Ravenna. A Zuppi e Muti il premio Cassiodoro
Secondo Troncarelli Il diacono che appare nel mosaico bizantino del VI secolo con Giustiniano e il seguito in San Vitale a Ravenna è Cassiodoro
Ancora un suggestivo scenario. E ancora nomi di rilievo in diversi ruoli. L’ appuntamento è per venerdì 24 settembre, presso gli Antichi Chiostri Francescani di Ravenna, complesso adiacente alla tomba di Dante. Quest’anno, si svolgerà lì la dodicesima edizione del “Premio internazionale Cassiodoro il Grande”, dedicato al celebre scrittore, politico, diplomatico, biblista, monaco e fondatore di monasteri, vissuto nel VI secolo, per il quale nel luglio scorso si è conclusa la fase diocesana del processo di beatificazione (ad oltre quattordici secoli dalla morte attorno al 580 d.C.!). Aperta dai saluti istituzionali di Ernesto Giuseppe Alfieri, ingegnere, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna e da don Antonio Tarzia, paolino, presidente dell’ associazione che promuove il prestigioso riconoscimento, la giornata cassiodorea vedrà nella mattinata l’assegnazione del Premio all’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Maria Zuppi, al direttore d’orchestra Riccardo Muti, al presidente dell’ Associazione Bancaria Italiana Antonio Patuelli, all’imprenditore Francesco Galli, al pittore Mimmo Morogallo. Non vi è dubbio che, dopo le edizioni calabresi svoltesi al Politeama di Catanzaro e a Squillace dove Cassiodoro nacque attorno al 490 (ospitate sul sagrato del Duomo, nel castello, nel parco archeologico) e dopo l’edizione 2020, nella basilica di Santa Maria in Trastevere, a Roma (dove Cassiodoro ebbe un palazzo e fu amico di pontefici), la scelta di Ravenna offra nuovamente risalto al forte legame con un territorio. In questo caso assai familiare al pensatore, che qui crebbe alla corte di Teodorico e visse per oltre quarant’anni al servizio di quattro re goti e della regina d’ Italia Amalasunta, sin quando-attorno al 540 - crollato il suo sogno di conciliare la latinità e il germanesimo, rinunciò a ogni carica. Maturando poi quella “conversio” che lo porterà a diventare un “vir religiosus” e a fondare –rientrato in Calabria- il celebre Vivarium con la ricca biblioteca, diventando di fatto il “primo umanista”, ancor in grado di affascinare per le tante competenze. Ad esempio la politica e l’impegno culturale: dai quali si lasciò assorbire “come pochi altri nell’Occidente romano del suo tempo”, come ha scritto Benedetto XVI collocandolo tra Boezio e il futuro Gregorio Magno. O l’esegesi biblica: “nella sua imponente bibliografia si allarga l’orizzonte particolare da lui riservato alla voce dei Salmisti biblici, una voce che continua a risuonare quasi da due millenni, non solo nella Sinagoga ma anche nella Chiesa”, ha spiegato il cardinale Gianfranco Ravasi tra i vincitori del “Cassiodoro il Grande” lo scorso anno. O la sanità: un tema che verrà affrontato nel consueto convegno che accompagna il premio, volto ad approfondire le molte discipline praticate dal nostro. Sarà aperto alle 17 e moderato da Domenico de Martino: vi parteciperanno lo storico Alessandro Ghisalberti (con un excursus sulla valorizzazione delle piante medicinali da Cassiodoro a Hildegarda di Bingen), il microbiologo e storico della medicina Alfredo Focà (con un contributo che sul Monastero di Vivarium, anche in relazione al piccolo ospedale realizzato nel cenobio), il filologo e paleografo Fabio Troncarelli (dal quale si attendono dettagli sulle ultime scoperte sull’iconografia cassiodorea, l’ultima delle quali individuerebbe il grande calabrese nelle vesti del diacono presente nel più celebre mosaico ravennate, quello che in san Vitale celebra l'imperatore Giustiniano con il suo seguito a Ravenna). Al termine la presentazione del volume Cassiodoro primo umanista curato da Ghisalberti e Tarzia con introduzione di Franco Cardini (Jaca Book) e alle 20,30 nella Basilica di S. Giovanni Evangelista il concerto dell’Orchestra Arcangelo Corelli.