Luoghi dell’Infinito giunge al numero 200. Un traguardo importante per un mensile di arte e cultura che ha iniziato la sua storia nell’ottobre del 1997. La rivista si proponeva di essere compagna di viaggio verso il grande Giubileo del Duemila, per scoprire tesori d’arte e di spiritualità troppo spesso svuotati del loro significato perché separati dalla fede del popolo che li ha generati. Solo così le "pietre della memoria" – abbazie, pievi, cattedrali, che segnano ogni angolo d’Italia e che fanno del nostro Paese una terra sacra – possono essere luogo di stupore e di conoscenza autentica, ma anche esperienza di vita per chi, anche in modo inconsapevole, è alla ricerca del volto di Dio.Abbiamo cercato, in questi anni, di percorrere la "via della bellezza" attraverso il dialogo tra le arti e l’incontro tra culture e tradizioni. Nella coscienza che il cuore della storia è nella relazione tra finito e infinito e che non ci sia domanda più autenticamente umana di quella che chiede bellezza (che è insieme domanda di bene e di vero). Scrive di
Luoghi dell’Infinito il priore di Bose Enzo Bianchi: «È un dono prezioso poter ripercorrere grazie alle pagine di una rivista quei luoghi in cui la natura non si è mai separata dalla cultura, luoghi antropizzati ma attraverso pietre, terra, acqua, fuoco… tutti elementi della natura. Luoghi in cui l’aria che si respira è quella che rimanda al soffio divino che aleggiava sulle acque dell’in-principio per essere poi immesso nel primordiale impasto di acqua e fango. Luoghi e volti allora si intrecciano come in una danza, luoghi che sono mete di pellegrinaggi la cui meta non è mai raggiunta una volta per tutte, luoghi in cui nascono amicizie, si creano storie comuni... ». L’arte, i luoghi e gli itinerari che la rivista racconta nascono da quella domanda di bellezza che ci portiamo dentro. Domanda che si fa cammino, ricerca, dialogo, contemplazione e stupore e che ha per orizzonte l’Infinito. Domanda che alla fine di un lungo e tormentato cammino faceva dire a sant’Agostino: «Il Creatore ha tessuto tutte le sue opere ordinate all’unico fine: la bellezza». A cui, dopo quasi 15 secoli, faceva eco Dostoevskij: «Ma sapete [che l’umanità] può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non si potrebbe vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo? Tutto il segreto è qui, tutta la storia è qui».Il numero 200 di
Luoghi – in edicola da martedì 3 novembre – è dedicato alle tematiche del quinto Convegno ecclesiale nazionale "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo", in programma dal 9 al 13 novembre a Firenze. Dall’intervento introduttivo dell’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori – sulle radici bibliche dell’incontro tra Dio e uomo –, alle riflessioni sui cinque verbi tratti dalla
Evangelii Gaudium di papa Francesco, punti fondamentali della traccia dei lavori per ritrovare "il gusto dell’umano":
uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. La seconda parte della monografia è dedicata a Firenze culla del Rinascimento: dalla storia alle arti raccontate da grandi autori fino a giungere a tre "umanisti" del Novecento fiorentino: don Divo Barsotti, Giorgio La Pira, Mario Luzi.Tra gli autori che hanno firmato il numero 200: Anna Maria Canopi, Maria Antonietta Crippa, Roberto Mussapi, Cesare Nosiglia, Ernesto Olivero, Antonio Paolucci, Paolo Portoghesi, Pierangelo Sequeri, Gianfranco Ravasi, Timothy Verdon.