Roma. Addio al linguista Luca Serianni
Il linguista Luca Serianni
Luca Serianni era in pensione da quattro anni, ma faceva tutt’altro che la vita del pensionato. Continuava a essere molto attivo nella ricerca, con i libri, con gli articoli e con tanti interventi come lezioni e conferenze. Il tragico incidente di lunedì 18 luglio - un investimento d’auto mentre attraversava la strada nella sua Ostia - ha spezzato in modo del tutto inatteso la vita del professore e la sua fervida attività. Avrebbe compiuto 75 anni il prossimo 30 ottobre. Dal 1980 al 2018 ordinario di Storia della lingua italiana nell’Università "La Sapienza" di Roma (dopo aver insegnato alcuni anni nelle Università di Siena, dell’Aquila e di Messina), Serianni ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti per il suo lavoro accademico e ricoperto importanti incarichi: dottore "honoris causa" dell’Università di Valladolid, socio nazionale dell’Accademia dei Lincei, della Crusca, dell’Arcadia, dell’Accademia delle Scienze di Torino, dell’Accademia Virgiliana, corrispondente dell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, direttore delle riviste "Studi linguistici italiani" e "Studi di lessicografia italiana", membro del comitato scientifico della "Zeitschrift für romanische Philologie".
La sua attività di ricerca spazia in quasi tutti i settori e i periodi della storia linguistica italiana: dalla grammatica storica alla lingua letteraria, dalla fonologia al lessico, dal Medioevo all’età contemporanea. Ha esordito occupandosi di dialetti toscani medievali, per poi spostare i propri interessi sull’italiano dell’Otto e Novecento. Ha studiato inoltre la riforma linguistica manzoniana, Carducci poeta e prosatore, il rapporto lingua-dialetto a Roma con particolare riguardo alla poesia di Belli, ma anche il linguaggio della medicina e delle pubblica amministrazione.
Ha scritto una fortunata Grammatica italiana, più volte ristampata (come "Garzantina", con il titolo Italiano, nel 1997), e ha curato, con Pietro Trifone, una Storia della lingua italiana (Einaudi 1994). Tra i suoi volumi più recenti, possiamo ricordare: Un treno di sintomi. I medici e le parole: percorsi linguistici nel passato e nel presente (Garzanti 2005), Prima lezione di grammatica (Laterza 2010), La lingua poetica italiana. Grammatica e testi (Carocci 2009), L’ora d’italiano (Laterza 2014), Leggere, scrivere, argomentare. Prove ragionate di scrittura (Laterza 2013), Parola di Dante (pubblicato l’anno scorso presso Il Mulino in occasione del centenario dantesco).
Da noi sentito, il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, traccia di Serianni un ritratto partecipe e commosso: «Non esito a dire che era il più autorevole e completo linguista italiano. Ha ricoperto in questi anni un po’ la funzione che ha avuto prima di lui Tullio De Mauro. Alla base c’era una preparazione scientifica profonda e rigorosa, alla quale si univa uno stile personale di grande affabilità e delicatezza. La sua famiglia erano i suoi allievi. Tanti e tutti bravi, non necessariamente uguali a lui o uguali tra di loro. La scuola di Serianni rimarrà, e continuerà a produrre i suoi frutti». Ma qual era la cifra specifica di Serianni come studioso? «Il collegamento tra filologia e teoria linguistica, con un forte interesse per la lingua letteraria. In questo senso Serianni aveva messo a frutto la grande lezione del suo maestro, Arrigo Castellani, con il quale si era laureato a Roma nel 1970, vale a dire la lezione di metodo che viene dalla filologia. Poi aveva una grande capacità comunicativa: i suoi interventi, anche orali, erano sempre precisissimi, mai una parola di troppo. Si potrebbe dire che "parlava come un libro stampato". Ma in senso positivo: il suo eloquio era dotato di un rigore e di una scorrevolezza davvero invidiabili».
Serianni era anche molto consultato e ascoltato dalla politica. È stato infatti consulente di diversi ministri dell’Istruzione, per esempio in occasione dell’ultima riforma dell’esame di maturità. I temi della scuola e dell’educazione gli stavano particolarmente a cuore. Sentiva infatti il valore civile dello dello studio e della ricerca: anche questa una qualità non così comune.
Il cordoglio della Società Dante Alighieri
Alla notizia della sua scomparsa Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri della quale Serianni era vicepresidente dal 2010, ha commentato: «Si chiude una delle pagine più illustri della storia della lingua italiana: Serianni ha rappresentato ai massimi livelli lo studio e l’evoluzione della lingua di Dante sino ai giorni nostri e la sua scomparsa segna un vuoto incolmabile».
Tra le tantissime attività che Luca Serianni ha curato per la Dante Alighieri va ricordata la mostra “Dove il Sì suona”, realizzata alla Galleria degli Uffizi di Firenze nel 2003 e inaugurata dal presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Il lavoro - condensato nel catalogo Storia della lingua italiana per immagini. Progetto museo della lingua italiana, - è poi proseguito nel Mundi (Museo Nazionale dell’italiano) in via di allestimento a Firenze a cura delle principali istituzioni che si occupano di lingua italiana e sotto la direzione dello stesso Serianni. Il vivo cordoglio di tutta la rete mondiale della Dante Alighieri, alla quale Serianni era legatissimo e che riconosceva come punto di riferimento per l’apprendimento del nostro idioma nel mondo, è testimoniato da centinaia di lettere e messaggi giunti in Palazzo Firenze in questi giorni.
«Con Serianni - afferma il Segretario Generale della Dante Alessandro Masi - scompare un elemento essenziale della cultura italiana e un sicuro riferimento agli studi della lingua di Dante».