Agorà

Il personaggio. Albano Poli, luci di vetro

Giovanni Gazzaneo mercoledì 2 agosto 2023

Albano Poli al lavoro

«Non sempre potrai fare quel che ti piace, ma sempre potrai fare bene quel che dovrai e soprattutto farlo con amore». Le parole di don Giovanni Calabria sono entrate nel cuore di Albano Poli bambino. E non sono bastate 88 primavere – il maestro del vetro è nato il 2 agosto 1935 a Verona – per dimenticarle: «C’era la guerra. Frequentavo le scuole elementari di don Calabria e lui accoglieva noi bambini con un sorriso e ci invitava a non fermarci davanti alle difficoltà, alle ristrettezze, alle paure. Ci chiedeva di avere coraggio e di affidarci a quel Dio bambino che certo non aveva avuto un’infanzia facile». Nato in una famiglia umile, padre tornitore e madre casalinga, ha iniziato a lavorare da ragazzo e non ha mai smesso. Ora sta seguendo, con la sua impresa, i lavori di restauro della basilica della Salute, uno dei grandi simboli di Venezia, voluta dal Senato come ringraziamento alla Vergine per la fine della peste del 1630. Un restauro che va dalla facciata alle vetrate, dal pavimento musivo al portale… Anche all’inizio del suo percorso creativo c’è il restauro di una chiesa simbolo: Santa Chiara a Napoli. Distrutta dai bombardamenti americani del 4 agosto 1943, la basilica del Trecento stava rinascendo e aveva bisogno di vetrate. È il 1953, Poli frequenta la scuola d’Arte Napoleone Nani diretta da Pino Casarini – tra i grandi, e rari, maestri di affresco del Novecento – e contemporaneamente lavora in una piccola vetreria. Casarini disegna le vetrate per Santa Chiara e sceglie Albano come collaboratore. A 17 anni lascia Verona e per una decina di mesi vive a Napoli, città a cui resta legato. Per Santa Chiara realizza nel 2003 le vetrate dell’abside e nel 2013 l’ultimo ciclo di vetrate. Un lavoro lungo sessant’anni. «La mia vita ha per stella cometa la bellezza. E insieme è ben viva la coscienza dell’origine del mio operare: il desiderio di esprimere fedeltà e amore alla Chiesa attraverso l’arte». Fin da ragazzo ha voluto portare avanti il suo sogno: donare agli uomini spazi dove pregare, contemplare e abitare, spazi dove la luce e il colore fossero protagonisti assoluti. L’avventura artistica di Albano Poli, che fonda la sua bottega nel 1957, tiene unite fin dall’inizio la grande tradizione del passato e la visionarietà dei maestri contemporanei: predilige alla figura le forme di puro colore. Il suo relazionarsi alla luce, elemento insieme incorporeo e spirituale, ha due riferimenti fondamentali: le cattedrali del Medioevo e Marc Chagall, di cui ammira la capacità di accostare i colori e di incidere il vetro per ottenere rifrazioni particolari. «La luce è la materia e l’orizzonte del mio operare. La vetrata artistica è luce e nelle chiese medievali questo era un’evidenza: la luce è la luce di Dio che entra, si diffonde e crea un’atmosfera che invita alla preghiera e alla contemplazione. Ecco allora che lo spazio è come se si smaterializzasse quasi ad abbracciare la trascendenza. Il vetro porta con sé una dimensione immateriale, la trasparenza che per sua natura richiama l’Invisibile». Poli ha poi voluto sperimentare tutti gli ambiti delle arti, dalla scultura al mosaico, dall’affresco all’architettura. Fin dagli inizi il suo lavoro ha sempre abbracciato anche l’attività di restauro. Un orizzonte ampio che ha portato quella che era una piccola bottega a diventare una delle imprese più importanti nell’ambito delle arti. Il percorso di Poli non è dunque nel segno della solitudine, che spesso caratterizza l’artista contemporaneo. Il suo obiettivo è stato quello di ricreare la bottega del Rinascimento: un luogo dove il dialogo tra le arti riprende vita, un crocevia tra le varie discipline, sia a servizio di progetti ex novo sia nel campo del restauro e della conservazione.

La chiesa del Sacro Cuore Immacolato ad Avellino - Progetto Arte Poli/Aldo Marrone

Così nasce il Progetto Arte Poli, che coinvolge artigiani, architetti e designer e che oggi può contare su sessanta collaboratori. «Sono dei veri maestri, anche se molti di loro di giovane età, e hanno una grande competenza nel settore che gli viene affidato. Penso che un’autentica creatività abbia bisogno di una straordinaria manualità. Ho voluto ricreare la bottega rinascimentale, ma anche una piccola Bauhaus, dove tutte le arti si incontrano e dialogano tra loro, utilizzando sia le tecniche tradizionali che quelle più moderne per poter così rispondere a tutte le richieste della committenza. Vogliamo preservare l’antico, conservarlo e valorizzarlo e insieme sperimentare nuovi linguaggi, ma che siano linguaggi di senso». Ai suoi collaboratori ama ripetere una frase di Louis Nizer: «Chi lavora con le sue mani è un lavoratore. Chi lavora con le sue mani e la sua testa è un artigiano. Chi lavora con le sue mani, la sua testa e il suo cuore è un artista». La sua impresa d’arte non conosce confini, né spaziali né temporali. Tra i restauri ricordiamo: le vetrate della basilica di Santa Croce a Firenze, del Palazzo Ducale a Mantova, della cappella degli Scrovegni e della basilica di Sant’Antonio a Padova, i rosoni della basilica di San Zeno a Verona e del duomo di Modena. Tra le realizzazioni: le vetrate della cappella del battistero in San Paolo fuori le Mura a Roma, del Santuario delle Lacrime a Siracusa, dell’università Cattolica e della cattedrale di St. John a Hong Kong, della cattedrale di Casthanal e della chiesa Regina della Pace di Medjugorie. Ricordiamo infine l’ambone in San Giovanni in Laterano a Roma, i monumenti di san Giovanni Paolo II a Washington, all’Avana e ad Ancona e della Callas nell’Arena di Verona. Nel 2011 e nel 2014 ha ricevuto a Washington il premio internazionale Faith&Form. Ha partecipato alla Biennale di architettura di Venezia 2016 con il restauro della chiesa di vetro di Baranzate, progettata nel 1958 da Morassutti con Mangiarotti e Favini. Ma qual è la ragione che a 88 anni spinge ancora Albano Poli a creare e restaurare? «La bellezza è la nostra ragione di vita perché la bellezza, che è la luce della fede, è indispensabile ».