lunedì 27 febbraio 2012
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​A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso i problemi dei popoli indigeni sono tornati alla ribalta, prima in sordina, poi con forza sempre maggiore. Questo non è avvenuto soltanto per motivi politici, ma anche grazie all’impegno più incisivo che molte comunità indigene sono riuscite a esprimere. Un caso paradigmatico è la nascita di numerose reti televisive e radiofoniche gestite da popoli autoctoni. Negli ultimi anni il fenomeno sta assumendo un rilievo internazionale, dimostrandosi capace di dare respiro internazionale a culture locali spesso ignorate dai media più diffusi. Queste iniziative non rappresentano realtà marginali di tipo semi-folklorico, ma sono la chiave moderna attraverso la quale trovano espressione le rivendicazioni culturali di molti popoli non riconosciuti. L’esempio più recente è quello di Fnx (First Nations Experience), la prima televisione indiana degli Stati Uniti. Fnx trasmette dalla California, uno dei mercati televisivi più importanti della federazione, con un pubblico potenziale di 18 milioni. Il palinsesto spazia dallo sport ai documentari, dall’attualità alla cultura. Il piano di sviluppo prevede che in un anno la televisione assuma rilievo nazionale e utilizzi tutte le forme tecniche disponibili: trasmissione via internet, satellite e tv via cavo. Dotata della tecnologia digitale più moderna, Fnx è nata dalla collaborazione fra la San Manuel Band of Mission Indians e Kvcr, un canale che aderisce al Public Broadcasting Service (Pbs). Sono stati necessari 7 anni perché l’ambizioso progetto si trasformasse in realtà. «Siamo orgogliosi di questa iniziativa, grazie alla quale i popoli indigeni possono far conoscere la propria storia e cultura», ha detto Lynn Valbuena, vicepresidente della tribú. Il gruppo dirigente di Fnx è formato da professionisti che vantano esperienze in vari campi. James Ramos, presidente della San Manuel Band of Mission Indians, ha ricoperto alcuni incarichi politici in campo culturale e didattico. Valerie Taliman è una giornalista navajo che ha lavorato per la televisione e per la radio. Tim Johnson (Mohawk) ha lavorato per il prestigioso Smithsonian Museum of the American Indian di Washington e per vari giornali indigeni. Un certo peso, seppur in modo indiretto, l’ha avuto anche la Native American Journalists Association (Naja), nata per promuovere la formazione di pubblicisti indigeni. Naturalmente un’iniziativa come Fnx non sarebbe mai nata se non fosse stata preceduta da un lungo lavoro pionieristico. In campo radiofonico spicca l’azione di Radio Kili, la prima emittente fondata e diretta da indiani nordamericani. Nata nel 1983, la radio è erede diretta dell’American Indian Movement, che nel 1969 occupò l’isola di Alcatraz. Radio Kili ha sede in una delle zone più care alla memoria indiana: nei dintorni sorge Wounded Knee, il luogo dove nel 1890 circa 300 indiani, fra cui molte donne e bambini, furono massacrati dai militari statunitensi che li stavano deportando verso altre riserve. Erano i soldati del Settimo Reggimento, lo stesso che era stato sconfitto nella battaglia di Little Big Horn, dove il generale George Armstrong Custer aveva perso la vita.
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