Viene in mente immediatamente l’idea di uno zibaldone, sfogliando e leggendo “Piccoli mondi di Carta”, il nuovo libro di Gianni Maritati, Edizioni Masciulli, con prefazione di Silvia Elena Di Donato. Perché tale è nella sua realtà, e probabilmente anche nelle intenzioni dell’autore, questa raccolta di “ritratti”, “paesaggi”, “nature vive e morte” che scorre ora placidamente come un grande fiume in pianura, ora con l’impeto di un torrente di montagna, alternando temi e personaggi, riflessioni e brevi racconti, con lo studiato “disordine” di uno zibaldone, appunto, ma alla fine dei conti con quel filo d’Arianna che tutto tiene insieme e che fa anche da guida al lettore. Un filo che proprio Di Donato individua nella “intelligente e dirompente mitezza delle pagine di Gianni Maritati”, in pratica , “sentieri oltre ogni individualismo, che tracciano un orizzonte a portata di mano per un tempo nuovo di letizia”.
L’autore, giornalista del Tg1, oltre che fondatore e presidente dell’Associazione culturale “Clemente Riva”, (l’indimenticato vescovo ausiliare di Roma, amico dei poveri), realtà con la quale organizza la Festa del Libro e della Lettura di Ostia, si schermisce con sincera modestia e paragona il suo lavoro a “un’app di carta”, da utilizzare per “allontanarsi dal gregge, rompere gli schemi, immaginare un nuovo futuro”. E in effetti proprio come un’app, “Piccoli mondi di carta” si può maneggiare scegliendo le diverse potenzialità. Non si tratta infatti di un volume da leggere necessariamente da cima a fondo. Ma anzi, come un vino, si può spillare ora qui una pagina, ora un racconto breve, ora la prefazione a un volume, con il relativo rimando a un altro mondo che si apre quasi come finestre di testo su un computer.
Da “La Teoria del quarto nonno”, immaginifica proposta di anticipare la data di nascita di ognuno di noi al dies natalis del nonno più giovane, fino al racconto de “L’oro di Gesù” (dove si “svela” che fine ha fatto l’oro donato al Redentore dai Magi) è tutto un susseguirsi di proposte che Maritati con una bella dose di ironia definisce “indecenti”, ma che tali non sono affatto. Anzi racchiudono l’autentica moralità di chi vuole trasmettere ai lettori con semplicità e con affetto il “segreto” di una vita ispirata al rispetto della verità e degli altri.