Hanno passato almeno dieci anni a scuola, ma all’ufficio di collocamento scarabocchiano a malapena il proprio nome. Per loro assumere correttamente un farmaco, far la spesa fra i reparti di un supermercato, comprendere le funzioni di un elettrodomestico, orientarsi in una nuova città o entrare in un seggio elettorale sono prove difficili, talora insormontabili. E quelli che hanno già un posto di lavoro, sono sempre fra i primi nel mirino di ogni ristrutturazione. Per l’Europa della scuola dell’obbligo, adagiata da tempo sulla certezza di aver debellato o quasi l’analfabetismo, è l’ora di un brusco risveglio. Circa 80 milioni di europei adulti mostrerebbero serie difficoltà a leggere e scrivere, pur avendo trascorso fra i banchi almeno il ' minimo' d’anni fissato per legge. E se a livello individuale l’imbarazzo o la vergogna vengono spesso anestetizzati dall’immersione quotidiana nell’oralità, compresa quella televisiva, il problema sociale non è per questo meno grave. Soprattutto se si pensa che buona parte della vita democratica, dalle leggi agli appuntamenti elettorali, traversa fatidicamente proprio le acque della lingua scritta. A lungo, il problema della cattiva o pessima padronanza dei testi scritti è stato talmente ignorato da non avere neppure un nome preciso. In effetti, parlare di analfabetismo è in questo caso improprio, dato che alle persone in questione è stata offerta la chance dell’alfabetizzazione. Ma a un certo punto l’apprendimento si è inceppato o arenato. Talora non ha preso neppure il via, spesso sotto gli occhi distratti di sistemi educativi poco inclini a redimere gli ultimi della classe. In Francia il neologismo illettrisme venne introdotto con successo alla fine degli anni Settanta da una ong caritativa. E in assenza di meglio, il termine ha conosciuto vari calchi all’estero, fra cui l’italiano ' illettrismo', ancora non uscito dalle cerchie degli specialisti. È sintomatico che la parola sia stata coniata in Francia, Paese ossessionato da tutto ciò che ruota attorno all’istruzione. È qui che le autorità nazionali hanno cercato di predisporre negli ultimi vent’anni un vero e proprio arsenale contro l’illettrismo: leggi, rapporti periodici di esperti, un’agenzia nazionale specializzata, numeri verdi d’informazione, banche dati in continuo aggiornamento, moduli ad hoc annessi al censimento demografico. Fino all’ultima riforma al varo nelle scuole proprio in questi giorni, con l’introduzione di nuovi test di verifica della lingua scritta al termine del ciclo delle elementari. Sul filo delle tante inchieste ufficiali o giornalistiche dedicate alla nuova 'vergogna nazionale', la Francia ha scoperto che l’illettrismo è un problema terribilmente sfaccettato. Secondo un’inchiesta pubblica, più di 3 milioni di francesi fra i 18 e i 65 anni ne sarebbero colpiti. Alcuni studi universitari, poi, avanzano la stima generale di 1 francese su 10. Ma c’è di peggio. I numeri mostrano che i diciottenni in difficoltà sono sempre più numerosi: attualmente, circa il 5%. La verifica annuale viene compiuta in occasione della giornata d’informazione sulla Difesa, un appuntamento obbligatorio che sostituisce la vecchia chiamata di leva. Ai giovani viene fornito un testo scritto di circa 70 parole da leggere. Un testo che sarebbero perfettamente in grado di comprendere se venisse loro letto a voce. E spesso, il dramma personale emerge così per la prima volta. L’illettrismo riguarda innanzitutto proprio l’accesso al senso dei testi scritti. Le difficoltà di scrittura sono infatti intimamente legate a quelle di lettura. L’Agenzia nazionale di lotta contro l’illettrismo ( Anlcl) è l’organismo pubblico che coordina da anni gli sforzi per diagnosticare in modo sempre più preciso il male e tentare di prevenirlo. L’illettrismo colpisce in Francia molto più gli uomini che le donne e il fenomeno è particolarmente acuto nelle banlieue metropolitane dette ' sensibili', ovvero attraversate da forti problemi di esclusione sociale e devianza. Nel mondo carcerario francese, poi, sono colpiti 2 detenuti su 5. Le ricerche mostrano anche che l’illettrismo è strettamente correlato con tassi di disoccupazione molto più elevati della media. E le famiglie più colpite sono quelle in cui il linguaggio orale trasmesso durante l’infanzia è un dialetto regionale o una lingua straniera. C’è chi punta il dito contro la ghettizzazione delle scuole di periferia, dove fin dalle elementari gli insegnanti si dicono spesso ' disarmati' di fronte alle lacune abissali e talora all’ostilità delle classi. In ogni caso, nonostante i numerosi piani, la Francia pare ancora ben lontana dalla soluzione vincente contro la piaga. E quest’incapacità suona ancor più come un campanello d’allarme per tutta l’Europa. La Francia, assicurano gli esperti, non è certo il Paese europeo più colpito. Anche la televisione finisce sul banco degli imputati: «divora» il tempo trascorso entro le mura domestiche e penalizza i momenti di scambio in famiglia