Il lutto. Addio a Maurizo Scaparro, gigante del teatro
Il regista Maurizio Scaparro mentre dirige massimo Ranieri in "Pulcinella"
Con Maurizio Scaparro, morto l’altra notte nella sua casa al centro della sua amata Roma all’età di 90 anni, scompare un altro pezzo della storia del teatro italiano. Domani mattina il grande regista verrà ricordato al Teatro Argentina, dove sarà allestita la camera ardente.
Era l'ultimo grande personaggio di quel gruppo, di cui fu capostipite Strehler col Piccolo dei Milano, che, nel dopoguerra, fece nascere il teatro pubblico e la moderna regia in Italia, portando i propri spettacoli in giro per l'Europa e per il mondo, sicuri che la cultura e il fascino del teatro potessero essere uno strumento centrale per la crescita del Paese. Negli anni così lo troviamo, dopo gli inizi allo Stabile di Bologna, direttore di quello di Bolzano, quindi nel 1983 direttpre aggiunto del Theatre de l'Europe a Parigi, al fianco di Strehler, e subito dopo direttore del Teatro di Roma (1983-1990); poi commissario straordinario dell'Eti, direttore dell'Olimpico di Vicenza, direttore del Teatro Eliseo di Roma (1997-2001), della Biennale Teatro di Venezia (dove si ricorda il rilancio del Carnevale), senza dimenticare a Parigi la direzione del ''Theatre des Italiens'' e la direzione della sezione spettacoli dell'Expò di Siviglia del 1992.
«Con Strehler eravamo convinti che l'Unione Europea si sarebbe fatta nel nome della cultura. Non pensavamo che sottotraccia stesse nascendo l'Europa delle banche. L'Europa della cultura oggi non c'è più» ci aveva raccontato disincantato Scaparro nel 2014 in occasione del suo Aspettando Godot al Piccolo di Milano. E i personaggi di Scaparro, come quelli di Beckett, erano sempre scomodi perché sognatori, capaci di vivere un'utopia per offrire una nuova possibilità alla realtà. Nel 1965 al Festival di Spoleto il successo de La Venexiana di anonimo cinquecentesco, riproposta più volte nel tempo proseguendo negli anni con l'ottocentesco bandito Stefano Pelloni detto il Passatore, per arrivare ai grandi testi classici, da Amleto che segna l'inizio del lungo sodalizio con un attore quale Pino Micol con cui nascono Cyrano di Bergerac e Don Chisciotte. Poi Caligola di Albert Camus, la brechtiana Vita di Galileo che segnano la sua riflessione costante sul rapporto col potere.
Andando avanti ci sono ancora Il fu Mattia Pascal, Enrico IV, Don Giovanni e le riflessioni politiche delle intense Memorie di Adriano dalla Yourcenar che dal 1989 diverrà cavallo di battaglia di Giorgio Albertazzi e oggi di Micol, con in mezzo il Pulcinella con Massimo Ranieri, diventato nel 2009 anche un film. «Con lui non se ne va solo un amico, ma si chiude una stagione di grandi personaggi, giganti, registi intellettuali che hanno cambiato e rinnovato il nostro teatro» ha detto addolorato il cantante che con Scaparro lavorò anche in un Liolà pirandelliano a un Viviani varietà.
Rai Cultura cambia la propria programmazione del weekend e propone tre spettacoli teatrali che portano la sua firma. Si comincia con Memorie di Adriano. Ritratto di una voce, in onda sabato 18 febbraio alle 21.15 su Rai 5 affidato al talento di Giorgio Albertazzi.
Sempre sabato 18 febbraio alle 00.35 Rai 3, invece, L'uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello, in cui Scaparro dirige Vittorio Gassman e Gennaro Di Napoli.
L'omaggio a Maurizio Scaparro si conclude domenica 19 febbraio alle 15.45 su Rai 5 con la vicenda romantica e tragica di Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand in scena al Teatro Nuovo di Spoleto nel 1980 con la compagnia "Teatro Popolare di Roma". Tra gli interpreti, Pino Micol, Evelina Nazzari e Massimo Bonetti. A seguire, alle 18.00, la replica di Memorie di Adriano. Ritratto di una voce.