Agorà

Milano. Alfa Romeo, una scommessa di nome Giulia

Alberto Caprotti mercoledì 24 giugno 2015
La scommessa è rossa, ha l'italianità dentro e il senso della tradizione che solo un marchio antico e prestigioso, toccato dal declino ma ancora orgoglioso, può offrire. Così, quando Andrea Bocelli intona “Vincerò” e la nuova Giulia contemporaneamente appare sul palco, si completa una storia lunga 105 anni. Un ritorno e un inizio, quello più atteso per Alfa Romeo che risorge dalle sue ceneri in una presentazione toccante e suggestiva all’interno del Museo storico di Arese, che riaprirà a fine mese dopo anni di attesa. E l’attesa e la soddisfazione sono i sentimenti che traspirano dalle parole di Sergio Marchionne, orgoglioso per un progetto finalmente compiuto, “rivoluzionario e fuori dagli schemi”, così lo racconta l’amministratore delegato del Gruppo FCA, “il solo che poteva riportare in vita il mito Alfa”. La Giulia sarà costruita nello stabilimento di Cassino (Frosinone) che per accogliere le linee produttive del nuovo modello è stato adeguato con un investimento di 1 miliardo di euro: la previsione è di arrivare a pieno regime ad una capacità produttiva di oltre 1.000 vetture al giorno. L’obiettivo di vendite da raggiungere nel 2018 parla invece di 400 mila pezzi all’anno. Numeri ambiziosi, cinque volte e mezzo gli attuali se si considera che Alfa Romeo nel 2014 ha venduto circa 70 mila vetture nel mondo, 28.317 delle quali in Italia, perdendo il 10,5% rispetto all’anno precedente in un mercato che contemporaneamente cresceva del 4,2%.

Ma è tutto il brand che necessitava di un intervento deciso per non morire. Oltre alla 4C, sportiva di gamma alta, destinata solo ad un pubblico di nicchia, Alfa oggi ha solo due modelli a listino, la MiTo e la Giulietta, che - sia pure sottoposte a leggeri restyling negli anni - sono datate rispettivamente 2008 e 2010, quasi un’era geologica per le abitudini dell’industria dell’auto. Giulia è solo il primo tassello del rilancio del marchio, per il quale è previsto un investimento complessivo pari a 5 miliardi di euro e il debutto di altri sette modelli entro il 2018. La produzione della berlina dovrebbe partire entro l'anno, mentre sul mercato la Giulia è attesa nei primi mesi del 2016. Prezzo di partenza probabile, intorno ai 35 mila euro. “Abbandonare l’Alfa al suo destino sarebbe stato un tradimento”, ha aggiunto Marchionne, coccolandosi la vettura che sente come una sua scommessa personale. “Un’auto in grado di generare un business unico, quintessenza di quello che il pubblico si aspetta da una vera Alfa, sintesi del nuovo corso del marchio e conclusione di un periodo di sviluppo su cui abbiamo fatto convergere tutte le nostre migliori energie che hanno cancellato il senso di incompiutezza da 30 anni gridava vendetta. Come ha cantato Bocelli, questa vettura è la nostra Turandot”.  Singolare anche la genesi che ha portato alla realizzazione della Giulia, ideata e sviluppata da un team di lavoro giovanissimo che Marchionne ha chiamato “skunks”, una task force da battaglia, fatto di designer, ingegneri e tecnici che per più di due anni ha progettato in segreto, chiuso in un capannone protetto da occhi indiscreti vicino a Modena, una vettura che ha l’ambizione di competere con le migliori del settore premium, quella di produzione tedesca e di marchi come Audi, Bmw e Mercedes. Grazie a soluzioni come la trazione posteriore, che mancava a bordo di un'Alfa Romeo da diverso tempo, ma anche con motorizzazioni sia V6 che V8 benzina e diesel super potenti. Più che strategico, lo sbarco negli Usa sarà essenziale per la nuova Alfa che, dopo 20 anni di assenza, ha mandato in avanscoperta la 4C ma ha bisogno di un modello che faccia più numeri per rinverdire il mito che fu alla fine dagli anni 60 quando in America rappresentava il sogno di eleganza, tecnologia e sportività italiana. Quella mostrata oggi è la versione top di gamma (Quadrifoglio Verde) equipaggiata con il 3.0 litri biturbo da 510 CV sviluppato partendo dal motore costruito in Ferrari e già utilizzato sulla Maserati Ghibli e Quattroporte. Trazione solo posteriore per accentuarne la sportività e cambio manuale a 6 marce, anche se in gamma ci saranno versioni meno estreme, anche con sistema di trazione integrale permanente.  Bella, sinuosa, felina nelle linee, ma anche elegante, ricca di soluzioni tecnologiche innovative come l’utilizzo in grande quantità dell’alluminio per ridurre i pesi, Giulia è la primogenita di una nuova famiglia “che la Fiat di qualche anno fa – ha ammesso Marchionne - non si sarebbe potuta permettere: non aveva i numeri, le capacità finanziarie, quelle tecniche e nemmeno una rete di distribuzione a livello globale”. Tutte realtà che oggi FCA possiede, 7° gruppo mondiale dell’auto, molto straniera nelle forme, nelle geografie fiscali e nel management ma profondamente italiana quando ha la voglia e il coraggio di difendere la tradizione e la qualità del suo marchio più affascinante.