente una preparazione invernale vera, completa, lineare, continuativa. Abbiamo risolto un problema al tendine del bicipite femorale, con il mio allenatore Claudio Licciardello abbiamo tanto lavorato sulla mobilità articolare e sulla postura, sul mio benessere».
Da Albate in provincia di Como si è trasferito a Castelporziano, come sta andando?
«Ormai da tre anni vivo al Centro delle Fiamme Gialle di Castelporziano allenato da Licciardello. Lì ho scoperto la vera atletica e concentrandomi in maniera totale e assoluta sulla velocità».
A cosa serve questo 10”06 sui 100 metri?
«A far capire a me stesso che da oggi inizia un’altra dimensione. Ora ci sarà da combattere ad ogni gara, ora non si tratta di gareggiare e basta, ma di gareggiare bene, al top, sempre. Per l’accesso diretto alle Olimpiadi ancora non basta, ci vuole un 10’00” anche se con una prossima gara potrei comunque entrare alle Olimpiadi nei 56 atleti qualificati per via del ranking».
Ci racconta la sua vita a Como?
«Sono nato a Como e sono stato in affido da quando avevo tre anni con la famiglia Mottin, mio padre del Ghana e mia madre nigeriana all’epoca erano in Italia, ora non so bene dove siano, li ho persi di vista. Ho un fratello e tra i miei hobbies musica rap, afro, hip hop e la boxe».
Come ha iniziato a fare atletica?
«Giocavo a calcio come tanti, poi a causa della mia altezza ho iniziato ad avere diversi infortuni e ho smesso. Ho fatto un po’ di atletica, salti e corsa a ostacoli, ho provato altre discipline sportive perdendo anche parecchia motivazione. Verso i 15, 16 anni avevo praticamente smesso. Ero fermo al palo».
Cos’è successo poi?
«A 19 anni ho capito però che l’atletica poteva essere la mia strada e ci ho messo passione e concentrazione. Nel 2018 da Junior ho iniziato ad avere qualche bel risultato sui 110m ostacoli, nel 2019 ho sfiorato la finale agli europei under 23 e nel 2020 ho fatto la miglior prestazione italiana sui 150 metri con 15”38 e corso i 100 metri in 10”41. Da lì è partito tutto…nel 2021 sono stato argento ai campionati italiani nei 60 metri indoor e la prima chiamata in nazionale maggiore…».
E se ci fosse da andare all’estero per imparare ancor di più e migliorarsi come sta facendo Jacobs e in parte Tortu?
«Ora ho tutto ciò che serve a Castelporziano, ma non bisogna porsi limiti. Sarebbe senz’altro bello, credo un’esperienza, anche di vita, che dovrebbero fare tutti».