domenica 17 luglio 2016
Il dramma sportivo per l'altista azzurro. Non potrà recuperare l'infortunio di Monaco, nel giorno del nuovo record italiano. Sogno svanito.
Tamberi salta Rio, emergenza atletica
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Il castello è crollato quando la torre era stata già ultimata. Il nuovo record italiano a 2,39 poteva essere l’aperitivo della gloria per Gianmarco Tamberi, invece è stato l’antipasto della disperazione.  Dopo il primato la caviglia ha fatto crac: nell’urlo di dolore del saltatore marchigiano si dissolvono i sogni olimpici dell’atletica azzurra. In dieci minuti. Montecarlo, stadio Luigi II, tappa della Diamond League. Il fresco campione d’Europa è in serata magica. Migliora di un centimetro il primato nazionale, poi tenta l’assalto a 2,41. Il secondo tentativo è lo spartiacque della stagione. La trama di un anno trionfale – fin qui oro iridato indoor a Portland, titolo continentale outdoor ad Amsterdam e primato italiano a Montecarlo – si trasforma in un thriller con finale a sorpresa. Così il 2016 di Tamberi verrà ricordato per l’infortunio e i Giochi sfumati. L’altista delle Fiamme Gialle abbandona il campo versando lacrime sulla barella. Il responso degli accertamenti medici effettuati ieri mattina a Pavia non lascia spazio ad appelli. La risonanza magnetica ha evidenziato una lesione parziale – valutata di grado “subtotale” – del legamento deltoideo della caviglia sinistra, pur in assenza di lesioni ossee. L’alternativa ora è tra l’intervento chirurgico oppure una procedura di natura conservativa, meno impattante nel breve periodo ma più rischiosa nel lungo. In entrambi i casi la prognosi è di quattro mesi: due settimane di immobilizzazione dell’arto, due di mobilizzazione parziale e tre mesi di riabilitazione. Tamberi ha postato sui social la sua reazione a caldo: «Svegliatemi da questo incubo. Ridatemi il mio sogno, vi prego. Tutti questi anni solo per quella gara, tutti questi sacrifici solo per quel giorno, vorrei dirlo, vorrei urlarlo che tornerò più forte di prima, ma ora davvero riesco solo a piangere». Il sogno che diventa incubo, il sorriso che cede il posto al pianto, il triste presente che auspica un ritorno futuro ancora sugli scudi, per un ragazzo che con la barba tagliata a metà e l’istrionismo in pedana ha catturato le attenzioni dei tifosi. Basti solo scrivere che l’altra sera a Montecarlo le persone che si sono presentate ai cancelli dello stadio con lo stesso look di Tamberi sono state fatte entrare gratis in tribuna.  Addio Rio quindi, e addio ambizioni di medaglia per l’atletica tricolore. Nel giro di poche settimane il borsino a cinque cerchi del Coni ha perso due nomi da podio. Prima il discusso Alex Schwazer, poi l’atteso Gimbo Tamberi. In primavera, a squalifica del marciatore quasi conclusa, Tamberi aveva tuonato contro l’altoatesino, definendo inopportuna la sua presenza in squadra. Su Facebook aveva scritto: «Vergogna d’Italia, squalificatelo a vita, la nostra forza è essere puliti, non lo vogliamo in nazionale». Da quel giorno non aveva voluto aggiungere nulla sul conto di Schwazer, il quale nel frattempo era tornato alle gare, aveva ottenuto la qualificazione per Rio, ma poi è stato dichiarato nuovamente positivo dall’antidoping e dalle controanalisi del laboratorio Wada di Colonia.  Così due possibili protagonisti saranno costretti a vedere i Giochi in tv. Per l’atletica azzurra – trentacinque convocati tra pista, pedane e strada – il podio si allontana. Per fare meglio di Londra (un bronzo grazie al triplista Fabrizio Donato) non resta che aggrapparsi alla marciatrice Eleonora Giorgi, ai maratoneti  Daniele Meucci e Valeria Straneo, sperando poi in una ritrovata Alessia Trost o in un guizzo inatteso della  Panterita Libania Grenot. Il triplo zero del Mondiale di Pechino, che sembrava ormai superato, torna di colpo a disturbare il sonno. Intanto, per il ventiquattrenne Tamberi l’appuntamento con l’alloro olimpico è rimandato al 2020. Ricostruire il castello non sarà semplice, ma salto dopo salto sarà rialzata la torre che porterà a Tokyo.
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